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Categoria: Esteri
di Alessandro Iacuelli

Il 29 luglio 2008, appena pochi giorni dopo l'ultima contaminazione, che ha riguardato 94 lavoratori, presso la centrale nucleare di Tricastin, nel Dipartimento francese di Vaucluse, un centinaio di dipendenti sono stati evacuati in seguito ad un nuovo allarme provocato, questa volta, dalla sospetta fuoriuscita di polvere radioattiva dal reattore numero 4. Circa una quarantina di lavoratori sono stati trasferiti in infermeria e sottoposti a controlli medici. Due dipendenti, secondo quanto ha precisato la compagnia energetica francese EDF, hanno evidenziato tracce di contaminazione radioattiva. Nuove indagini sono in corso per accertare le cause di questo ennesimo incidente occorso alla centrale di Tricastin, dove già all'inizio del mese si è verificata una perdita di uranio nelle falde acquifere dell'area. Altri due incidenti, avvenuti nei giorni scorsi nelle centrali nucleari francesi, hanno coinvolto gli impianti di Romans sur Isere e Saint Alban, dove 15 operai sono rimasti contaminati. La differenza tra questo ed i precedenti incidenti è alquanto singolare. Mentre infatti in tutti gli altri casi si è assistito ad uno stillicidio di dichiarazioni istituzionali e societarie volte a minimizzare i guasti e le perdite di materiale radioattivo nell'ambiente, stavolta si è scelta la strada della negazione totale dell'incidente. Un portavoce di Edf, infatti, ha detto che non c'è stato alcun incidente e che il segnale si è acceso in modo accidentale. "Non c'è un incidente, si è trattato di un allarme intempestivo", è stata la dichiarazione ufficiale. L'Autorità per la sicurezza nucleare (Asn), che come al solito non ha usato la parola "incidente", ha reso noto di non essere in grado di confermare lo scenario indicato da Edf. In pratica, è successo che mentre erano in corso alcuni lavori di manutenzione, intorno alle 10.40, è scattato un allarme-radioattività, e nella centrale sono state attuate le procedure di routine. I 127 dipendenti presenti nell'impianto sono stati evacuati, i 45 più vicini all'area dove è scattato il segnale di pericolo sono stati portati in infermeria.

Secco il commento di Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia:"Basta dire non e' successo niente a Tricastin. I continui incidenti all'impianto nucleare francese non sono liquidabili con un'espressione del genere. La prima perdita di liquidi contenenti uranio ha fatto scattare misure di radioprotezione nei confronti della popolazione, vietando l'uso dell'acqua di falda, la pesca e il nuoto nei corsi d'acqua. Il secondo incidente ha contaminato, inoltre, un centinaio di lavoratori con livelli di radioattività sopra la media consentita che, per gli addetti ai lavori, è 20 volte superiore alla dose massima per la popolazione." "In questi giorni", conclude Onufrio, "si sono anche verificati altri due eventi in Francia: alla centrale Edf di Saint-Alban (Liguadoca-Rossiglione) sono stati contaminati 15 lavoratori e c'è stata una perdita di liquidi radioattivi all'impianto di fabbricazione del combustibile di Areva a Romans-sur-isere (Rodano-Alpi)".

Ci sono state anche altre reazioni, in Italia, a questo ennesimo allarme presso l'impianto di Tricastin. Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, commenta sarcasticamente: "Ma non é che questo nuovo allarme per la centrale di Tricastin rientra in una manovra del Governo francese tesa a boicottare il programma nuclearista di Berlusconi? Col nucleare c'e' poco da scherzare, sottolinea, ma le dichiarazioni così rassicuranti sulla non pericolosità dell'atomo del presidente del consiglio Silvio Berlusconi e del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola provocano purtroppo un sorriso amaro: non si capisce come possano affermare che si tratta di una fonte energetica priva di rischi. E chissà, conclude Cogliati Dezza, che non arrivino ad accusare Nicolas Sarkozy di essersi schierato dalla parte degli ambientalisti per creare allarmismo e frenare il ritorno italiano all'atomo".

Ma non sono certo solo gli ambientalisti a far presente l’incongruità e la pericolosità della scelta nucleare paventata da Scajola: "In Italia il ritorno al nucleare è impossibile", ha detto a Udine in un incontro Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. "E' costato moltissimo uscirne, ha aggiunto, e costerebbe troppo ritornarvi. Inoltre, ha affermato, nel Paese manca il consenso".

Chissà se al governo, così motivato e spinto al ritorno del nostro Paese a produrre energia dall'atomo, suonerà un campanello d'allarme almeno ora che non Greenpeace o Legambiente, ma un istituto economico si pronuncia in modo così netto contro l'opzione nucleare. Nomisma Energia, infatti, è una società fondata nel settembre 2006 da Davide Tabarelli, Alessandro Bianchi (Amministratore Delegato) e Nomisma Spa. L'obiettivo è coniugare al prestigio di Nomisma, nel campo della ricerca nei settori reali dell'economia, la specializzazione nell'energia maturata del gruppo di fondatori e collaboratori della nuova società.

Tabarelli ha anche aggiunto che "il principale problema delle risorse energetiche rinnovabili è legato a questioni amministrative, tecniche e alla loro sporadica diffusione sul territorio italiano". Dunque il nodo resta sempre lo stesso: investire sul nucleare sapendo che i costi sono praticamente insostenibili, che i problemi delle scorie non sono risolti, che comunque ci saranno grossi problemi sia di materia prima, cioè di approvviggionamento dell'uranio, che di allocazione delle stesse centrali; oppure investire su efficienza energetica, risparmio e rinnovabili, semplificando le norme e sfruttando tutte le potenzialità di crescita che questo Paese avrebbe in questo settore?

Nel frattempo, sempre il 29 luglio, uno dei 17 reattori nucleari attivi in Germania è stato fermato, dopo che una gru ha accidentalmente tranciato una linea dell'elettricità all'esterno della centrale di Biblis, nei pressi di Francoforte. Lo riferisce la compagnia energetica RWE, precisando che le turbine collegate ad uno dei due reattori in funzione a Biblis si sono spente automaticamente, dopo che la gru ha urtato e danneggiato una linea dell'alta tensione durante lavori di costruzione nel sito.

Il giorno dopo, il 30 luglio, alle 6 ora locale (le 5 italiane), un incendio è scoppiato nel cantiere di un reattore nucleare di terza generazione in costruzione in Finlandia, è stato spento dopo poche ore senza alcun rischio per la popolazione. Lo ha reso noto la Teolisuuden Voima (TVO), la compagnia energetica del Paese scandinavo che gestisce la centrale. Il rogo, in cui non ci sono stati feriti, è scoppiato nell'impianto di Olkiluoto, nella Finlandia sud-orientale, dove la tedesca Siemens e la francese Areva stanno costruendo il primo reattore al mondo ad acqua pressurizzata. Al momento dell'incendio non erano in corso lavori e i danni sono limitati alle impalcature e ad alcuni materiali di costruzione. Il reattore, che dovrebbe essere pronto per il 2011, sarà il quinto della Finlandia e il terzo nella centrale di Olkiluoto. La causa dell'incendio e' ancora sconosciuta.