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di Mariavittoria Orsolato

ASUNCION. La campagna elettorale paraguayana è ormai agli sgoccioli. Domenica si aprono i seggi e il “candidado de Dios” - così lo chiamano i suoi sostenitori - Fernando Lugo naviga a vele spiegate verso una vittoria annunciata, con il 45% delle preferenze praticamente assicurate, stando a quanto affermano i sondaggi delle ultime ore. Esistono però diversi ostacoli nella corsa dell’ex monsignore verso l’algido Palacio Lopez, primo fra tutti il pericolo brogli. In questi giorni i maggiori quotidiani del Paese hanno pubblicato la lista dei 12 metodi per falsare i risultati della consultazione popolare, mettendo in guardia i cittadini sull’eventualità di comportamenti anomali nei seggi. E mentre il Governo non acconsente a rendere pubbliche le liste mortuarie della nazione, i sospetti su quella che sarà la modalità più utilizzata per dirottare i voti si trasformano in certezze. Secondo un’inchiesta del quotidiano ABC, la prossima domenica andranno a votare reduci della guerra del Chaco (1932-1937), nonnine ultracentenarie e svariati ragazzi del ’99, da intendersi come 1899. Come Dona Elisa Quevedo 109 anni, si presume portati molto bene, che con la scheda numero 202 dovrà recarsi al seggio di San Ignacio e probabilmente esprimersi in favore della candidata colorada Blanca Ovelar. Insomma, se Matusalemme non potrà votare il prossimo venti aprile è perché, almeno per ora, non ha la cittadinanza paraguayana.

Al ritorno dei morti viventi, si affianca il ritorno in patria di migliaia di esuli e migranti dai vicini Brasile, Argentina e Uruguay. Alla dogana di Encarnaciòn, al confine con l’Argentina, si aspettano almeno 5.000 persone tra venerdì e sabato, mentre i dati ufficiali parlano di almeno 30.000 rientri per le elezioni. Il primo scaglione è arrivato ieri mattina a Posadas, una piccola cittadina sulla sponda argentina del Rio Paranà, circa un centinaio di sfollati dell’era Stroessner, vecchietti con pesanti borse e bandiere logore. “Dopo 40 anni torno in Paraguay per aiutare il cambio con il mio voto” spiega Luis Fernandez, 67 anni e una vita da straniero in una patria obbligata. “Probabilmente io non potrò godere i frutti di questa nuova stagione, ma i miei figli e i miei nipoti se li meritano tutti. Non potevo non esserci “.

Nel frattempo il clima nelle strade di Asunciòn comincia a farsi caldo. Lunedì un centinaio di diseredati hanno formato un corteo spontaneo, cercando di arrivare al palazzo presidenziale per reclamare trasparenza sui 22 milioni di dollari stanziati dal presidente Nicanor Duarte Frutos per la costruzione di abitazioni e la compravendita di terreni coltivabili da destinare ai senza tetto.

A metà del percorso i “sin techos” (senza tetto ndr) sono però stati intercettati dagli agenti di polizia in tenuta anti-sommossa e dagli uomini della Guardia Presidenziale che, con idranti e manganelli, hanno represso nel sangue la manifestazione, arrestando 43 persone stranamente rilasciate poi il pomeriggio stesso. Il bilancio dei violenti scontri con le forze dell’ordine è di circa un centinaio di contusi e di 15 feriti gravi, numeri che non sembrano però voler frenare la protesta. Gilberto Cacerà, il coordinatore nazionale del movimento dei “sin techos”, annuncia una nuova marcia per venerdì e invita i senza tetto delle zone limitrofe alla capitale ad unirsi alla protesta contro il malgoverno colorado. C’è però chi sussurra che questi scontri siano solo un macchinoso piano dello stesso Duarte Frutos.

A tre giorni dal voto, i sondaggi riportano impietosamente la clamorosa débacle del Partido Colorado, che sembra non essere riuscito a contenere il malcontento dei paraguayani con l’azzardata candidatura di Blanca Ovelar. I più maliziosi, o forse solo i meglio informati, affermano che gli scontri di piazza sono solamente un pretesto per poter dichiarare lo stato di emergenza nel Paese e rinviare le elezioni a data da destinarsi, dando così modo al partito repubblicano più longevo del Sudamerica di ricompattare i molti militanti, stanchi di una politica immobile, migrati verso la coalizione capeggiata da Fernando Lugo.

L’ex vescovo nel frattempo sospende, ufficialmente per ragioni di salute, le attività pre elettorali rinunciando al dibattito televisivo che lo avrebbe dovuto vedere contrapposto a Blanca Ovelar e al generale Lino Oviedo, e rimandando il suo incontro con gli elettori alla festa di stasera nella centralissima plaza Catedràl, per la chiusura della campagna elettorale. Di fronte a queste prospettive di violenza, il pericolo dei brogli pare essere solo il male minore. Se domenica la tornata elettorale dovesse rivelare sorprese inattese, le conseguenze potrebbero essere devastanti e i primi a farne le spese saranno ovviamente i più deboli.