L'attuale ministro dell'istruzione, l'ineffabile Letizia Brichetto Moratti "De
mon", ha sentito il bisogno di scrivere una piccata lettera ai giornali per
ribattere all'uscita dell'annuale rapporto OCSE, che dipinge il panorama dell'istruzione
italiana come quello più aderente ad un paese del quarto mondo, che a quello
di una potenza industriale occidentale. Moratti si è appoggiata ai risultati
dei test INVALSI per smentire le conclusioni dell'OCSE, nonostante i test siano
stati rifiutati da gran parte della comunità docente perché completamente
privi di scientificità. Il rapporto OCSE è una pietra tombale sull'operato
dlla signora Moratti: il nostro paese ha gli investimenti per l'istruzione più
bassi della UE, il più basso tasso di diplomati e laureati, il maggior
numero di professori per alunno, ma pagati decisamente al di sotto della media
europea. Anche la qualità di quanti escono dalle nostre scuole è calata
drasticamente e siamo i fanalini di coda in tutte le materie.
Alla Moratti non è restato che raffazzonare qualche numero sotto i quali
nascondere la sua gestione fallimentare, riciclando persino gli insegnanti di
religione - scandalosamente assunti senza concorso - per raccontare l'ennesima
balla tra le tante alle quali ci ha abituato il governo Berlusconi. Nulla che
possa smentire il fatto che la scuola delle tre "I" fosse una favola
per allocchi; infatti Internet, Inglese ed Impresa non li ha visti nessuno.
L'efficienza tanto invocata non si è presentata e la riforma si è
limitata alla demolizione della scuola elementare e superiore.
C'è da dire che se il governo al quale appartiene sarà ricordato
come il peggiore del dopoguerra, buona parte del merito va ascritto alla ministra,
tra l'altro prossima candidata a sindaco di Milano.
La cifra della gestione Moratti è desolante; il crollo di tutti gli indicatori
non cade dal cielo, ma è la conseguenza puntuale del prosciugamento delle
risorse destinate all'istruzione e della riforma cervellotica partorita dai
suoi consulenti . Una riforma che è stata pensata nel chiuso delle stanze
ministeriali, rifiutando il dialogo con chi vive la scuola. Non a caso tutte
le categorie che animano il mondo dell'istruzione sono in lotta contro i diktat
della dama di S.Patrignano, dove riceve le delegazioni estere evitando le sedi
istituzionali.
Non si può parlare di semplice incapacità. E' evidente che dietro
alla riforma Moratti c'è del metodo, quello che porta alla demolizione
dell'istruzione pubblica. E se nelle intenzioni c'è quella di offrire
ossigeno e finanziamenti pubblici anticostituzionali alla scuola privata, neanche
questo riesce; il rapporto Ocse afferma anche che nel nostro paese le scuole
private sono molto peggiori di quelle pubbliche, contrariamente al resto del
mondo.
Come è potuto succedere?
La risposta è drammaticamente semplice: è bastato affidare un
ministero cruciale ad una dama di compagnia che non ne sapesse assolutamente
nulla, per poi affiancarle un manipolo di consiglieri altrettanto incapaci e
senza fondi a disposizione.
Così abbiamo avuto cinque anni di gestione "cosmetica" della
scuola italiana, nei quali la ministra ha semplicemente recitato la parte scritta
per le dagli spin doctor elettorali, lasciando che avvoltoi e ignoranti decidessero
del futuro dell'istruzione dei nostri figli.
Che la Moratti sia solo chiacchiere e distintivo lo dimostra anche la sua presentazione
a candidato sindaco di Milano. Raccapricciante al foto che ha usato per i paginoni
sui quotidiani, nella quale non è solo ringiovanita ma risulta effetivamente
un'altra persona; decisamente paradossale il suo slogan "Ascolterò
tutti", dopo cinque anni nei quali ha mandato deserti tutti i tavoli di
consultazione dopo averli a lungo evocati.
Perché? Perché la Moratti è l'essenza del nulla autoreferenziale
che, come Berlusconi, ripete meccanicamente slogan, senza rispondere mai nel
merito a chi pensa di esercitare la democrazia interloquendo con i titolari
del potere.
La sua sprezzante distanza dalle persone con le quali e per le quali dovrebbe
lavorare è più simile a quella di Crudelia De Mon che a quella
di un ministro al quale è affidato il futuro del paese.
Non è un caso, è il paradigma liberista che avanza e ha bisogno di: " .inquadrare la popolazione, ridurre l'intelligenza nazionale al minimo comun denominatore, distruggere le influenze parentali, tradizioni e costumi, ed eliminare le scienze e l'apprendimento reale "al fine di perfezionare la natura umana". Non sono considerazioni strane, si ritrovano nei piani della Loggia P2 e anche nella lettera dalle quale é tratta la frase sopra; si chiama "Lettera Occasionale n°1", è stata diffusa nel 1904 da John D. Rockfeller, al tempo in cui il tedesco Alfred Ploetz fonda l'Archivio per la Biologia Razziale e Sociale, che diventa la pubblicazione leader del movimento eugenetico, o dell'igiene della razza, reso popolare da Ernst Haeckel, in Germania.
Perfettamente in linea con le statistiche che misurano al 40% degli italiani
l'analfabetismo funzionale, cioè l'incapacità di comprendere i
concetti presenti in un testo. Un dato sconfortante, certo, ma utile da un punto
di vista di riorganizzazione del mercato del lavoro, dove il paradigma liberista
ha bisogno di un livello di istruzione che sia universale, ma basso, drammaticamente
basso. Ai fautori del liberismo conviene che tutti sappiano leggere e scrivere,
ma poco più; si preferisce istruire privatamente quanti accedono a competenze
superiori per "investire" su di loro e quindi impadronirsi delle loro
conoscenze ed abilità, evitando ad esempio che prendano direzioni perniciose
o non monetizzabili.
Ecco quindi che la scuola per tutti deve essere in grado di preparare incompetenti
formabili e non già cittadini maturi, consapevoli ed istruiti. Non è
un caso che nel nostro paese calino i consumi di libri e carta stampata, non
dispiace certo a Berlusconi che gran parte del paese tragga istruzioni, informazioni
e modelli di vita esclusivamente dal tubo catodico.
L'elitarismo che fa da sfondo al liberismo si è sempre permeato di questo
senso di superiorità, per il quale poveri straricchi si sono incaricati
di giocare ai piccoli dei e manipolare le plebi cenciose. Ai ricchi la formazione
iper specializzata e la crezione di studi per la comunicazione; agli altri i
sistemi valoriali provenienti dal Grande fratello ed un modello persuasivo mutuato
da Wanna Marchi.
La guerra all'intelligenza è uno dei fronti sui quali sono impegnati,
perché solo in paesi permeati dall'ignoranza possono fare breccia le
ricette di questa destra anacronistica ed ignorante, siano destinate alla scuola
o a Milano. Eccole le tre "I": Ignoranti, Inabili, Insolventi.