Brogli. Sono la magnifica ossessione del Cavaliere. Non c'è stata elezione,
dal '94 ad oggi, in cui lui non li abbia temuti, denunciati, evocati. Ma non
è mai riuscito a dimostrare di aver perso perché "loro",
i presidenti e gli scrutatori della sinistra, "sono un esercito di professionisti,
a danno dei nostri dilettanti, che regolarmente vengono fatti fessi".
Stavolta Berlusconi si è messo avanti con il lavoro. In nome della democrazia.
La sua.
Il 3 gennaio scorso è stato varato un decreto passato per lo più
inosservato o sotto le mentite spoglie di grande innovazione tecnologica al
passo con i tempi: la sperimentazione del voto elettronico. Artefici della grande
svolta due ministri, Lucio Stanca e Beppe Pisanu. Dopo due sperimentazioni precedenti
nelle Europee 2004 e nelle Regionali del 2005, si ampliava la fetta di elettori
interessati estendendola al 20% delle sezioni.Per queste politiche, il voto
elettronico avrà per la prima volta valore giuridico. Le schede di carta
resteranno sigillate dentro le urne (di cartone) e saranno estratte dagli scatoloni
solo in caso di contestazioni. Le regioni coinvolte sono state scelte, a detta
del ministro Stanca, con il criterio del "bilanciamento territoriale";
una al Nord, la Liguria; una la Centro, il Lazio; una al Sud, la Puglia. Infine
un'isola, la Sardegna. In apparenza ancora nulla di strano, fatto salvo il discorso
che queste sono proprio le Regioni in cui gli esiti elettorali sono più
incerti e che peseranno in modo determinante nell'assegnazione dei premi di
maggioranza, (regionali, non a caso) per il Senato dove, secondo i sondaggi,
potrebbe esserci un maggiore rischio di pareggio. Come funzionerà questo voto? In ognuna delle sezioni coinvolte ci sarà
un computer, due schermi video e un operatore informatico. Gli scrutatori procederanno
allo spoglio nel modo tradizionale, mentre il tecnico informatico provvederà
a riportare i voti sul computer. Finita la conta, i dati saranno trasportati
su una chiavetta Usb e, alla fine, tutte le chiavette saranno inserite su un
computer centralizzato che trasmetterà e dati al Viminale. Le chiavi
saranno portate a mano dai tecnici. Nessun presidente di seggio sarà
autorizzato a controllare che le operazioni elettroniche si svolgano secondo
i normali, rigorosi, criteri di sicurezza; questa responsabilità sarà
solo ed esclusivamente dei tecnici delle società incaricate, lavoratori
interinali che faranno riferimento ai propri datori di lavoro e non allo Stato.
Eccolo, il problema, che va anche oltre il fondato timore che le chiavette Usb possano essere sostituite durante il passaggio dal computer di sezione a quello centralizzato collegato al Viminale con il pericolo - fondatissimo - di brogli. Chi sono le società private incaricate di svolgere queste delicate operazioni? Sono tre: la Telecom Italia, la Eds e la Accenture. Come sono state scelte? Con trattativa privata da parte del governo. Perchè? "Perchè non c'era tempo - ha risposto candidamente Pisanu - per fare un bando di gara pubblico".
Lo ha svelato, in un'inchiesta "all'antica", Diario, il settimanale diretto da Enrico Deaglio. Che ha spiegato anche chi sono gli uomini nella stanza dei bottoni di Accenture e Eds. Quest'ultima è il colosso di gestione dati fondato da Ross Perot, il miliardario americano che tentò di dare l'affondo alla Casa Bianca come candidato "indipendente". Accenture, invece, è il nuovo nome assunto dalla Andersen Consulting dopo essere stata coinvolta dallo scandalo Enron; ha sede fiscale alle Bermuda ed è legata a doppio filo con l'amministrazione Bush, dalla quale ha ricevuto commesse esorbitanti, stimate nell'ordine dei 14 miliardi di dollari l'anno. Accenture ha fornito un database per le ultime presidenziali in Florida da dove erano stati espunti, in base alla loro fedina penale, neri ed ispanici, solitamente orientati verso i democratici. In Italia, Accenture ruota intorno a due personaggi, Carlo Loglio e Angelo Italiano. Ora, dopo queste rivelazioni e la richiesta di spiegazioni che è partita a gran voce da parte di molti parlamentari dell'Unione, il ministro Pisanu ha semplicemente querelato il settimanale, minacciando di adire le vie legali anche nei confronti di chi, tra gli organi di stampa, si facesse da cassa di risonanza di queste notizie. Nessuna spiegazione ulteriore da parte di Pisanu, solo la minaccia di querela. Che a domanda, com'è ovvio, querela.