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Categoria: Esteri
di Elena Ferrara

Avevano annunciato orde di cosacchi pronti a bivaccare in piazza San Pietro. Era il 1948 e ancora non si vedono. Sono arrivati invece a Mosca, nella piazza Rossa, ottanta prelati “ambrosiani” tutti in missione (una full immersion nella realtà religiosa e politica degli ortodossi) guidati dall'arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi e da due vescovi ausiliari - il vicario generale Carlo Redaelli e il vicario per la cultura Franco Giulio Brambilla. Il programma è denso di visite a cattedrali e monasteri, concelebrazioni eucaristiche in rito cattolico e liturgie ortodosse; incontri con l'arcivescovo cattolico di Mosca, Paolo Pezzi, e col nunzio apostolico in Russia, Antonio Mennini. Ma il vero obiettivo dell’invasione - che avviene con la sponsorizzazione del Papa Ratzinger - è il colloquio al massimo livello con la Patriarchia di Mosca. Assente il titolare Alexei II (trattenuto all’estero per il protrarsi di esami clinici) gli onori di casa - nel monastero di Novodievici, quello delle “Vergini” - sono stati fatti dal metropolita Juvenalij, vicario del patriarca. Juvenalij ha voluto ricordare ai missionari vaticani che fu proprio lui - a nome degli ortodossi russi - ad essere presente, in qualità di osservatore - al Concilio Vaticano II. Sulla parte “riservata” dei colloqui non sono però filtrate notizie. Ma è certo che l’assenza di Alexei II non ha permesso l’approfondimento dei temi relativi al possibile scambio di visite al massimo livello a Roma e a Mosca. Resta, quindi, l’incognita del Patriarca.

Un personaggio enigmatico che, sino ad oggi, non ha mostrato reali tendenze al dialogo nei confronti della Chiesa di Roma. In questo momento, comunque, sia il Vaticano che la dirigenza ortodossa sembrano convinti dell’esistenza di spunti degni di interesse spirituale, culturale ed ecumenico.. Tettamanzi, per ora, ha avviato un discorso pragmatico ma denso di significati. "Farsi pellegrini - ricorda il cardinale - consiste nel cercare di entrare nello spirito dell'Oriente cristiano e di iniziare a respirare, come sognava Giovanni Paolo II, anche con questo polmone della cristianità". E il “polmone”, appunto, è la Chiesa di Alexei II considerata nella sua complessità, con le sue radici e le sue tradizioni.

Tettamanzi, in questo contesto, proprio nella sede di Novodievici ha voluto affrontare i “punti” di quel dialogo-sfida avviato dal Vaticano che, per ora, sono stati poco recepiti dai padri ortodossi. La questione dominante è quella delle “tesi” poste dalla modernità alle Chiese con tutti i problemi pastorali collegati. Temi, tra l’altro, già affrontati in altri colloqui con il Patriarca di Mosca e che hanno portato a registrare alcuni piccoli passi in avanti nell’opera di distensione. In tal senso gli ortodossi sono invitati a ricordarsi che a Milano (la città dove ha sede Tettamanzi) è sempre valida la promessa di concedere per le liturgie ortodosse l'uso di un edificio di culto.

Promesse e colloqui a parte resta il valore strategico della missione attuale. Ed è il cardinale che auspica che si avvicini presto il giorno in cui il Patriarca di Mosca “possa abbracciare il successore di Pietro. E grande - aggiunge - è pure il desiderio che Alexei II possa venire in Italia per venerare le reliquie di san Nicola". Il punto reale, infatti, è proprio questo.

A margine dei contatti di questi giorni ci sono poi ulteriori programmi da definire tra le due chiese: si parla del 1700° anniversario del cosiddetto "editto di Milano" emanato da Costantino nel 313, e del fatto che, durante la visita del 2006 e in una successiva lettera, il Patriarca Alessio II espresse il suo interesse e sostegno per promuovere a Milano, nel 2013, un incontro dei leader cristiani come comune testimonianza circa “l'insopprimibile valore della libertà religiosa”. Il Vaticano, in questo contesto, sottolinea il valore del programma della “missione Tettamanzi” caratterizzata oltre che dalla parte politico-diplomatica anche tappe spirituali ed artistiche: Eucaristia presso la Chiesa cattolica di Vladimir, incontro con l'arcivescovo ortodosso Evloghij e visita della cattedrale della Dormizione - dove si possono ammirare gli affreschi di sant'Andrej Rubliov - una escursione a Suzdal con visita della cattedrale e dei monasteri.

Poi una tappa al monastero di san Sergio ed una escursione nella cattedrale della Dormizione e della chiesa della Santissima Trinità. Quindi un incontro con un rappresentante della Accademia Teologica ortodossa e di nuovo a Mosca per partecipare alla “Divina Liturgia della Dormizione della Beata Vergine Maria”, presieduta dal Patriarca presso la Cattedrale della Dormizione al Cremlino. Tappa successiva, tutta di stampo culturale, quella alla Galleria Tretjakov per vedere le icone della “Trinità” di Rubliov e la “Madonna della Tenerezza”. Non mancherà una visita alle altre Cattedrali del Cremlino. Verrà poi celebrata una Messa nella chiesa cattolica di Mosca, con la presenza dell'arcivescovo Pezzi. E infine i prelati italiani andranno a Butovo, un luogo dove si consumò il martirio della Chiesa russa nei duri anni di Stalin. A Roma Tettamanzi riferirà a Ratzinger i risultati della missione.

E sempre nel quadro dell’attuale “invasione” della Chiesa di Roma in terra russa va rilevato che in queste ore a Kazan è arrivato il cardinale decano Angelo Sodano che ha inaugurato una Chiesa cattolica riedificata sullo stesso terreno dove sorgeva quella espropriata e sconsacrata dai bolscevichi dopo la Rivoluzione d’Ottobre. L’avvenimento assume un valore estremo perchè Kazan è la capitale della repubblica autonoma dei Tartari. E’ una città che tutti i musulmani dell’ex Unione Sovietica considerano come la loro Mecca. Forse si può dire che Ratzinger e Alessio II hanno fatto dei piccoli ed importanti passi in avanti. Quanto ai famosi cosacchi che dovevano arrivare nella nostra capitale per far bere i loro cavalli non si hanno notizie. Ma è certo che questa volta sono i prelati italiani ad invadere la piazza di Mosca arrivando anche nel cuore dell’Islam russo.