Il commissario di Governo per la sicurezza dei materiali nucleari autorizza
una nota azienda, la Sogin, a realizzare un nuovo deposito di scorie nucleari
presso la centrale di Borgo Sabotino, alla periferia di Latina. L'ordinanza
del commissario è datata al 4 luglio scorso. In particolare, si autorizza
la Sogin, che si occupa dello smantellamento delle ex centrali nucleari italiane,
alla costruzione presso la centrale nucleare di Latina degli edifici di "estrazione"
e "condizionamento" dei fanghi radioattivi, di un edificio "cutting
facility" nonché di un deposito temporaneo di rifiuti nucleari.
"L'ordinanza ha di fatto esautorato il Comune di Latina, che ancora non
si era espresso sulla richiesta di permesso a costruire avanzata dalla Sogin".
E' quanto denuncia in una nota Zaratti, Capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio.
In realtà i protagonisti di questa vicenda coincidono tra loro, poiché
il commissario di Governo è il generale Carlo Jean, che ricopre contemporaneamente
anche la carica di presidente della Sogin. La motivazione è quella di effettuare interventi di primario interesse
pubblico per salvaguardare la salute della collettività e mettere in
sicurezza i materiali radioattivi; peccato che proprio le popolazioni interessate
non siano state informate. A tale proposito, l'Italia è stata recentemente
deferita dalla Corte di Giustizia Europea per mancate informazioni alla popolazione
che potrebbe essere interessata da emergenze nucleari, obblighi previsti dalla
Direttiva Euratom.
"Quella dei rifiuti radioattivi", avverte Zaratti, "rappresenta
una vera e propria emergenza, visto che il 60% dei 51mila metri cubi di rifiuti
nazionali sono stoccati in siti sul territorio di Roma e del Lazio". In
effetti, con un semplice conteggio, si scopre che 17.500 metri cubi di materiale
nucleare sono stoccati a Latina, altri 4.620 sono nella centrale del Garigliano,
al confine con la Campania, ed altri 12.000 sono nel deposito della Casaccia
di Roma, presso il centro di ricerca dell'Enea.
Dure le accuse rivolte dall'opposizione al sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo.
Secondo l'opposizione, infatti, il sindaco era a conoscenza sia dei lavori presso
la centrale nucleare sia del progetto del generale Jean di disporre la costruzione
del deposito radioattivo. Il sindaco ha risposto invece di "non saperne
nulla".
Per poter effettuare correttamente il decomissioning dell'attuale centrale,
è necessario da un punto di vista tecnico procedere all'apertura del
nocciolo del reattore e del suo sezionamento, operazione bloccata dal 2003,
in attesa che il governo individui la sede del deposito nazionale dopo il fallimento
del progetto di Scanzano Jonico. Su questi aspetti lo stesso generale Carlo
Jean ha spiegato che per Latina non si parla di smantellamento del reattore,
ma solo di messa in sicurezza degli impianti. Diverso il discorso dello stoccaggio
dei materiali prodotti dallo smantellamento degli altri impianti della centrale
nucleare: si tratta essenzialmente di fanghi ed altri materiali radioattivi,
come quelli presenti nel deposito di Saluggia.
Chiamato a prendere parte ad un protocollo d'intesa sulla costruzione del sito,
il consiglio comunale sta prendendo tempo: con un ordine del giorno concordato
da tutti i capigruppo ed approvato all'unanimità, è stato rinviata
la delicata discussione sul tema, se ne parlerà il 27 luglio. Secondo
l'amministrazione comunale si tratta del tempo necessario per esaminare in dettaglio
le modifiche al protocollo d'intesa presentato dalla Sogin il 27 aprile e emendato
il 27 giugno. Il protocollo dovrebbe contenere tutte le garanzie di sicurezza.
