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Categoria: Esteri
di Giuseppe Zaccagni

Il Vaticano avvia il restyling dell’informazione. Partono siti Internet benedetti dal Papa; si rivedono gli imprimatur ai cataloghi delle case editrici fedeli al Vaticano; si ristrutturano i programmi di propaganda religiosa, via etere, per tutto il mondo. E subito “L’Osservatore romano” - pur restando fedele a quel suo motto latino “Unicuique suum. Non praevalebunt” - si allinea e annuncia l’arrivo di un nuovo direttore, Giovanni Maria Vian, che impone la svolta editoriale richiesta dal capo del Vaticano. Vian - nato nel 1952 - ha un curriculum di tutto rispetto. Insegna dal 1991 Filologia patristica all'università di Roma “La Sapienza”. Dal 1999 è membro del Pontificio comitato di scienze storiche. Dal 1976 collabora con l'Istituto della Enciclopedia Italiana, dove ha curato il settore religioni della “Piccola Treccani”. Ha studiato l'interpretazione della Bibbia nel giudaismo e nel cristianesimo antichi, il giudaismo ellenistico, l'arianesimo latino, il problema della santità e dei simboli nel cattolicesimo tra Ottocento e Novecento, il papato in età contemporanea. Ha pubblicato una settantina di studi. Ma ora è noto per aver appoggiato le proposte di Giuliano Ferrara per una moratoria sull’aborto e per aver ribadito, con una intervista a Il Giornale, di essere per il rifiuto dell’aborto e dell’eutanasia, per la promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna, per la tutela della vita fin dal concepimento. E sarà, appunto, questa la inea ediotoriale che verrà portata avanti dall’organo di Papa Ratzinger. Comunque sia il giornale di via del Pellegrino si annuncia “più arioso e leggibile” anche con l’uso del colore. Cambiano, tra l’altro, gli stili di intervento, con una diminuzione delle notizie ufficiali che il giornale cerca ora di presentare come informazioni di ordine politico, istituzionale ed anche religioso. Spazio alla vita internazionale (vista con l’ottica vaticano-italiana) e alle vicende delle Chiese orientali, cattoliche e non, ma anche su altre confessioni cristiane e religioni diverse.

Attenzione, quindi, nella ricerca di un dialogo con gli ortodossi dell’Est per superare quegli ostacoli “concreti e oggettivi” che - come ha detto il Papa rivolgendosi ai vescovi greco-cattolici in visita a Roma - ancora permangono nel cammino verso l’unità. Ed ora mentre l'Osservatore romano si presenta in pochissime edicole, si rafforza il suo sito Internet. E in rete arrivano anche finestre particolari. Le maggiori sono quelle dei cistercensi italiani (informazioni, bibliografie, foto) e del Centro studi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Seguono siti che presentano testi relativi all’attività dei fondatori di istituti religiosi e di testimonianza sugli avvenimenti più importanti di carattere “scientifico” sulla vita religiosa.

Ci sono poi le “Edizioni San Paolo” che fanno capo alla “Società San Paolo”, una congregazione religiosa che opera dal 1914 nel campo della comunicazione. Ed ecco “Famiglia cristiana”, il settimanale fondato nel dicembre 1931 come organo di comunicazione della “nuova frontiera” dell’evangelizzazione. Altra pubblicazione, ma di stampo teorico, è quella che esce dal 1850. E’ “La civiltà cattolica” che risponde all’Ordine dei gesuiti. Ha come obiettivo quello di difendere “la civiltà cattolica” che, come si diceva negli anni della fondazione della rivista, era minacciata dai nemici della Chiesa, in particolare dai liberali e dai massoni. Ora i compiti sono stati aggiornati e la rivista dovrebbe ospitare nelle sue pagine anche interventi meno ortodossi carichi di impatti emotivi e psicologici.

Infine il punto di forza del Vaticano: la radio. Trasmette dal 1931 e la sua gestione è affidata alla Compagnia di Gesù. Vi lavorano circa quattrocento persone di 59 nazioni che garantiscono le emissioni in 40 lingue. Ma l’obiettivo generale della nuova linea informativa dell’Oltretevere consiste anche nell’uscire da quel labirinto dei contrasti con l’Est che, in gran parte, erano stati provocati dalla gestione “polacca” di Giovanni Paolo II.

Non è un segreto il fatto che durante la sua gestione c’era stata una calata in Vaticano di esponenti del clero di Varsavia che avevano occupato tutti i posti maggiori anche nel campo della informazione religiosa costruendo, di conseguenza, sacche di opposizione al dialogo con i sistemi comunisti dell’Est. Ed ora per la Polonia, che rispetto al vertice della Chiesa è tornata ad essere un paese normale, si pongono nuovi obiettivi.

Ecco quindi che anche il Vaticano - sulla base dell’attuale restyling informativo - dovrà rivedere gran parte del suo rapporto con quel Paese che Woityla dirigeva da Roma dando ai dirigenti di Varsavia l’illusione di potersi cullare sugli allori. Il Vaticano di oggi, ad esempio, ha capito che dovrà lottare, forte della sua influenza, contro quelle forze più retrive e reazionarie che operano in Polonia. In particolare contro “Radio Maria”, il cui fondatore e leader Tadeusz Rydzyk, ha un grande potere ed un notevole appeal su larga parte della popolazione. Basti pensare che “Radio Maria” è ascoltata da 1,4 milioni di polacchi ogni giorno e 5,9 almeno una volta alla settimana. Rydzyk usa la sua radio per diffondere proclami antieuropei, contro il libero mercato e persino antisemiti. È arrivato ad invocare Dio, via etere, affinché salvi “la Polonia dal liberalismo che è peggio del comunismo o del nazismo”.

Ora da Roma, con la nuova “veste” dell’Osservatore romano e i nuovi imprimatur per la stampa ufficiale, si cercherà di contrastare le deviazioni di quella “cattolica disciplina” che, bene o male, si sono registrate negli ultimi decenni.