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Categoria: Esteri
di Elena Ferrara

Le vecchie cronache della guerra fredda - tutte caratterizzate da un impressionante clima di intolleranza - narrano di uno Stalin che, beffardamente, chiedeva ai suoi interlocutori stranieri: “Ma quante divisioni ha il Papa?”. Era un modo per rivelare a tutti che il Cremlino non aveva paura di niente, nemmeno della millenaria storia della Chiesa di Roma. Cambiano i tempi. La domanda non circola più. Ma il Vaticano, egualmente, sfodera ora le cifre del suo arsenale agli ordini del colonnello Elmar Theodor Mäder, comandante del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia. E precisamente l’uomo che - sotto la direzione spirituale e monarchica del papa Ratzinger - ha il compito di vigilare su una superficie di appena 0,44 kmq, inserita nel tessuto urbano di Roma, sulla riva destra del Tevere. Eccola l’armata papale con variopinte divise di stile rinascimentale, con gli elmi lucidi, con i pennacchi di struzzo e le suggestive alabarde d'ordinanza. Attualmente, l’esercito conta 118 effettivi. E tra questi ci sono 86 alabardieri, un comandante, un cappellano, un vice comandante, un maggiore, due capitani, un sergente maggiore, cinque sergenti, dieci caporali, dieci vice caporali. Alabarde a parte le “truppe” hanno in dotazione pistole, fucili ed altre attrezzature militari - anche di ultima generazione - come è d’uso negli eserciti di altri stati. Le armi, comunque, non sono ostentate. Sono al riparo dalla vista dei visitatori e dei pellegrini e si trovano in appositi arsenali nei punti chiave della cittadella vaticana. Ma tra le armi in dotazione ci sono anche pistole-spray contro eventuali aggressioni.

Un Vaticano, quindi, che cerca di difendersi nel modo migliore. Con turni di servizio che sono di 24 ore su 24. Una giornata tipo inizia alle ore 8 con tre ore di servizi, poi si cambia di posto per altre tre ore fino alle 14. La notte si fanno quattro ore di sentinella. E in media i soldati sono occupati almeno per sei ore al giorno. Il rancio è servito con dei turni nella mensa alle 12.30 e alle 14 per il pranzo. Per la cena: alle 18.30 e alle 20. Ferrei sono i permessi di libertà. Nel primo anno di servizio, alla sera le guardie devono rientrare entro mezzanotte e cinque volte al mese possono prolungare l'uscita per un'ora. Nel secondo anno l'uscita è fino all'una con il prolungamento di un'ora per cinque volte al mese. Quando diventano caporali hanno libera uscita e possono sposarsi, non prima.

Quanto ai compiti veri e propri della guardia svizzera il primo e più importante consiste nella azione di vigilanza agli ingressi del Vaticano controllando il Palazzo apostolico e proteggendo, di conseguenza, il Papa. Ma chi sono questi “svizzeri” che si mettono al servizio dell’esercito del Papa? Innanzitutto sono cittadini svizzeri, di fede cattolica, e sono assunti in Vaticano dopo un lungo esame che ne comprovi una reputazione irreprensibile. Devono aver superato una scuola per reclute in Svizzera, avere un'età compresa tra i 19 e i 30 anni, essere alti almeno 174 centimetri, essere celibi e possedere un certificato di capacità professionale o di maturità in una scuola medio-superiore. Una volta in regola entrano in Vaticano.

Prendono servizio nei posti stabiliti, ma non saranno loro a dover difendere - nella pratica - il territorio “nazionale”. Perché in Vaticano - a quanto risulta - esiste una rete di sicurezza, assicurata dalla Gendarmeria in collaborazione con la polizia italiana. Ci sono, in proposito, due reparti speciali che dipendono direttamente dal comandante del Corpo della Gendarmeria: si tratta del Gruppo di Intervento Rapido e del reparto Antisabotaggio. Il Gruppo di Intervento Rapido è finalizzato al contrasto di eventuali attività eversive. Svolge innanzitutto un'attività investigativa attraverso l'analisi e il raccordo di numerosi canali e sistemi informativi. È in grado di intervenire immediatamente in caso di situazioni ad alto rischio.

Il secondo reparto è uno speciale contingente formato da elementi altamente specializzati e addestrati, munito di sofisticate e innovative attrezzature tecnologiche. Le principali attività di questi specialisti, periodicamente aggiornati sulle più moderne tecniche d'intervento, consistono nel riconoscere e neutralizzare eventuali pericoli ponendo in atto tutte le misure di sicurezza in caso di ritrovamento di pacchi o plichi sospetti, oltre a concorrere nelle attività di polizia giudiziaria e amministrativa, in ausilio al reparto investigativo che si avvale di una sala operativa e di controllo.

Si tratta di un centro funzionale e di coordinamento dei soccorsi per le emergenze sul territorio, attrezzato con impianti di allarme e di videosorveglianza di ultima generazione. Costituisce, in pratica, un presidio permanente e continuativo. La sala infatti è operativa 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno, e dispone degli strumenti tecnologici e informatici con cui analizzare e valutare in tempo reale tutte le informazioni raccolte dalle reti di monitoraggio. È costantemente in grado di avviare idonee procedure di risposta e contrasto all'insorgere delle emergenze o in particolari situazioni a rischio che dovessero essere segnalate sul territorio. L’esercito del Papa, in sintesi, sarà pur limitato e, quanto ad armi inoffensivo. Ma è certo che, nel suo piccolo, il Vaticano non scherza.