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Categoria: Esteri
di Bianca Cerri

Negli Stati Uniti il numero dei genitori che lasciano morire i propri figli per non contravvenire alle regole della loro fede continua ad aumentare in modo vertiginoso. Nel decennio tra il 1997 ed il 2007 già 190 minori hanno pagato con la vita per il fanatismo degli adulti. Alla Child HealthCare is a Legal Right, un’associazione che cerca come può di tamponare il triste fenomeno, sono convinti che almeno il 90% avrebbero potuto essere salvati. Il 17 giugno, i quotidiani hanno riportato la notizia dell’ennesima vittima, Neil Beagley, figlio sedicenne di due seguaci della Chiesa cristiano-scientista, una delle venti comunità presenti negli Stati Uniti che prevedono come unico ausilio agli ammalati la preghiera collettiva. In questo modo, malattie facilmente curabili sfociano quasi sempre nella tragedia. Nel mese di marzo, la famiglia Beagley aveva già perso una bambina di 15 mesi. Alla piccola, nata diabetica, non veniva mai somministrata l’insulina di cui aveva bisogno per “non contrastare il volere divino”. L’aspetto più oscuro e sconcertante della questione è che le leggi americane prevedono uno statuto che protegge i genitori che si oppongono alle terapie mediche per motivi di fede. La morte di Neal Beagley ha però riacceso un dibattito che dura ormai da molti anni sulla connivenza tra Stato e comunità religiose che millantano guarigioni miracolose. Qualcuno si chiede anche come sia possibile consentire a degli adulti legalmente autonomi esercitare il diritto di vita o di morte su un minore impossibilitato ad esprimere la propria volontà. La risposta è semplice: nei dieci anni a cavallo tra il 1970 e il 1980 le leggi che imponevano ai genitori di tutelare la salute dei figli e prevedevano sanzioni penali in caso di maltrattamenti, sono state stravolte dall’introduzione di alcuni emendamenti che proteggono invece i genitori che lasciano morire i figli per motivi riconducibili alla fede.

Nel 1974, quando l’allora governo Nixon approvò il Child Abuse and Treatment Act, che prevedeva lo stanziamento di fondi a favore dei minori maltrattati o in stato di abbandono, le congreghe di ispirazione religiosa si fecero immediatamente avanti per reclamare la loro parte. Al tempo stesso iniziarono a premere per ottenere leggi che anteponessero la libera scelta religiosa alla salvaguardia dei minori. Con un candore che nulla aveva a che vedere con la fede bensì con le generose donazioni elargite dai cristiano-scientisti durante la campagna elettorale, il Congresso approvò la richiesta. Oggi 45 stati americani consentono che bambini e adolescenti malati siano “curati” con il solo ausilio della preghiera.

Le leggi variano da un posto all’altro: in Wisconsin, le norme in vigore vietano la persecuzione di chi agisce in nome della fede anche in caso di morte. In Minnesota si ricorre in genere all’intervento della Corte Suprema, ecc. . Si cominciano però ad intravedere piccoli segnali di ravvedimento: in Maryland pare che sarà revocata la legge che consentiva ai genitori di mantenere comunque la patria potestà sugli altri figli anche qualora fosse stata accertata la loro responsabilità nella morte di un minore. In Wisconsin grazie ad una forte spinta da parte dell’opinione pubblica, il padre e la madre di una bambina diabetica morta per mancanza d’insulina sono finiti in carcere.

Phil Davis, uno dei portavoce della Chiesa cristiano-scientista, ha detto ai giornalisti che “sarebbe illogico processare qualcuno solo perché ha scelto la preghiera”, ignorando completamente il dramma di una bambina di 11 anni alle quale è stato tolto il diritto alla vita. Se fosse stato ancora vivo il grande Mark Twain, che considerava i seguaci dei culti dei “rispettabili ciarlatani”, gli avrebbe probabilmente risposto per le rime.

Intanto si è scoperto che la Chiesa cristiano-scientista di Boston ha ricevuto dal governo americano almeno 50 milioni di dollari in sette anni per “assistenza ai malati”. Nessun commento stavolta da parte dei dirigenti. Ora, a parte il fatto che solo otto milioni sono stati effettivamente spesi per la gestione di una struttura che ospita ammalati della comunità, è forse opportuno ricordare che le terapie praticate consistono unicamente in preghiere collettive alternate a inni sacri cantati dai confratelli. La vicenda è finita anche sulle pagine del Wall Street Journal e si attendono nuovi sviluppi. Bisogna dire che i cristiano-scientisti davanti ai privilegi economici si dimostrano forse ancora più agguerriti di quanto abbiano dimostrato di essere nel proteggere il loro diritto di curare i malati con la preghiera.

I lobbisti di tutte le comunità religiose hanno intanto iniziato a premere per ottenere dal governo una legge che consenta ai cittadini di contrarre assicurazioni che, in caso di malattia, garantiscono all’infortunato non più il ricovero in una struttura sanitaria ma il pronto intervento di un gruppo di preghiera. Questa formula è già stata sperimentata in forma privata. Le tariffe si aggirano sui 20 dollari ad intervento con punte che arrivano fino a 50. Tutto dipende dal numero di preghiere necessarie per arrivare alla guarigione. Con un po’ di fortuna si può anche sopravvivere. Più spesso di vola in paradiso, alla modica somma di 50 dollari a persona, meno di un villaggio-vacanze…..