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Categoria: Esteri
di Elena Ferrara

Comincia in Grecia un movimento “femminista” che avrà sicuramente grosse conseguenze. Almeno dal punto di vista delle normali relazioni tra cittadini, uomini e donne. Tutto avviene nella parte più orientale della penisola Calcidica dove si trova quella entità che si autodefinisce “Repubblica teocratica greco-ortodossa”. Una regione dove dal Medioevo è in vigore una rigida proibizione di ingresso nell'area a tutti gli esseri di sesso femminile. Vale ancora un editto del 1050, quando il Patriarcato di Costantinopoli sancì che l'accesso alla montagna sacra dell'Ortodossia - il Monte Athos - era da considerare come proibita ''alle donne, ai bambini, agli eunuchi e tutte le facce senza barba''. Da allora è questa la regola che vale. Ma l’inizio d’anno porta uno sconvolgimento che creerà sicuramente reazioni notevoli. Cominciano le proteste e i segnali che vengono avanti sono tutti in direzione della richiesta di profondi cambiamenti. Intanto saranno destinate ad essere annullate quelle regole (approvate dal centro da una Atene che si sente parte integrante dell’Europa) che fissano i documenti necessari per entrare nella “riserva”. Perché ancor oggi per superare il “confine” è necessaria una lettera di raccomandazione dalla propria ambasciata ad Atene o dal consolato a Tessalonica. Serve, inoltre, un permesso d'ingresso al Monte Athos rilasciato dal ministero degli Esteri greco (Divisione Amministativa per gli Affari Ecclesiastici) o dal ministero della Grecia Settentrionale. E per finire è necessario presentare il passaporto… Tutto perché la “Repubblica teocratica greco-ortodossa” (capitale Karyai) è considerata - con i suoi 2250 abitanti - come “entità indipendente” nonostante che la Grecia faccia parte dell'Unione Europea e abbia abolito i controlli doganali. Il fatto è che qui, in questa area del monte Athos, sono presenti 1500 monaci ortodossi distribuiti in 20 monasteri principali o laure, oltre a 12 "Skiti" (comunità di monaci singoli sorte intorno a chiese) e a circa 250 celle, o eremi isolati. Tutte le skiti o le celle sono autonome per quel che riguarda la loro vita interna, ma ricadono sotto la giurisdizione di uno dei 20 monasteri principali per quel che riguarda i problemi generali della vita monastica e i problemi amministrativi. Di conseguenza la zona è proibita alle donne. Possono entrare, quindi, solo uomini ed “animali maschi”. Il controllo - è precisato dalle regole di ingresso - è effettuato all'imbarco da Uranopoli e, se necessario, ripetuto all'arrivo a Dafni. Ora - di fronte a tutta questa situazione medioevale - scatta la protesta.

Alcune centinaia di persone, tra cui numerose donne, entrano, infatti, nel territorio del Monte Athos per contestare l’asserita usurpazione di terreni pubblici e proprietà private da parte di alcuni monasteri. I manifestanti (donne in gran parte) residenti nella prefettura di Calcidica, si riuniscono per chiedere l'annullamento di tutti gli atti notarili registrati sino a oggi e che riguardano un totale di 8.230 ettari. Organizzano presidi al confine tra la Calcidica e il territorio della comunità monastica a Ouranopolis. Alcune centinaia di dimostranti oltrepassano il confine ed entrano per diverse decine di metri nel territorio della comunità monastica. E così anche alcune donne violano la rigida proibizione di ingresso che va a colpire tutti gli esseri di sesso femminile: una “legge” che, appunto, data dal Medioevo. Quanto alla tutela della zona e al suo status (gli abitanti sono solo monaci) il potere assoluto spetta al Patriarcato ecumenico di Istanbul. Ma a garantire il tutto è un apposito punto della Costituzione greca.

Quanto alla manifestazione attuale i partecipanti respingono l'accusa di aver violato il divieto e sostengono che il loro gesto è solo ''un atto simbolico'', teso a richiamare l'attenzione e l'intervento del governo e dell'Unione europea per far cessare le espropriazioni messe in atto nel territorio da cinque dei 20 monasteri di Monte Athos. Secondo la polizia, sei manifestanti sono passibili di denuncia e, se riconosciuti colpevoli, rischiano una pena da due a 12 mesi di carcere.

Si apre, quindi, una nuova pagina nella storia delle relazioni interne della Grecia. E qui va ricordato che negli anni scorsi diverse organizzazioni femministe - sia greche che straniere - avevano tentato più volte di far abolire il bando d'ingresso alle donne su Monte Athos e anche il Parlamento europeo, nel 2002 e nel 2003, aveva chiesto alla Grecia di abolire il divieto sulla base del principio dell'uguaglianza tra i sessi. Ma finora tali richieste non sono state accolte.

La storia - quella narrata nei testi del monte Athos - ci ricorda, intanto, che durante il viaggio di Maria e Giovanni verso Cipro una tempesta li obbligò a fermarsi in un luogo ove, appunto, oggi c'è il monastero Iviron. Colpita dalla bellezza del paesaggio Maria chiese al Figlio di regalarle Oros: “La voce del Signore promise che quel luogo sarebbe stato da allora e per sempre rifugio per tutti coloro che cercavano, con l'aiuto della Vergine, la salvezza delle loro anime. E Maria proclamò il monte suo giardino privato e lo proibì a tutte le altre donne al punto che, sempre secondo la tradizione, anche Galla Placidia, figlia di Teodosio imperatore di Bisanzio, in visita di ringraziamento sull'Athos per il salvataggio del fratello Arcadio, fu allontanata da un'icona della Vergine”. E da allora l’Athos è senza donne.

Le agenzie turistiche occidentali notano - con molta discrezione - “che è proibito l'ingresso alle donne e che è proibito il pernottamento dei visitatori, fatta eccezione per chi ha comprovati interessi religiosi o scientifici e ha un'età superiore ai 18 anni”. E comunque sia “benvenuto a tutti”, ma senza donne.