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Categoria: Esteri
di Carlo Benedetti

Arriva il cambio della guardia. Tutto come previsto dai signori del Cremlino. Vladimir Putin lascia la presidenza e passa il testimone a Dimitry Medvedev. Ed è la cerimonia del 7 maggio che sancisce l’inizio del nuovo periodo istituzionale. Ma Putin non esce di scena, perché si fa subito incoronare primo ministro. E così, in pratica, siede su due poltrone, perché si sa che il delfino Medvedev ha già accettato di essere un presidente dimezzato. L’era di Putin, quindi, continua. E potrebbe continuare alla grande perché a Mosca c’è chi sostiene che, in futuro, ci potrebbe anche essere un ritorno di Putin tra le mura del Cremlino. E, ovviamente, sulla poltrona che ha già occupato. Intanto l’astuto ex presidente ha provveduto a mettere alcuni paletti sul suo campo d’azione. Ha fatto approvare leggi e regolamenti che sanciscono il controllo del capo del governo sull’apparato economico e burocratico dello Stato, riuscendo a limitare non poco il potere presidenziale. Non solo: Putin in questa sua nuova carica di premier si occuperà anche del controllo: l’aquila bicipite russa ha una sola testa, non due. Perché - questa la tesi dell’entourage di Putin - i russi non potrebbero sopportare la presenza di due zar. In Russia, si dice, solo una persona può essere al potere. Ma sull’intera vicenda della finta sostituzione del presidente arrivano anche alcune nuvole che disturbano la festa.

Torna a farsi vivo, infatti, quell’Andrei Illarionov che è stato uno dei massimi consiglieri del principe. Si era occupato - con il primo Putin - delle politiche per lo sviluppo economico, avanzando anche interessanti tesi sulla globalizzazione. Poi la rottura netta con la struttura presidenziale e, quindi, una sorta di fuga dorata con tappe negli istituti di ricerca statunitensi e britannici. Ora - passato dalla parte dei nemici della casta - spara a zero sul duo Medvedev-Putin e alle tante domande sul futuro immediato del potere russo risponde: “ Sappiamo bene che la carica più alta spetta a Medvedev, ma tutti sanno con chi si deve parlare quando si devono prendere decisioni importanti. Quanto al fatto se Medvedev sia più o meno un liberal, dovremmo prima metterci d’accordo sul significato di questo termine. Comunque, non credo lo sia, perché non è sufficiente essere gradito alla comunità imprenditoriale internazionale per essere un liberale”.

Quanto ai problemi reali che stanno sempre più esplodendo in questi mesi Illarionov sostiene che in Russia il sistema autoritario dei siloviki - gli uomini delle strutture economiche e del complesso militar-industriale - sono riusciti ad imprimere una svolta autoritaria allo sviluppo della Russia. “Perché - dice - nell’attuale burocrazia governativa, il 77% proviene dagli apparati di sicurezza e solo il 23% dal servizio civile: questo non è un paese normale. E non solo: dal mio punto di vista la classe media ancora non esiste. La Russia è il mercato più grande per la vendita di Bmw, macchina diffusa soprattutto fra i burocrati di stato. Se i salari medi sono quelli che conosciamo, come è possibile? Questo non è un buon segno. Paradossalmente, quando la Fiat sarà la macchina più diffusa, allora inizierò a credere che esista una classe media, che può permettersela grazie al salario. E si faccia attenzione: i siloviki non hanno un disegno strategico nelle loro nazionalizzazioni, perché l’unico interesse è far tornare sotto controllo statale tutti i settori dell’economia che permettono di incassare denaro liquido. Come ha detto un politico russo, la Russia è un’azienda di Stato e con le elezioni si scelgono i top manager”. Comunque vada un fatto è certo: comincia un periodo con due poteri.

Ed ora, per far contenti quei sudditi che pensano ancora ai fasti militari dell’Unione Sovietica (che vinse la seconda guerra mondiale, ma che fu però sconfitta - ricordiamolo anche per non cadere nella trappola dei miti - dalle sassate dei polacchi di Poznan e di Budapest, dalle scaramucce dei ragazzi di Budapest, da un popolo disarmato come era quello della Cecoslovacchia e, infine, dagli afghani scalzi e disorganizzati), i sudditi dicevamo, ora si trovano ad applaudire la nuova parata militare che si celebra sulla piazza Rossa dove si rende onore a quel 9 maggio che segnò nel 1945 la Vittoria sul nazismo.

Ed ecco che Putin vuol lasciare un buon ricordo. Fa sfilare sotto le mura del Cremlino - per raffreddare le tensioni sociali - soldati e mezzi potenti, come ai tempi dell’Urss. Sono presentati gioielli di famiglia e cioè quei complessi mobili del missile Topol-M. Arrivano i carri armati mentre in cielo sfrecciano i caccia Mig-29 e Su-27 e gli elicotteri d'attacco. Putin si congratula con l’incoronato Medvedev. Compaiono anche le bandiere della vittoria, quelle rosse con la falce e martello dell’Urss. Ma sul pennone del Cremlino sventola il tricolore che ricorda la Russia zarista.