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Categoria: Esteri
di Raffaele Matteotti

In Ciad c'è un dittatore vecchio e segnato dall'etilismo. Passa più tempo nelle cliniche parigine che a governare il paese. Nonostante questo vuole fermamente continuare a governalo, giungendo a modificare la Costituzione per restare al potere. L'opposizione, stanca e repressa, tentò i tutto per tutto un paio d'anni fa, l'intervento dei militari francesi fermò i ribelli che stavano marciando sulla capitale. Lo stesso avvenne nella vicina Repubblica Centrafricana dove comanda un altro dittatore, assiso al potere pochi anni fa dall'esercito del Ciad assistito dai francesi. Nei due paesi è stata grande l'ira dei dittatori: abbandonati dalla gran parte delle forze armate, hanno arruolato bambini e banditi e praticato la pulizia etnica contro intere regioni accusate di sostenere i ribelli. Così in Ciad centinaia di migliaia di persone in fuga hanno popolato nuovi campi per profughi, aggiungendosi ai già numerosi provenienti dal Darfur. Ora in Ciad ci sono molti più profughi interni e centroafricani di quanto non siano quelli del Darfur, ma per fortuna sta per partire una missione europea per assisterli. O no? Parrebbe di no, la missione è intitolata per tutti ai profughi per il Darfur. All'opposizione in Ciad invece sembrava una missione intitolata a legittimare la presenza dei militari francesi, che lì a combattere non ci potrebbero stare. Così pochi giorni prima dell'inizio del dispiegamento del contingente EUFOR, contingente modesto e ovviamente sotto comando francese, l'opposizione ci ha riprovato ed è giunta ad assediare il tiranno. Speravano che la Francia non intervenisse per non pregiudicare la neutralità della missione europea, ma hanno sperato male. I militari francesi non hanno combattuto, pare, ma hanno protetto l'aeroporto, dove sono arrivate munizioni dalla Libia e da dove sono partiti gli elicotteri che hanno sconfitto il mini-esercito di mille ciadiani arrabbiati.

Il portavoce del ministero della difesa francese ha raccontato tranquillamente che la Francia ha riarmato vecchi carri armati di produzione sovietica con ricambi e munizioni libiche, come di aver fornito carburante e razioni alimentari all'esercito del dittatore. Secondo la Francia l'intervento è legittima “cooperazione tecnica” prevista dagli accordi siglati con Idriss Deby Itno, non infrangono minimamente l'impegno solenne di non ingerenza siglato ai tempi della decolonizzazione del Ciad e nemmeno le leggi internazionali.

La Francia, che insieme agli Stati Uniti ha ottenuto a tempo di record una condanna della ribellione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, adesso chiede pietà per i ribelli, visto che il presidente democraticamente eletto ha dato il via alla solita rappresaglia a base di rastrellamenti degli oppositori, torture ed uccisioni; come se non fosse scontato. Ugualmente scontato il tandem Francia-USA nell'occasione, visto che i due paesi si dividono la produzione petrolifera del Ciad. Nel mezzo il redivivo Deby è uscito dall'assedio al palazzo presidenziale graziando i rapitori di bambini francesi condannati poco tempo fa e lamentando l'aggressione da parte del Sudan.

Per l'opposizione è notte: tanto per i parlamentari come per i semplici cittadini; per i parenti ribelli di Deby come per il suo ex-ministro della difesa, alla guida dello sparuto esercito ribelle. Per la comunità internazionale e per l'Africa è invece l'ennesima sconfitta, l'ennesima prevaricazione armata in nome di una legalità che è quella della dittatura. Nel nostro paese non ce ne siamo nemmeno accorti, la Francia era sì al centro dell'attenzione nel nostro paese, ma esclusivamente per la telenovela degli amori di Sarkozy. Molto più interessante del martirio di una sconosciuta massa di neri lontani.