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di redazione

Per non vincere questo Campionato la Juventus dovrebbe sottoporsi a una qualche forma di suicidio assistito. A 10 giornate dalla chiusura dei giochi, i bianconeri mettono a segno uno scatto probabilmente decisivo, portandosi a 9 punti di distanza dal Napoli. Lo “spread” tra la capolista e le inseguitrici non è mai stato così ampio dall'inizio della stagione e a questo punto sembra davvero incolmabile, anche perché lo scontro diretto fra la Vecchia Signora e gli azzurri è ormai alle spalle.

Nell’occasione la squadra di Conte non ha certo brillato, eppure è riuscita ad avere ragione di un Catania a tratti eroico. Lo ha fatto con una discreta dose di fortuna, riuscendo a segnare il gol decisivo soltanto in pieno recupero, in mischia, nientemeno che con Giaccherini. Non esattamente il top player tanto sospirato nei mesi scorsi.

Da parte sua il Napoli, dopo aver gettato al vento diverse occasioni di riaccendere la corsa allo scudetto, ieri sembra aver definitivamente alzato bandiera bianca. La resa è arrivata sul campo del Chievo, spesso mortifero per le grandi in cerca di riscatto. Un 2-0 che non lascia spazio a recriminazioni, tanto più che ormai gli undici di Mazzarri non possono più usare nemmeno la carta dell'Europa League per giustificare i passi falsi in Campionato.

Un alibi che invece torna ancora utile a Inter e Lazio, entrambe impegnate all'estero giovedì scorso. I nerazzurri, dopo esser stati schiantati 3-0 dal Tottenham a White Hart Lane, ieri hanno ceduto anche di fronte al ben più modesto Bologna. Per di più in casa. Il Gareth Bale della situazione è stato il senatore Alberto Gilardino, che da posizione dubbia ha insaccato il gol partita su assist del migliore in campo, Diego Perez.

Senza nulla togliere alla solidità del Bologna, è certo che i problemi dell'Inter vadano ben oltre la stanchezza fisica. Il dramma è soprattutto a centrocampo:  Stankovic è lontanissimo da una condizione minimamente accettabile, Schelotto ricorda per disorientamento il buon vecchio Van Der Meyde e Benassi (classe '94) non è ancora pronto per questi livelli. Gargano recupera qualche pallone, ma il fatto che si facciano tirare a lui le punizioni dal limite la dice lunga sulla logica che è in campo.

Un discorso simile vale anche per la Lazio, reduce da una giornata di gloria a Stoccarda e ieri vittima di una splendida Fiorentina, uscita vincitrice per 0-2 dall'Olimpico senza nemmeno faticare troppo. Borja Valero, signore assoluto del centrocampo, ha propiziato l'1-0 di Jovetic, mentre il raddoppio è stato un capolavoro di strategia montelliana. Come Wellington sul campo di battaglia, il tecnico viola prepara il calci da fermo nei minimi dettagli: una serie di blocchi e controblocchi in barriera hanno ingannato Marchetti (colpevole dei soliti passettini verso il palo sbagliato), trasformando in un colpo mortale la punizione non indimenticabile di Ljajic.

Ora la Fiorentina dice di puntare al terzo posto, e a giudicare dal gioco espresso ieri l'obiettivo è credibile. Bisognerà però fare i conti con un Milan che continua la sua netta risalita e può contare su un attacco a dir poco ispirato: il fenomeno della stagione sembrava El Shaarawy, ma anche Pazzini e Balotelli attraversano un periodo di grande forma. I loro due gol, uno per tempo, hanno regolato il Genoa, che però ancora recrimina (giustamente) per due rigori non concessi.  Il Milan, come sempre, utilizza la raccolta differenziata per i favori arbitrali.

Quanto alla Roma, la cura Andreazzoli sembra aver perso un po' della sua efficacia a Udine (1-1), dove a tratti si è rivista l'inconcludenza della squadra zemaniana, le poemiche sulla sostituzione di Totti e i gol sbagliati da Osvaldo. E anche lo Stekelenburg dei tempi bui, quello che si fa passare i palloni sotto le gambe.  Per il Palermo, invece, la novità è che va diretto verso la retrocessione, mentre la consuetudine è che Zamparini si appresta a cambiare allenatore.