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di Roberta Folatti

 

Sconquassi familiari a lieto fine

Una vera epopea familiare, un po’ commedia, un po’ tragedia. Con i due personaggi principali esattamente agli antipodi, uno costantemente sopra le righe, portato a vivere all’eccesso ogni situazione, l’altro che rifugge i riflettori, che smorza la portata emotiva di qualsiasi evento per reazione al primo.
La reazione è diretta visto che si tratta di madre e figlio e che quest’ultimo afferma ripetutamente che lei gli ha rovinato la vita.

Un po’ è vero, siamo in presenza di una madre “importante”, di quelle che, con la propria personalità straripante, offuscano la libera espressione delle personalità altrui. Crescere all’ombra di una donna bella, desiderata, che suscita gelosie e sentimenti forti e che oltretutto coltiva qualche aspirazione “artistica”, per Bruno e Valeria è una prova non indifferente. I momenti gioiosi si alternano senza sosta a quelli tempestosi. Un terremoto continuo visto che sono perennemente contesi tra madre e padre, incapaci di andare d’accordo pur amandosi molto, e visto che a un certo punto si intromette pure una zia stizzosa.

Stefania Sandrelli (ma anche Micaela Ramazzotti, che fa il personaggio da giovane) e Valerio Mastandrea sono perfetti nei ruoli da protagonisti, lei solare e spensierata fino all’ultimo giorno di vita, lui ostinatamente depresso, ben attento a schivare ogni clamorosità. La vita va depotenziata altrimenti è troppo rischiosa.

Se la sceneggiatura li ha forse rinchiusi in tipologie un po’ rigide, gli attori sanno regalarle sfumature, aggiungendovi caratteristiche personali e rendendosi credibili. La vicenda della famiglia di Anna è legata indissolubilmente alla personalità di lei, una donna incline ad affrontare la vita con una certa avventurosità. La storia coinvolge e riporta lo spettatore ad un’Italia più povera ma anche meno disillusa. Dove una signora con prole si permetteva di coltivare dei sogni, e l’ambiente del cinema appariva come un mondo pieno di promesse, luccicante e un po’ irreale. Anna alla fine farà solo la comparsa, attirando gli appettiti di sgamati approfittatori, però l’illusione di essersi avvicinata a qualcosa di straordinario le dà la forza di affrontare avversità e sistemazioni di fortuna. I bambini vivono di luce riflessa, dei racconti filtrati dalla sua fervida immaginazione: mentre il maschio si macera nella gelosia e nel rimprovero verso quella madre incosciente, la sorellina è più simile a lei, si lascia trasportare dalla corrente.

Con quello stesso atteggiamento diventeranno adulti, Valeria sposata con figli, chiusa dentro un matrimonio deciso con troppa impulsività, Bruno attento a non pronunciare mai la parola amore. La prima cosa bella è un film colmo di suggestioni – qualche volta se ne avverte persino la sovrabbondanza - con facce e storie che si imprimono nella memoria e con quel gusto dolce amaro che una comemdia riuscita deve avere.

La prima cosa bella (Italia, 2009)
Regia: Paolo Virzì
Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì
Montaggio: Simone Manetti
Cast: Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi
Distribuzione: Medusa