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Categoria: Esteri
di Elena Ferrara

Alle spalle ha già otto viaggi: ha visitato varie parti d'Europa (Colonia, la Polonia, Valencia, la Baviera, la Turchia e l'Austria) e dell'America (Brasile e Stati Uniti): ora affronta l’Oceania, il “nuovissimo continente” dove il Vaticano non gode buona salute pur se sul piano del proselitismo ha già fatto notevoli passi. La missione - iniziata il 12 luglio - si protrarrà sino al 21 luglio per un totale di 32.836 chilometri a bordo di un aereo “Alitalia B777-4000”. Per Papa Ratzinger saranno nove giorni di attività più che mai intensa. Un vero tour de force all’insegna della propaganda per cercare di portare il continente nell’area di influenza vaticana. L’occasione ufficiale del lungo raid, comunque, è quella della partecipazione alla XXIII Giornata mondiale della gioventù. Perché in terra australiana si stanno dando appuntamento le organizzazioni cattoliche di ogni parte del mondo. Una sorta di congresso mondiale per il quale il Vaticano e la Chiesa hanno investito miliardi portando sul posto intere flotte aeree dalle quali sbarcano giovani, suore, missionari ed organizzatori religiosi. Una grande prova di forza su scala mondiale con gli italiani che saranno oltre diecimila con 70 aerei e gli americani che toccheranno i 25.000. Quanto agli altri numeri si parla di 8.000 volontari, 2.000 sacerdoti, 700 tra Cardinali e Vescovi, più di 2000 giornalisti accreditati, 3 milioni e mezzo di pasti per i pellegrini. Ma non ci sarà solo religione. Il Vaticano farà anche i conti con la diplomazia politica. Perché Ratzinger (ospite del centro ritiri e formazione dell’Opus Dei) avrà importanti incontri al Government House con il governatore generale Jeffery e il primo ministro Rud ed altre autorità politiche. In particolare il premier del Nuovo Galles del sud Morris Iemma, il governatore dello Stato Marie Bashir e il sindaco Clover More. Sull’agenda, soprattutto, figureranno le questioni relative alla condizione degli aborigeni e dei diritti per secoli calpestati. Si tratta di popolazioni che vogliono riappropriarsi di quel ruolo che compete loro, per diritto naturale, nella società australiana.

Da quarantamila anni vivono su queste terre. Hanno cercato di rubargliele e di fatto per anni ne sono stati estromessi, tanto che qui si parla di “stolen generation”. Deportazioni, sfruttamento, abusi, epidemie, hanno ridotto oggi gli aborigeni a poco più di quattrocentomila persone (il 2,4 per cento della popolazione australiana),con un'aspettativa di vita che è più bassa di diciassette anni rispetto a quella dei connazionali. La Chiesa prende ora le difese di queste antichissime popolazioni, ancora oggi impegnate in un lungo e faticoso processo di riconciliazione per sanare le ferite inferte dal colonialismo. Altri punti della visita di Ratzinger saranno quelli relativi al contenzioso che riguarda la posizione dei cattolici che - quanto a numeri - hanno superato gli anglicani. Il papa, in questo contesto, vedrà poi i rappresentanti delle altre religioni, anche queste in crescita - specie il Buddismo e l’Islam - grazie all’emigrazione dall’Asia.

Tutto questo tenendo conto che i cattolici sono poco più di 5 milioni, circa un quarto della popolazione in una nazione, secondo quanto osservato dallo stesso pontefice qualche anno fa, dove la secolarizzazione è più avanzata e dove, una decina di anni fa, fu approvata la prima legge (presto abolita) al mondo che legalizzava l'eutanasia. Un paese dove, pochi mesi fa, una petizione che chiedeva l'abolizione del celibato obbligatorio dei preti ha raccolto le firme di oltre 20mila cattolici, tanto da costringere la Conferenza Episcopale a discutere la questione durante la propria plenaria, ma dove l'episcopato è guidato da un conservatore solido e stimato da Ratzinger come l'arcivescovo di Sidney, card. George Pell.

Nuvole nere sul viaggio pastorale riguardano invece quella triste pagina che parla di abusi sessuali messi in atto nei confronti di bambini in diverse istituzioni religiose. Proprio nei giorni scorsi la televisione australiana ha trasmesso un documentario che accusa il card. Pell di aver mentito a una vittima e aver coperto un prete pedofilo. Sarebbe solo l'ultimo caso, ma in molti, tra le vittime e i fedeli, si aspettano da papa Ratzinger parole di scusa come quelle pronunciate recentemente durante il viaggio negli Stati Uniti. Il Papa, intanto, promette interventi diretti e forti. E, a quanto dicono, il Papa non dovrebbe dire bugie.