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di redazione

La Roma corre e viene giustamente esaltata, ma gli altri due commensali al tavolo dello scudetto sono solo a due punti. Stavolta senza regali, la Juve porta a casa la vittoria battendo il Milan in una partita ricca di emozioni e chiusa sul 3-2. Poco più di dieci anni fa le stesse due squadre si davano battaglia in finale di Champions League: tempi ormai lontani, purtroppo.

E' soprattutto il Milan a rappresentare lo specchio di quanto il calcio italiano si sia impoverito nelle ultime stagioni: la difesa balla, il centrocampo picchia, l'attacco (senza Balotelli) non segna. Tanti buoni giocatori, nessun vero campione. Almeno non ieri sera, visto che a segnare i due gol rossoneri ci ha dovuto pensare Muntari, non senza una certa dose di fortuna.

Gli uomini di Allegri non peccano in generosità e nel finale sfiorano addirittura il pareggio, ma la superiorità della Juve è innegabile. La Vecchia Signora rimane comunque lontana dagli standard delle ultime due stagioni, come se qualcosa nella trasmissione della grinta da Conte allo spogliatoio si fosse interrotto. A differenza del Milan, però, i bianconeri possono contare sull'estro dei singoli: anche a mezzo servizio, il vecchio Pirlo fa sempre la differenza. E' lui a segnare il pareggio su punizione, e da un altro suo calcio piazzato nasce il terzo gol firmato da Chiellini (in mezzo, la zampata di Giovinco). Chissà come sarebbe cambiata la storia recente del calcio italiano se da Milanello non gli avessero mai fatto prendere quell'aereo per Torino.

Sia come sia, la Juve continua a ringraziare per quella decisione e con la vittoria di ieri evita di perdere altri punti sulla Roma. Che nel frattempo prosegue il suo cammino da schiacciasassi. Sabato i giallorossi hanno sbancato anche San Siro e, con 21 punti in sette partite, guidano ancora la classifica a punteggio pieno. Il 3-0 è però bugiardo: sul campo le due squadre si equivalgono per lunghi tratti della partita, ma gli 11 di Garcia hanno il merito di trasformare le due occasioni create nel primo tempo, beneficiando anche di un rigore concesso per un fallo fuori area. I nerazzurri corrono e creano ma non insaccano, un po' per sfortuna (clamoroso il palo di Guarin sullo 0-1), un po' per imprecisione. Certo, se si deve concedere un tiro da fuori, è meglio che il destinatario del regalo non sia Totti. Il terzo gol della Roma - firmato da Florenzi - sfrutta poi un'altra disattenzione difensiva dell'Inter, ma è allo stesso tempo un capolavoro di contropiede.

Tiene la stessa andatura dei capitolini il Napoli, che a parte il passo falso contro il Sassuolo continua a macinare vittorie. L'ultima vittima è il Livorno, travolto in casa 4-0. Da segnalare fra gli azzurri l'ottima prestazione di Pandev, che ce la mette tutta per non far rimpiangere Higuaìn e - almeno per il momento -  ci riesce. Il macedone sblocca subito la partita concludendo un contropiede da manuale, poi impreziosisce la performance con un assist al bacio per il 3-0 di Callejon. In mezzo, la solita botta di Inler (che stavolta passa grazie a una papera del portiere). Chiude i giochi l'immancabile Hamsik, come sempre al posto giusto nel momento giusto: con un tap-in da vero attaccante, il centrocampista slovacco mette a segno il suo quinto gol.

Subito dietro il gruppetto delle grandi brilla la stella del Verona, che a questo punto del Campionato vanta già 13 punti. Domenica i veneti polverizzano fuori casa il Bologna, penultimo a quota 3. I gialloblù passano 4-1 grazie all'inconsistenza della difesa emiliana, simile ai musei di Madame Tussauds, ma anche a un reparto offensivo quanto mai efficace. Spicca su tutti Iturbe, autore di un gol meraviglioso su azione personale e di un assist da professore di geometria per Toni. Le altre reti sono di Cacciatore e di Jorginho, al terzo gol consecutivo.

Subito sotto il Verona, rispettivamente a 12 e 11 punti, si piazzano Fiorentina e Lazio, che ieri all'Olimpico non sono andate oltre lo 0-0. Forse il risultato più prevedibile per due squadre costrette a giocare senza prime punte di ruolo, visti gli infortuni di Klose e Gomez. I biancocelesti ci provano di più e sfiorano il vantaggio in diverse occasioni, ma non riescono a concretizzare: Hernanez non è in palla, mentre il giovane Perea al momento di tirare si fa prendere dall'emozione. Quanto ai Viola, si difendono con ordine in una partita spezzata da molti falli. Ma quasi mai riescono a portare il pallone dalle parti di Marchetti.

Fra le altre partite, la più ricca di gol è Sampdoria-Torino, conclusa 2-2. A parte le reti (nessuna indimenticabile), l'incontro si rivela degno di nota per un episodio avvenuto sul finale del primo tempo: punizione per la Samp, il portiere para, Pozzi ribadisce in rete, l'arbitro annulla. Fuorigioco? No. Fallo in attacco? Nemmeno. Il tempo era scaduto e, a quanto pare, bisogna fischiare quando finisce l'azione. Ovvero con la parata del portiere. Se questa è davvero la regola, consigliamo a chi l'ha scritta una vacanza di riposo assoluto in qualche centro termale.

Tornando a metà classifica, l'Udinese si risolleva con un 2-0 convincente ai danni del Cagliari. Le reti sono di Danilo e dell'immortale Di Natale, che arriva a quota 179 in Serie A (divorandosi anche la 180esima segnatura nel finale). L'ultimo match domenicale è quello fra Catania e Genoa, finito1-1: alla rete di Barrientos segue uno sfortunato autogol di Legrottaglie. Quanto agli altri anticipi, il Sassuolo regredisce, facendosi battere 3-1 da un Parma in dieci uomini per tutto il secondo tempo, ma con un Cassano in buona forma, autore di due assist e un gol. Anche il Chievo incassa l'ennesima sconfitta stagionale, stavolta per mano dell'Atalanta, che passa in Veneto con una bella mezza rovesciata di Maxi Moralez.