Stampa

di redazione

La Juventus fa la Juventus, l’Inter riprende a fare l’Inter e dal momento che Napoli e Lazio non vanno oltre il pareggio e il Milan, nonostante l’ennesimo rigore non riesce a vincere, la classifica del gruppo di testa si aggiorna. Sono modificazioni di esclusivo interesse per il terzo posto della zona Champions e per la zona Europa league, non essendo minimamente in discussione il primato bianconero, che vede la seconda (il Napoli) a meno cinque e la terza (la Lazio) a meno undici. Dunque, a meno di un improvviso o lento suicidio della squadra di Antonio Conte, la storia del campionato è già scritta per quanto attiene al capitolo sulla vittoria finale, restando ancora incerti solo i successivi piazzamenti europei e la zona retrocessione. Due le note stonate della giornata: il dito medio di Delio Rossi a Burdisso e i cori razzisti contro Balotelli della curva dell'Inter.

La vittoria della Juventus è stata netta, senza possibilità di equivoci. Si può scegliere l’angolo di visuale dal quale leggere la gara, stabilendo così se si è trattato di troppa Juve per la pur generosa Fiorentina o, viceversa, troppa inconsistenza dei viola per mettere in difficoltà i bianconeri. Ma è sembrata comunque una partita senza storia.

La Lazio può invece considerare il pareggio ottenuto contro il Napoli un’occasione persa. Sia per la possibilità di ridurre le distanze in classifica, sia per l’andamento della gara, sia perché i partenopei hanno disputato una gara al di sotto dei loro standard abituali. Anche qui si può disquisire se quest’ultimo aspetto sia stato una conseguenza della partita attenta della squadra di Petkovic o di una giornata meno brillante del solito della squadra di Mazzarri, ma essersi fatta rimontare il vantaggio sottolinea ulteriormente l’occasione mancata dalla Lazio.

Ma se una parte della tifoseria romana si rammarica, un’altra è preda dello sconforto. Ci si riferisce ovviamente ai tifosi della Roma, che hanno invano atteso una reazione positiva della squadra allenata ora da Andreazzoli. Aver esonerato Zeman, com’era facile prevedere, non solo non ha risolto i problemi di una squadra che sembra aver smarrito le coordinate del gioco e, insieme a queste, le regole interne di disciplina. Proprio di quest’ultimo aspetto si era lamentato il tecnico boemo, chiedendo alla società d’intervenire a supporto della guida tecnica. Il messaggio è stato evidentemente recepito male, dal momento che l’indisciplina è rimasta e Zeman no.

La vicenda del rigore sbagliato da Osvaldo è sintomatica: il rigorista della Roma è Francesco Totti, al quale però Osvaldo ha sottratto la possibilità di tirarlo. Il capitano della Roma, volendo giustamente evitare una lite in campo, si è rivolto alla panchina chiedendo indicazioni, ma da Andreazzoli non sono giunti ordini. Addirittura, il neo-allenatore si è detto ignaro di chi avesse precedenza nelle esecuzioni dei penalty.

Il rigore sbagliato non solo ha compromesso la possibilità dei giallorossi di rientrare in partita, ma ha ulteriormente demotivato la squadra che, con la complicità di un frastornato Stekelemburg e di una difesa inguardabile è andata incontro all’ennesima sconfitta di questo campionato. Ora c’è nella capitale chi chiede di richiamare Zeman, che però non è completamente esente da responsabilità per quanto riguarda la mancanza di tenuta atletica della squadra, dallo stesso boemo accusata di non allenarsi. Ma chi stabilisce orari, modalità e intensità degli allenamenti se non l’allenatore?

Sembra peraltro che lo stesso spogliatoio sia spaccato e, come sempre accade, proprio la mancanza di unità interna della squadra impedisce - quali che siano i valori tecnici - di capitalizzare. Dunque prima di scegliere chi allena sarà bene che la Roma scelga chi comanda, se la società o lo spogliatoio. Stabilire una flusso coerente d’intenti e persino di comunicazione tra squadra e società è il primo obbligo che spetta alla proprietà; le modalità con le quali deve avvenire - impositive o concilianti - sono questioni di metodo che va applicato a seconda del personale che si ha. Fatto questo, davvero non restano spazi di valutazione men che ovvia sulla differenza di valore tra Zeman e Andreazzoli.

Dopo la telenovela durata tre giorni su dove dovesse disputarsi la partita tra Cagliari e Milan, finalmente la sensazione di giocare troppo pesantemente a sostegno dei Berlusconi boys ha imposto la praticabilità di Is Arenas. Il Milan, chiamato a confermare quanto visto la settimana precedente, ha però proprio confermato quanto il sostegno arbitrale sia stato decisivo. Il pareggio è stato infatti ottenuto solo con un rigore a otto minuti dalla fine e l’auspicata coppia devastante El Shaarawy- Balotelli ha offerto scarso spettacolo. Certo, sulla carta i due ragazzi rappresentano una coppia fortissima, ma sarà difficile convincerli a snaturare profondamente l’istinto da prima punta in nome della collaborazione con il compagno. Balotelli ha vissuto queste difficoltà sia all’Inter che al Manchester City e l’impressione è che il ragazzo di origine egiziane, cui fino ad ora il Milan deve quasi tutti i suoi punti in classifica, trovi nella presenza di Balo un parziale problema più che una ulteriore risorsa.

El Shaarawy è infatti stato per tutti questi mesi il terminale offensivo della squadra e probabilmente poco apprezza l’idea di sfiancarsi sulla fascia per porgere a Balotelli il pallone da gol. La sovraesposizione mediatica ed elettorale che ha accompagnato l’arrivo del mononeuronico attaccante bresciano dev’essergli sembrata già abbastanza fastidiosa dal dovergli pure chiedere di alimentarla ulteriormente e tornare a fare in comprimario come lo fu con Ibrahimovic. Anche perché la qualità del fenomeno svedese e la sua media gol Balotelli può solo sognarla. Il rischio dunque, per Allegri (irriso da Berlusconi) è che il boom mediatico diventi un boomerang nello spogliatoio e in campo.

L’Inter torna a sorridere battendo nettamente il Chievo, che pure arrivava lanciato da ottime recenti prestazioni. Rispolverato il tridente pesante e la difesa a quattro, Stramaccioni ha ritrovato equilibrio grazie a Kuzmanovic utilizzato come schermo davanti alla difesa e Cambiasso a dettare ordine al centro del campo. Il risultato, viste le occasioni, è persino riduttivo: un Cassano ispirato ha però trovato una serataccia di Palacio. Buona la prestazione di Gargano, Zanetti e Nagatomo, mentre Handanovic continua a suscitare qualche perplessità sui gol che subisce e molto ancora va fatto in chiave difensiva, dove l’assenza di Samuel pesa enormemente.

L’impressione è che ora Stramaccioni abbia maggiori cambi a disposizione per permettersi un turn-over di qualità e il rientro dopo diversi mesi di assenza per infortunio di Stankovic, permetterà una varietà di soluzioni a centrocampo. Ieri intanto è stata con la Juventus l’unica squadra a godere del complesso dei risultati, portandosi a un punto dalla zona Champions. Se sia il primo atto della rinascita o una prestazione circostanziale lo si vedrà nelle prossime sfide con Fiorentina e Milan, due bocconi certo più difficili da azzannare di quanto non lo sia il Chievo di Corini.