A giudicare dalla versione dei media ufficiali, il secondo schiaffo incassato nelle elezioni amministrative in appena otto giorni dal Partito Social Democratico tedesco (SPD) al governo a Berlino sarebbe da attribuire quasi esclusivamente all’atteggiamento troppo prudente del cancelliere federale, Olaf Scholz, sulla questione della guerra in Ucraina. Secondo questa logica fantasiosa, la SPD potrebbe quindi arrestare l’emorragia di consensi, pari a 9 punti percentuali nel voto del fine settimana in Renania Settentrionale-Vestfalia, intensificando ancora di più le politiche anti-russe e a sostegno del regime di Kiev, col risultato di un’ulteriore aggravamento della situazione economica in Germania.

 

I “tentennamenti” di Scholz e la sua popolarità in discesa sono al centro della nuova ondata propagandistica della stampa “mainstream” in Germania e non solo. A giudicare dalla miriade di articoli e “analisi” seguite al voto di domenica scorsa, si ha l’idea di un cancelliere assediato da lavoratori, pensionati e disoccupati tedeschi che chiedono di destinare ancora maggiori risorse pubbliche alla campagna militarista in favore dei neo-nazisti ucraini, assieme ad altre misure suicide per ridurre le disponibilità energetiche sul fronte domestico. Il tutto nell’interesse collettivo del popolo tedesco, rappresentato dal rovesciamento del regime di Vladimir Putin.

Presumibilmente per queste ragioni, quindi, la SPD ha registrato pochi giorni fa la peggiore prestazione di sempre nelle elezioni in quello che è il “Land” più popoloso della Germania e che ospita le aree più industrializzate di questo paese, oltre a importanti città come Bonn, Colonia, Dortmund e Düsseldorf. I socialdemocratici hanno perso complessivamente 744 mila voti, fermandosi al 26,7%. Il primo partito è invece la CDU, da qualche mese all’opposizione a Berlino, la quale è passata dal 33% al 35,7%, pur avendo anch’essa fatto segnare una perdita di oltre 240 mila voti rispetto alla precedente consultazione.

Molto male è andata per un altro partito di governo, quello Liberal Democratico (FDP), crollato a meno del 6% dal 12,6%, così come in discesa sono anche l’Alternativa per la Germania (AfD) di estrema destra (5,4%) e il partito della Sinistra (Die Linke), appena sopra il 2% e lontanissimo dalla soglia di sbarramento del 5% necessaria per ottenere seggi nel parlamento locale.

Buona parte dei voti persi da questi partiti, in particolare dalla SPD, sono andati ai Verdi, veri vincitori della tornata elettorale. I Verdi sono la terza gamba del governo federale di Scholz e in Renania Settentrionale-Vestfalia hanno guadagnato 761 mila consensi rispetto al 2017, salendo dal 6,4% al 18,3%. Anche se i numeri consentirebbero una ripetizione dello scenario federale, con la creazione di un governo locale tra SPD, Verdi e FDP, è probabile che a guidare il nuovo esecutivo sarà ancora la CDU, con il premier in carica Hendrik Wüst, probabilmente in compagnia proprio dei Verdi. Quest’ultimo era succeduto lo scorso anno ad Armin Laschet, dimessosi dopo essere stato scelto come candidato cancelliere per i cristiano democratici nelle elezioni federali.

La CDU governa la Renania Settentrionale-Vestfalia dal 2017 grazie a una coalizione con il FDP. Tra il 1966 e il 1995, il più importante dei “Länder” tedeschi è stato una sorta di feudo dei social democratici. Le politiche anti-sociali implementate anche a livello locale avevano però in seguito estromesso la SPD dal potere, anche se tra il 2010 e il 2017 era riuscita a tornare al governo in collaborazione con i Verdi.

Lasciando da parte la realtà parallela proposta dalla stampa ufficiale, le sorti dei partiti nelle elezioni in Renania Settentrionale-Vestfalia sono influenzate piuttosto dal degrado economico e sociale che da anni colpisce anche questo “Land” che include l’area industriale più vasta di tutta l’Europa. I livelli di disoccupazione e povertà sono in netto aumento, la rete infrastrutturale necessita di investimenti, così come i servizi sociali e le scuole, mentre il costo della vita ha raggiunto picchi quasi insostenibili per le classi più disagiate. Tutti questi problemi sono stati aggravati dalle conseguenze dell’offensiva anti-russa dell’Europa, a cui il governo federale di Scholz si è adeguato quasi del tutto.

Sostenere che le presunte esitazioni del governo di Berlino sulla questione ucraina abbiano causato la sconfitta della SPD in Renania Settentrionale-Vestfalia, così come una settimana prima nello Schleswig-Holstein, non ha perciò alcun senso. Questa tesi riflette soltanto lo stato d’animo degli ambienti ultra-atlantisti che insistono per un impegno ancora maggiore contro la Russia. La maggior parte della popolazione tedesca, nonostante la massiccia propaganda del governo e dei media, riconosce invece il gravissimo pericolo rappresentato dalla spinta militarista in corso, di fatto senza precedenti a partire dalla caduta del nazismo, soprattutto per il conto che finirà per presentare.

È perciò se mai il cieco appoggio alle politiche guerrafondaie degli Stati Uniti e della NATO, nonché le conseguenze economiche e sociali che comporta, ad alimentare l’opposizione nei confronti del governo di Berlino e della SPD. Opposizione che, a ben vedere, è diretta contro tutto il panorama politico tedesco, ad eccezione forse dei Verdi. Anche per quest’ultimo partito, tuttavia, vanno fatte alcune precisazioni, visto che l’esplosione di consensi sta avvenendo in larghissima parte tra la classe media urbana, cioè quella parte di popolazione maggiormente influenzata dalla propaganda di guerra a favore del regime ucraino. Non è un caso infatti che, a livello federale siano proprio i Verdi la forza politica più propensa alla guerra e contraria a qualsiasi forma di dialogo con Mosca.

A livello generale, l’elemento prevalente nel voto in Renania Settentrionale-Vestfalia è stato l’astensionismo. Quasi sei dei tredici milioni di aventi diritto nella regione hanno disertato le urne (45,5%) e questo numero è praticamente uguale a quello complessivo dei consensi ottenuti da CDU, SPD e Verdi. Per avere un’idea del livello di frustrazione degli elettori, è sufficiente ricordare i dati dell’affluenza nelle elezioni del 2017 in Renania Settentrionale-Vestfalia e in quelle federali dello scorso autunno, rispettivamente del 65,2% e 76,4%. L’astensione, inoltre, è stata decisamente più marcata nelle aree industriali dello stato, ovvero le ormai ex roccaforti dei social democratici. In alcuni distretti elettorali i votanti sono stati addirittura meno del 40%, mentre nelle parti più ricche dello stato la partecipazione al voto ha in alcuni casi toccato il 70%.

Questa realtà difficilmente troverà spazio nelle riflessioni politiche del governo federale. Sempre secondo molte delle pseudo-analisi seguite al voto di domenica, infatti, per recuperare la fiducia persa precocemente, Scholz dovrà decidere in fretta di sbarazzarsi di qualsiasi cautela e accelerare su questioni come l’invio di armi pesanti a Kiev, lo stop alle importazioni di prodotti energetici dalla Russia e l’impulso al più imponente programma di riarmo della Germania a partire dal secondo dopoguerra.

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