Intanto, a Montecitorio, fioccano le interrogazioni parlamentari, in testa quella del capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli, presentata ai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico, in cui si chiede "quali misure il governo intende affrontare relativamente alla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e quali misure si intendano adottare per garantire che gli interventi si svolgano con la massima sicurezza per la salute dei cittadini e per la tutela ambientale".
"Occorre la massima chiarezza sulla gestione dei rifiuti radioattivi in
Italia da parte della Sogin", dice Bonelli alla stampa, "non è
accettabile autorizzare stabilimenti di lavorazione dei suddetti rifiuti, come
accaduto a Latina, attraverso l'ennesimo colpo di mano e senza consultare le
popolazioni interessate".
Anche l'ex sindaco di Latina, Ajmoe Finestra, lancia un allarme sul tema del
deposito nucleare: si tratterebbe di una nuova servitù alla quale sarebbe
soggetta la provincia di Latina, già soggetta da trent'anni alla presenza
di due centrali nucleari, quella del Garigliano e quella di Borgo Sabotino,
a ridosso del capoluogo.
Nonostante questa forte presenza di installazioni nucleari, superata solo dal
Piemonte, questo territorio si ritrova con la concreta possibilità che
per i prossimi decenni sarà sede di un deposito di materiali radioattivi.
Ancora secondo Ajmoe Finestra, il Sindaco e l'Amministrazione Comunale avrebbero
avuto sulla vicenda una posizione accomodante e spesso ambigua, perché
con la Sogin era in corso una trattativa per la cessione di alcuni terreni a
favore del Comune sui quali sarebbe previsto parte del "faraonico"
progetto di un porto, con annesse aree residenziali e commerciali.
Un deposito di scorie nucleari che oggi viene a gran voce classificato esclusivamente come deposito per i materiali radioattivi provenienti della Centrale in smantellamento, ma che nessuno può garantire che in un futuro, di fronte ad una qualsiasi emergenza, con un decreto governativo su misura, non diventi la soluzione dei tanti problemi nazionali sui materiali radioattivi.
"Dalle notizie che si diffondono circa il sito nucleare di Borgo Sabotino
e dalle parole del Commissario delegato per la sicurezza dei materiali nucleari"
si legge in una nota del gruppo consiliare della Margherita, "emergono
gravissime responsabilità politiche della nostra amministrazione comunale
e del Sindaco innanzitutto, per le modalità ed i tempi con cui si è
gestito e si pensa di gestire a livello territoriale un tema così pericoloso
per la salute dei cittadini."
D'altra parte è vero che bisognava da tempo mettere in sicurezza i fanghi
radioattivi e le barre che contenevano il combustibile; si deve dedurre che
i ritardi accumulati negli anni hanno esposto la popolazione inerme ed inconsapevole
agli effetti nocivi dei rifiuti radioattivi, mai messi in sicurezza. Ci si chiede
tuttavia perchè lo si debba fare in una regione che già ospita
due impianti.
Di sicuro molte delle polemiche sono strumentali e non contribuiscono certo
ad annullare il rischio ambientale per la provincia laziale: c'è un aperto
dibattito politico sul futuro del luogo dove si andrebbe ad installare il deposito
provvisorio delle scorie nucleari, ma nulla si sta facendo o proponendo per
una ricognizione seria sulla reale situazione ambientale del sito. Un dubbio
che è riaffiorato in questi giorni tra i cittadini, soprattutto di Borgo
Sabotino, e al quale la politica dovrebbe dare, quanto prima una risposta.
Occorrerebbe in pratica, a monte della realizzazione del progetto, un certosino
lavoro di controllo ambientale, che a differenza di quanto avvenuto in Campania
non dovrebbe essere svolto dalla Sogin stessa, con particolare riferimento alla
radioattività, a Borgo Sabotino e poi, visti i risultati, percorrere
la strada ordinaria di una Valutazione di Impatto Ambientale, piuttosto che
agire in deroga, secondo i poteri straordinari assegnati al commissario di Governo.