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Case candide, vicoli stretti, alte scogliere laviche sul mare color cobalto: da sempre, la perla nera delle Eolie, la più estrema delle isole mediterranee, attira cineasti, artisti, scrittori. Da Alexandre Dumas (“Viaggio alle Eolie”) a Jules Verne (“Viaggio al Centro della Terra”), fino a all'indimenticabile neorealismo di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman in veste di protagonista di “Stromboli, Terra di Dio”.

Questa volta tocca a un videomaker documentarista, Harspeter Aliesch, scoprire l'isola-vulcano attraverso gli occhi di una donna in un racconto basato su eventi realmente accaduti.

Fondatore nel 1986 della Film Production Company MUVI AG, a Zurigo, autore nel 2010 e 2012 di due documentari ambientati in Birmania e Myanmar, vincitore di numerosi premi internazionali, ideatore di Stereo3D, in Svizzera,  casa di produzione cinematografica per la quale ha ricevuto in Belgio il “Prix Lumiere”, Aliesch realizza “Stromboli fino all'ultimo battito” nel  2019, docufilm di 102 minuti che sarà presentato in anteprima mondiale al Salento International Film Festival in programma a Tricase (Lecce), dall'1 al 6 settembre 2020.

La trama ripercorre la vita di Maria, una donna di novant'anni, in un arco temporale che va dal 1930 ad oggi, evidenziando altresì il rapporto degli isolani con la doppia natura del vulcano, sul piano geofisico e ascetico. Una simbiosi di energia per chi ha scelto di vivere a poca distanza dai suoi crateri e dalla sua indole intemperante.

Lo Stromboli, la montagna di fuoco che sovrasta l'isola come una “creatura vivente” assorbe emotivamente la coscienza d'ognuno ed è capace di sconvolgere in pochi attimi l'intera esistenza. Maria perde suo nonno durante l'eruzione dell'11 settembre 1930 (presumibilmente a causa dello tsunami che investì le coste dell'isola, una calamità in cui perirono diversi pescatori), non vedendolo tornare dalla sua ultima uscita in mare sulla piccola barca Eolo, lo attende a lungo fino al momento  della disillusione.

Senza continuità di tempo, il film di Aliesch alterna flashback a immagini attuali; grazie ai video originali di Eolie Savadori, c'è la ricostruzione visiva del parossismo avvenuto il 3 luglio 2019, con la corrente piroclastica che si spinge a 3 chilometri di altezza, un'inquadratura di pochi minuti in un drammatico quanto efficace compositing cinematografico. Nella versione italiana (il film è prodotto in tre lingue, italiano, inglese e tedesco), a dare la voce all'anziana Maria con perfetta inflessione siciliana, è la grande attrice teatrale, Giuliana Lojodice.

 

«La natura sembra affidabile.

Invece con una scossa può sconvolgere all'improvviso la quotidianità e la vita delle persone.

Ma non la distrugge.

La natura opera per il suo bene.»

 

La storia di Maria si intreccia ad altre storie, quelle di una guida vulcanologica, di un cuoco, di un vecchio pescatore – poeta che adora il suo paradiso terrestre, di uno scultore lavico, di una pittrice e di un filosofo edonista. Dalla narrazione emerge ancora, la doppia natura di un'isola per certi versi misteriosa, eden solare e naturalistico in contrapposizione alla furia del suo vulcano. Tutti i personaggi del film, gente semplice, ex emigranti o artisti, realmente vivono a Stromboli.

Lo scultore che dalle pietre laviche realizza le sue opere in un processo che lo aiuta a guarire da una depressione cronica, la vivace donna straniera che ha scelto di restare, assecondando la sua passione per la pittura: il loro è un timore reverenziale, amano il vulcano a tal punto da dargli un nome, Iddu (“Lui”, in siciliano), in antitesi rispetto al  risentimento di Maria, ai ricordi del nonno scomparso, poiché questa donna è l'unica a sperimentare il disincanto, il terrore dinanzi al potere distruttivo di quella “bestia feroce” e allusivamente, alle forze della natura. L'unica a vedere il vulcano per quel che è,  un “mostro” privo di qualsivoglia rappresentazione ideale.

Gli opposti sentimenti che Iddu instilla nell'animo umano rappresentano il leitmotiv più interessante dell'opera, la visione sdegnosa di Maria contro l'adorazione esternata da altri. L'epilogo la vede a novant'anni, riconciliata con i ricordi e con se stessa, mentre il vulcano Stromboli come scrive in una nota lo stesso autore, torna apparentemente ad essere “un paziente calmo, cablato e intubato come in un ospedale”.