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di Giovanna Pavani

C' è stato un attimo, ma è stato solo un minuto, in cui è sembrato lecito pensare che l'elezione dei nuovi vertici dello Stato, di solida estrazione laica e connotati da un forte senso delle istituzioni, potesse indurre il Vaticano ad una politica "estera" più prudente e meno invasiva delle scelte politiche e sociali di una Repubblica fondata sulla Costituzione. Invece, sorprendentemente, a poche ore dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, da oltre Tevere è risuonata forte, come le trombe di Gerico, la dettatura dell'agenda istituzionale per il prossimo settennato. Al primo posto i Pacs. Ma non solo. Perché dentro questo acronimo, stavolta il Papa ha voluto redigere politicamente una sorta di classifica dei sentimenti tipica di chi considera di avere tra le mani la conoscenza del solo ed unico vero amore, quello verso Dio e mai verso gli uomini e le donne di questa terra. Un giudizio netto, senza possibilità di appello, senza indulgere mai in quell'aspetto fondante della realtà cattolica che trova alloggio nella carità e nella tolleranza, nel perdono e nell'indulgenza, in un amore davvero più alto, perché mai basato solo sul sesso ma nell'amore dell'altro da se. Nel diverso e nell'uguale. Se questo schema antico fosse ancora valido nelle attuali gerarchie ecclesiastiche, le parole pronunciate l'altro giorno da Ratzinger non avrebbero grande senso. Riaffermare che la ''differenza sessuale'' tra uomo e donna ''non e' un semplice dato biologico'' ma esprime la ''forma di amore'' volta alla ''comunione di persone aperta alla trasmissione della vita'', potrebbe apparire ad un vero cattolico come qualcosa di riduttivo rispetto a quanto appreso circa l'amore dimostrato da Cristo verso gli uomini, dunque un qualcosa da non tenere in grande considerazione. Ma la demonizzazione del sesso perpetrata negli anni da chi è uso leggere l'unione tra due persone solo come un momento di insana passione frutto degli ormoni e comunque solo finalizzata alla procreazione, ha portato oggi il Papa ad offendere le coscienze di chi ha sofferto, e forse soffre ancora, per trovare l'amore, sia esso quello di Dio o quello di un uomo o di una donna, comunque un sentimento forte che prescinde da ogni carnalità, anche se in essa trova spesso linfa vitale per crescere e rafforzarsi. Che senso ha, nel nome della Carità, l'invito ad evitare la ''confusione'' tra il matrimonio e altri tipi di unione basate su un amore debole'' ? Esiste un amore "debole"? No. Semplicemente perché se è "debole" non può essere classificato come tale. Ad un fine teologo come Ratzinger questo sottile aspetto del problema non dovrebbe sfuggire tanto facilmente, ma forse si preferisce ancora far leva su anime deboli e fragili piuttosto che volare un po' più in alto, spiegando al proprio gregge che la più grande rivelazione di Cristo è stata quella che Dio è amore: nelle Sacre Scritture non è riportata alcuna distinzione in merito ad eventuali "debolezze" o ad un tipo di amore di serie "b".

Ovviamente il Papa parlava per tutta la Chiesa e non pensava alla congiuntura politica italiana quando ha affermato che ''la differenza sessuale che connota il corpo dell'uomo e della donna non é dunque un semplice dato biologico, ma riveste un significato ben più profondo: esprime quella forma dell'amore con cui l'uomo e la donna diventando una sola carne, possono realizzare un'autentica comunione di persone aperta alla trasmissione della vita e cooperano così con Dio alla generazione di nuovi esseri umani''. Benedetto XVI ha anche invitato a ''superare una concezione privatistica dell'amore, oggi tanto diffusa''. ''La comunione di vita e di amore che e' il matrimonio - ha detto - si configura come un autentico bene per la società. Evitare la confusione con altri tipi di unione basate su un amore debole - ha proseguito - si presenta oggi come una speciale urgenza; solo la roccia dell'amore totale e irrevocabile tra uomo e donna è capace di fondare la costruzione di una società che diventi casa per tutti gli uomini''. Papa Ratzinger vuole sottolineare che c'e' un ''piano di Dio sul matrimonio e sulla famiglia. Si tratta - ha detto - di un lascito che non e' semplicemente un insieme di dottrine o di idee, ma prima di tutto un insegnamento dotato di una luminosa unità sul senso dell'amore umano e della vita''. Matrimonio e famiglia, ha ricordato riferendosi all'insegnamento di papa Wojtyla, si basano su alcuni elementi ineludibili: il primo proviene direttamente dalla Sacra Scrittura la quale ''rivela che la vocazione all'amore fa parte di quell'autentica immagine di Dio che il Creatore ha voluto imprimere nella sua creatura, chiamandola a diventargli simile proprio nella misura in cui é aperta all'amore''. Appunto.

Perché quello che si legge nelle parole del papa è solo la rivendicazione di un primato, la ferrea volontà di ribadire un ordine ed una disciplina al di là della quale menti ottuse intravedono appunto solo "confusione" e non certo un più alto laboratorio di ricerca dell'essenza di sentimenti nobili, quell'elevazione verso Dio che non ha davvero nulla di "privatistico", casomai ha molto di "privato", come d'altra parte è la fede. Quello di Ratzinger è dunque un discorso fortemente politico, di pesante ingerenza nel comune sentire di uno Stato Laico, con lo scopo di portare allo sbandamento i cattolici che fanno parte dello schieramento politico di centro sinistra e costringerli a fare fuoco di sbarramento contro una doverosa regolamentazione civile delle unioni di fatto, come ogni paese uscito per tempo dal medioevo, ha provveduto a fare a tempo debito. Dio e l'amore non c'entrano nulla. C'è solo l'insana voglia di un Papa di considerare l'Italia il cortile di casa, la dependance dove offrire l'ostentazione del proprio potere temporale, rinnegando quell'Amore di cui dovrebbe essere, in terra, il primo portavoce. E invece è solo un capo partito.