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di Giuseppe Zaccagni

Il ricco elettricista di Danzica, Lew Walesa, se la ride sotto i baffi, ma dice anche che “i metodi dei Kaczynski per ridurre al silenzio chiunque non sia d’accordo con loro mi ricordano quelli attuati dai comunisti per distruggere Solidarnosc. Sono loro due che dovrebbero essere arrestati”. L’ex presidente Aleksander Kwasniewskij dichiara di aver previsto tutto. Il vecchio generale Jaruszelskij - sotto il nero dei suoi occhiali - nasconde lampi di cinica gioia per quanto sta avvenendo. Il primate accende un cero sotto l’icona di Woytila, il Papa che era stato chiamato a salvare la Polonia. Brzezinskij studia quello che dovrà dire quando a Varsavia si arriverà alla resa dei conti. I giornalisti del quotidiano Gazeta Wyborcza sbattono in prima pagina un titolo che denuncia la faida politica scoppiata al vertice del Paese. E i padri cattolici della famosa Radio Marija promettono a Dio di non pregare più per chi non lo merita. E così, in questo clima di crisi a tutto campo, la Polonia si avvia alle elezioni. Il parlamento sarà sciolto il 7 settembre e la consultazione potrebbe tenersi il 21 ottobre prossimo, così come messo nel conto dal partito al governo, quello appunto dei gemelli Kaczynski: Lech, presidente della Polonia (al momento ricoverato in ospedale) e Jaroslaw, premier. I due, ora, sono nell’occhio del ciclone con gran parte della popolazione che si sta svegliando e riconosce in loro le icone del nazionalismo e del fondamentalismo: quella “fede” pericolosa e deleteria nel messianesimo polacco che non fa che aumentare l’inquietudine. I due hanno portato il Paese sull’orlo del discredito nazionale e internazionale. Si sono comportati come bambini capricciosi ed avidi di potere. Hanno insultato il paese riducendolo ad una un'autentica palla al piede per il processo di integrazione europea. Sono riusciti a sabotare gran parte delle iniziative maturate in seno all'Unione Europea e ad imporre, in particolare, un accordo al ribasso sui principi che dovrebbero forgiare la nuova Costituzione europea. Ma hanno fatto anche di più.

Perchè ora si scoprono i dettagli di uno scandalo che sconvolge il vertice del paese e che la stampa di Varsavia definisce già come un “Watergate” polacco. Tutto si svolge nel quadro di un giallo politico relativo ad un giro di registrazioni che hanno portato alla rimozione del ministro degli Interni - Janusz Kaczmarek - che si stava impegnando - e da tempo - nello spionaggio dei suoi avversari politici. Le onde lunghe di questa vicenda arrivano anche nel gabinetto del premier, che dovrà spiegare molte cose alla magistratura inquirente. E non è tutto. Perchè vengono alla luce anche alcuni scheletri rinchiusi negli armandi di casa Kaczynski. Ad esempio c’è la storia legata all’ex vice premier Andrzej Lepper, considerato come un personaggio implicato in casi di corruzione verificatisi nel quadro della lotta alla corruzione.

Schizzi di veleno e di fango, quindi, da tutte le parti. Le cronache della stampa polacca cercano di fare un pò di luce. E in questa operazione di chiarezza si distingue il quotidiano Gazeta Wyborcza che parlando già di una stagione che si sta chiudendo (quella dei gemelli) fa notare che ora tutti i sondaggisti e i politologi pronosticano - per le prossime elezioni - una vittoria della Po, la Piattaforma civica di ispirazione liberale di destra, accreditata con un 33% dei consensi. Gli ultraconservatori del Pis - “Diritto e giustizia” - di Jaroslaw Kaczynski, invece, supererebbero a stento il 20%, riavvicinati anche dai post-comunisti del Lid, mentre la Lpr - Lega delle famiglie polacche, una formazione cattolica di estrema destra - e il Partito dell'Autodifesa (Samoabarona) non riuscirebbero a varcare la soglia di sbarramento del 5%. E mentre la valanga di previsioni copre la già complessa vita politica il partito dell'Autodifesa - che raccoglie gli elementi più vari della reazione nazionale, antieuropeisti ed antisemiti - abbandona la coalizione di governo ritirando i suoi due ministri. Avviene nel corso di una conferenza del partito a Varsavia, al termine di "burrascose consultazioni", come le ha definite il leader Lepper, già screditato dalle accuse di corruzione. Ed ora il futuro del governo polacco è incerto: senza il sostegno di Samoabarona, il partito del premier "Legge e Giustizia" può contare su 203 voti in parlamento, 28 in meno del numero necessario per avere la maggioranza.

Faida su faida il cammino della Polonia si fa sempre più difficile. Perché lo scontro tra i gemelli e i loro ex-alleati nella coalizione di governo segnala anche un forte calo di popolarità per tutti e tre i partiti della coalizione, Legge e Giustizia che è il partito dei Kaczynski, Autodifesa, che ha una forte base nelle campagne, e la Lega delle famiglie. Si tratta, è noto, di schieramenti ultraconservatori e ultranazionalisti che si presentarono alle elezioni del 2005 sventolando la bandiera della moralizzazione della vita polacca. E i gemelli si presentarono appunto come i vessilliferi di una Polonia civile e democratica, liberata dai comunisti e dai sindacalisti, legata alle tradizioni di una Chiesa pura ed integra alla quale aveva dato un Papa; e ora tutti e tre i partiti si scambiano accuse di traffici illeciti, di corruzione e abuso di potere. Solo chi riuscirà a dimostrare di essere senza macchia uscirà, forse, vivo da questa battaglia campale tentando poi di sopravvivere sino alla consultazione elettorale.

Ma è ormai chiaro che il regime imposto dai due gemelli è arrivato al capolinea. C’è in questa vicenda un intreccio di corruzione e di spionaggio, di intercettazioni telefoniche e di tangenti. Ne sa qualcosa, sicuramente, l’ex capo della polizia, un certo Konrad Kornatowski che i gemelli hanno fatto arrestare. E non si capisce bene se sia ritenuto colpevole oppure perché in grado di aprire qualche armadio segreto. Secondo la legge dei gemelli, è meglio mettere tutti dentro. Ma i polacchi non sembrano d’accordo con questa legge del taglione. Ricordano quei Kaczynski di un tempo quando, impegnati nel raccogliere consensi, dicevano di voler creare uno stato forte capace di controllare tutte le attività civiche e associative. E battevano forte sul tasto della religione dicendo che bisognava “unire il trono all’altare”. E’ andata invece in un altro modo. Perché, al posto degli altari, accanto al trono stanno comparendo gli scanni di un tribunale.