L'opposizione è intransigente e tostissima: le stanze del buco sarebbero
il vergognoso segnale che la maggioranza è allo sbando anche sul tema
della droga; il neo ministro Ferrero sarebbe un antiproibizionista, legalizzatore
e permissivista insopportabile; occorrerebbe, al più presto, riportare
tutte le decisioni in merito nell'alveo rassicurante e politically correct della
legge Fini Giovanardi.
È bastata una risposta generale ("non sarei pregiudizialmente contrario
ma è compito delle Regioni
) data da Ferrero a radio Radicale, per
scatenare una canizza di dimensioni cosmiche.
Sono intervenuti in centinaia, speculando su una proposta inesistente. Sono
scesi in campo notissimi esperti e scienziati del settore, tra i quali si sono
distinti Gabriella Carlucci, Carlo Giovanardi, Roberto Calderoli, Maurizio Gasparri;
non ha fatto mancare la sua autorevole opinione nemmeno Elisabetta Gardini Cosa può significare questo?
- sembra un segnale su come il centrodestra vuole interpretare il ruolo di opposizione
su alcuni temi;
- è un segnale chiaro su come temi di carattere eminentemente scientifico
e basati sulle evidenze possono essere stravolti ed utilizzati;
- è la dimostrazione di un sommo disinteresse per i consumatori, i consumatori
problematici, gli operatori, le strutture di recupero.
Nella follia del dibattito c'è anche chi "apre" alle sperimentazioni
con interesse, considerandole "il nuovo che avanza".
Ma mal glie ne incoglie: il Presidente della Commissione Sanità del Consiglio
Regionale della Toscana Fabio Roggiolani (Verdi) viene sfiduciato sul tema dai
suoi stessi compagni di maggioranza: DS e Margherita.
Quindi, le stanze del buco sembrano anche un pretesto per vendette e ritorsioni.
Questa sembra la via italiana per discutere di droghe.
Proviamo a mettere qualche elemento in fila?
Stanze del buco, distribuzione medicalmente assistita di eroina, servizi a bassa
soglia, distribuzione di siringhe, non sono da nessuna altra parte l'anticamera
della legalizzazione. Né sono considerati interventi che strizzano l'occhio
ai drogati od alle droghe.
Non sono né di destra, né di sinistra.
Sono modalità, prima sperimentali e poi (se considerate efficaci) a regime,
per affrontare una parte del problema, quello che si presenta con i crismi della
cronicità, della scarsa rispondenza agli altri trattamenti, delle conseguenze
sulla salute pubblica.
Un approccio moderno (lo dice quel demonio di un rivoluzionario ed antiproibizionista
di Franco Frattini) si basa su un'offerta variata di soluzioni, che si rivolgono
a gruppi di utenti differenti e che hanno come primo imperativo quello di salvare
la vita.
I difensori a tutti i costi della vita intrauterina dovrebbero pensarci: questi
interventi (anche le sale del buco) hanno salvato qualche centinaio di persone
da una morte sotto un ponte, per overdose o per collasso.
Allora, dov'è lo scandalo?
O si vorrebbe liquidare l'intera faccenda con il solito "simply, say no"
statunitense, che continua a provocare danni inestimabili?
Ma c'è un altro lato oscuro della faccenda: strillare a sproposito sulle
stanze del buco appare un tentativo patetico di evitare un bilancio chiaro del
Governo di centrodestra in materia di droghe: i servizi pubblici allo sbando,
quelli di privato sociale (le Comunità Terapeutiche, ma non solo) vicine
alla chiusura, le azioni di prevenzione falcidiate dai tagli al Fondo Sociale.
Diciamolo forte e chiaro: le sperimentazioni non possono essere considerate
una priorità fino a che non si rimette mano all'intero sistema delle
risposte che ha patito, assieme a tutti i settori "deboli" dell'intervento
socio sanitario, più degli altri della crisi del settore.
Qual è, ad esempio, l'eredità della Presidenza di Storace nel
Lazio?
