Come si conviene a chi è in testa ai sondaggi, in questa campagna elettorale Giorgia Meloni parla poco, ma quando apre bocca si produce in una serie di sfondoni. Vale la pena di sottolineare almeno tre contraddizioni: la prima sul piano interno, la seconda sul versante europeo, la terza su quello atlantico.

Per quanto riguarda i proclami di politica interna, stupisce soprattutto l’accanimento contro il reddito di cittadinanza. Della misura targa M5S si sottolineano sempre le storture – l’elevato tasso di frodi e il fallimento sul terreno delle politiche attive per il lavoro – fingendo di non vedere quello che il reddito di cittadinanza è in realtà: un sussidio di disoccupazione. Punto. È curioso quindi che Meloni ponga tanta enfasi sulla necessità di abolire la misura, ma poi si dimentichi di spiegare con cosa intenda rimpiazzarla.

Il programma di centrodestra se la cava con una frase liquidatoria: “Sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”. Sarebbe il caso di entrare un po’ più nel dettaglio, perché la questione sociale è molto più complicata di così. Meloni sembra credere che la soluzione sia trovare un impiego a chi è in condizioni di lavorare e dare un sussidio a chi non può farlo: facile, lineare e sbagliato, come la maggior parte delle convinzioni di destra.

La vera questione è che circa il 7% delle famiglie con la persona di riferimento occupata era in povertà assoluta nel 2021, il 13% quando la persona di riferimento era operaio o assimilato. Precarietà lavorativa, salari bassi e part time involontario rendono il reddito da lavoro spesso insufficiente, soprattutto se deve bastare per più persone. Una leader di “destra sociale” queste cose dovrebbe saperle, ma la verità è che Meloni la componente sociale l’ha persa per strada alla fine dell’adolescenza. La sua destra sarà anche più aggressiva di quella in stile Berlusconi-Renzi-Calenda, ma di sicuro non è sociale: è liberista fino al midollo. E infatti, nello spiegare quanto le faccia schifo il reddito di cittadinanza, Meloni chiosa: “È l'ennesima riprova del fatto che avevamo ragione quando dicevamo che le risorse per le politiche attive andavano usate per aiutare le imprese ad assumere”.

Sul fronte europeo, invece, bisogna fare appello a un po’ di memoria storica. Si parla molto del presunto euroscetticismo di Meloni, della sua vicinanza a personaggi ripugnanti come Viktor Orban o a partiti da voltastomaco come Vox, ma spesso si dimentica che la leader di Fratelli d’Italia è anche una donna estremamente pragmatica, che ha sempre svolto con diligenza tutti i compiti a casa assegnati dalla Commissione europea. In un Paese meno incline alle amnesie non ce ne sarebbe bisogno, ma in Italia è il caso di ricordare fino alla noia che Meloni votò la fiducia al governo Monti e poi approvò in Parlamento il Fiscal Compact e il decreto Salva Italia. Significa che, fra l’altro, votò a favore del pareggio di bilancio in Costituzione e perfino della legge Fornero, la stessa contro cui va blaterando da anni come se non fosse anche lei nella schiera dei colpevoli. Un discorso identico si può fare anche per il regolamento di Dublino sui migranti: Meloni votò a favore anche di quello, salvo poi passare gli anni successivi a dipingerlo come un abominio prodotto da altri.

Infine, il piano atlantico. Se non meno ignorante, Meloni è senz’altro meno sprovveduta di Salvini e si rende conto che per arrivare a Palazzo Chigi è indispensabile il lasciapassare degli Usa. Il leader della Lega ha visto azzerarsi le sue possibilità di diventare premier nel momento in cui è andato a chiedere soldi ai russi. Meloni non ha commesso un peccato tanto grave, ma si è comunque compromessa con Trump, rendendo tutt’altro che scontato il placet dell’amministrazione Biden. Per questo ora prova a convincere la Casa Bianca rilasciando dichiarazioni da brava suddita dell’impero. In una recente intervista a Fox, Meloni ha garantito che l’atlantismo del suo governo di destra non sarà mai in discussione: “È fondamentale per la nostra nazione dimostrare serietà, lealtà, anche per poter meglio rivendicare i suoi interessi nello scacchiere internazionale”. Com’era la storia del sovranismo?

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy