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Categoria: Esteri
di Bianca Cerri

Il 24 maggio del 2006 fu una brutta giornata per l’ufficiale dell’aeronautica USA Cassandra Hernandez. Aggredita e violentata da tre colleghi nella base di Fayettsville, Hernandez fu soccorsa e trasportata nell’infermeria della base, dove i medici le riscontrarono lacerazioni “compatibili” con uno o più rapporti sessuali forzati. Identificati ed interrogati, gli aggressori sostennero che la donna, palesemente ubriaca, aveva spontaneamente acconsentito ad una performance erotica di gruppo dopo aver civettato con più uomini durante una festa. Le loro parole bastarono a far scattare una denuncia nei confronti di Hernandez, che non aveva ancora compiuto i 21 anni, età minima prevista dalle leggi della Carolina del Nord per il consumo di sostanze alcoliche. Come se non bastasse, sul suo cellulare iniziarono ad arrivare messaggi anonimi minacciosi ad ogni ora del giorno e della notte. Ai primi di febbraio, il comando militare di Fayettsville decise di non accogliere le accuse di Hernandez scagionando così i presunti violentatori dall’accusa di stupro e garantendo loro la piena immunità per aver “ spontaneamente testimoniato” sull’accaduto. Ormai stanca di essere umiliata, la donna ritenne inutile testimoniare a sua volta e tanto bastò per farla passare dal ruolo di vittima a quello di carnefice. I superiori la deferirono infatti alla corte marziale con l’accusa di aver commesso “atti contrari alla pubblica morale”.

Il prossimo 24 settembre, Hernandez dovrà comparire in tribunale e se sarà condannata il suo nome verrà inserito nel casellario riservato ai “sex-offenders”, autori di crimini legati alla sfera sessuale. Rischia fino e quindici mesi di carcere e il congedo permanente con menzione di disonore. Se invece dovesse riuscire miracolosamente a provare di essere stata effettivamente stuprata non potrà comunque avanzare richieste di risarcimento.

Secondo il codice Feres, che risale al 1950 ma è tuttora in vigore, lo Stato non è responsabile di reclami (torts ndr), per le lesioni o per le offese arrecate agli appartenenti alle forze armate in servizio se derivanti dalla negligenza o dal cattivo comportamento di altri appartenenti alle forze armate. Detto altrimenti: un qualsivoglia reato contrario alle leggi sia federali che internazionali il cui tema risulti mancante sotto la giurisdizione di Feres viene ricusato dall’esercito e le molestie sessuali rientrano in questa categoria.

Nonostante un numero di donne soldato quattro volte superiore rispetto ai tempi della guerra del Golfo e nonostante i livelli epidemici di aggressioni nei loro confronti da parte dei colleghi maschi, le leggi militari non prevedono alcun provvedimento che ne tuteli i diritti. D’altra parte, è quasi fisiologico che all’interno di un esercito che conta su una gerarchia di tipo dittatoriale umiliazioni ed intimidazioni siano all’ordine del giorno.

Ai tempi della seconda guerra mondiale, l’attrice Betty Grable divenne l’icona assoluta della presenza femminile nelle Forze Armate. Da allora, la cultura popolare non ha fatto che proporre altri allettanti stereotipi di soldatesse, da quelle atletiche ed emancipate degli anni ’70 e ’80, a quelle più algide dei nuovi serial televisivi, capaci di tenere a bada i maschi con un solo battito delle sopracciglia. Vale però la pena di chiedersi che razza di emancipazione sia mai sottostare a gerarchie repressive, respirare violenza, essere sottoposte a forme di maschilismo esasperato o bombardare interi paesi.

La vicenda di Cassandra Hernandez dimostra che non esistono codici militari che tengano conto dei diritti delle donne e che le gerarchie trovano sempre il modo di umiliarle. Se anche lo stupro non fosse avvenuto, resterebbe il fatto che per l’esercito Hernandez, unica donna del gruppo, è anche l’unica ad essere stata incriminata per “reati contro la morale”, come se debbano essere sempre e solo le donne a salvaguardare la “morale”, in modo che i maschi siano esentati da ogni responsabilità.