Mentre le imprese della Regione pagano una maggiorazione Irpef, il sistema dei
Servizi Pubblici laziale è penosamente vacillante, con vistosissime falle
per quanto riguarda il personale (mancano, soprattutto, psicologi e assistenti
sociali; la conseguenza è che si può offrire, e male, solo l'intervento
farmacologico), le sedi, le risorse per i progetti. Le Comunità Terapeutiche
ed i servizi non pubblici attendono l'elemosina di rette bassissime per i pazienti
accolti e con i pagamenti arretrati di quattro anni!
Nelle altre Regioni, può andare un poco meglio, ma la musica in sostanza
non cambia.
Due sono le aree trasversali che soffrono di più: l'intervento in carcere
e quello della riduzione del danno. Come dire, a patire di più sono sempre
i più disgraziati e gli svantaggiati.
Allora, che senso ha discutere come si è fatto sulle stanze del buco?
Il Ministro Ferrero ha deciso di non avvalersi più del Dipartimento Nazionale
Politiche Antidroga, preferendo organizzare da zero il suo "nuovo"
Ministero della Solidarietà Sociale.
Attendiamo, allora, risposte convincenti su questi ed altri nodi.
Poi, c'è un ultimo "dettaglio": la legge.
Sembra non plausibile procedere alla sua abrogazione per decreto: sembra possa
prodursi un vuoto legislativo, il Presidente della Repubblica non è d'accordo
sul principio (l'ha precisato per la legge sull'ordinamento giudiziario), la
maggioranza al Senato è pencolante, non sarebbe possibile introdurre
nuove norme.
Il movimento chede "solo" il rispetto di quanto scritto sul programma
elettorale dell'Unione.
Ferrero è dell'idea dei due tempi: primo, lanciare un segnale politico
con un intervento sulle tabelle. Secondo, procedere per legge ordinaria alla
cancellazione delle parti più eversive della Fini Giovanardi ed all'immissione
di norme nuove, pensate e condivise.
La Ministra Turco risponde subito e propone che il segnale politico sia per
via amministrativa un innalzamento sostanzioso delle quantità previste
per la canapa.
Ecco, il segnale è pronto. Ma, dopo il segnale?
Delle sofferenze del sistema degli interventi abbiamo detto.
Resterebbe da precisare una cosa: i provvedimenti legislativi (tutti) devono
astenersi dal dettare norme che riguardano i trattamenti.
Questi devono essere molto chiaramente demandati all'incontro tra gli operatori
ed i loro utenti; si baseranno sull'attenta ricognizione dei bisogni dei pazienti
e sull'identificazione delle risposte più adeguate.
E queste risposte dovrebbero essere scelte tra le molte disponibili, il numero
maggiore di trattamenti basati sulle evidenze scientifiche.
Niente più diktat: no al metadone, sì al metadone, no o sì
alle Comunità Terapeutiche.
Il professor Ambros Uchtenhagen (Zurigo), nel corso dell'iniziativa governativa
per la Giornata Mondiale di Lotta alla Droga, ha offerto un'ampia panoramica
sul sistema svizzero. Nonostante le idee correnti, lì i pazienti hanno
a disposizione una gamma molto vasta di opzioni: da quelle orientate a cercare
di raggiungere l'astinenza (drug free), a quelle di "bassa soglia",
alle stanze del buco, alla distribuzione dell'eroina medicalmente assistita.
Dalle Comunità, ai centri ambulatoriali, dalla psicoterapia all'offerta
di un luogo dove farsi una doccia. Così, attraversando coraggiosamente
perplessità e remore, si è giunti ad un sistema molto variato,
alcune parti del quale sottoposte ripetutamente a referendum. Gli svizzeri hanno
scelto potendo comprendere cosa fosse più efficace ed hanno deciso di
mantenere l'approccio variato in mano alle collettività degli operatori.
Un sogno per noi?
Può essere di no, ma a tre condizioni: che la politica decida di astenersi dall'intevenire sui trattamenti, che si abbassi il livello della battaglia ideologica, che prevalgano le opzioni basate sulle evidenze scientifiche.