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Categoria: Esteri
di Luca Mazzucato

Era l'epoca degli accordi di Oslo firmati da Rabin e Arafat, un'onda di speranza si allargava nel Medioriente: ma tutto finì nel sangue una sera di novembre del 1995, quando un estremista di destra ultra-ortodosso sparò a distanza ravvicinata e uccise il premier israeliano, ad una manifestazione pacifista nella piazza centrale di Tel Aviv, uccidendo insieme a Rabin le prospettive di convivenza tra israeliani e palestinesi. Quattordici anni dopo, torna lo spettro del terrorismo di destra: una bomba piazzata davanti alla sua porta di casa ha colpito Ze'ev Sternhell, professore, giornalista di Ha'aretz e membro di Shalom Ahshav (Peace Now). Il professore se l'è cavata con qualche ferita alle gambe e molto spavento: ma la polizia e il governo dichiarano che la bomba mirava ad un nuovo assassinio politico. In un paese stanco e assuefatto alla guerra, l'assassino di Rabin è ancora in carcere, pericoloso nemico dello stato per i più. Ma per l'estrema destra israeliana e i coloni (con malcelate simpatie nella destra istituzionale), è un eroe che ha salvato Israele dalla svendita al nemico arabo. Mentre nel 1995 i coloni stavano organizzandosi e vedevano negli accordi di Oslo una minaccia alla loro espansione, ora si sentono invincibili e tornano a farsi sentire, colpendo per intimidire tutte le voci critiche, sicuri questa volta della totale impunità: i tempi sono cambiati dal 1995 ad oggi e il movimento dei coloni è ormai uno stato di fatto indipendente nei Territori Occupati.

È quasi mezzanotte in un tranquillo quartiere residenziale di Gerusalemme Ovest (la parte israeliana della città). Sternhell esce di casa per chiudere il cancello e, in quel preciso istante, una pipe bomb esplode investendolo in pieno. Per fortuna alcune valigie hanno attutito l'impatto (il professore era appena tornato dall'aeroporto), altrimenti l'esplosione l'avrebbe ucciso. Secondo la polizia, l'attentato è stato meticolosamente pianificato. Qualcuno, appostato nelle case di fronte, ha seguito il professore, registrato i suoi movimenti e infine piazzato la bomba per ucciderlo. Non c'è alcun dubbio sulla matrice politica dell'attentato: attorno all'abitazione la polizia ha rinvenuto decine di volantini che offrono un milione di shekel (circa duecentomila euro) a chiunque uccida un membro dell'associazione pacifista "Peace Now".

Il professor Sternhell, accademico di fama internazionale, è un esperto mondiale di storia del fascismo. All'inizio di quest'anno, Sternhell ha ricevuto l'"Israeli Prize", il più prestigioso riconoscimento accademico israeliano, per i suoi eccezionali contributi allo studio del pensiero politico. Dopo il conferimento del premio, un gruppo israeliano di estrema destra ha fatto ricorso alla Corte Suprema contro la selezione, ma la petizione è stata rigettata. Sternhell è inviso all'estrema destra, perché da sempre denuncia la follia delle colonie israeliane in West Bank e la violenza squadrista dei coloni contro i palestinesi e ha ricevuto in passato numerose minacce di morte.

In un'intervista ad Ha'aretz rilasciata il giorno dopo l'attentato, Sternhell ha denunciato con veemenza la deriva fuorilegge in cui sta precipitando lo Stato d'Israele. Secondo Sternhell, “la violenza dei coloni si sta riversando oltre la Linea Verde dentro Israele. Ci sono due popolazioni e due sistemi legali nei Territori. Se si permette ai coloni di picchiare i Palestinesi, sradicare i loro alberi e demolire le loro abitazioni in West Bank, perché questo non dovrebbe accadere anche al di qua della Linea Verde?” E aggiunge che “se questo atto è stato perpetrato da un soggetto politico, allora questo è l'inizio della disintegrazione della democrazia in Israele, come successe in Europa,” riferendosi all'avvento del nazismo in Germania. “La situazione sta peggiorando rapidamente, a causa della violenza contro i Palestinesi nei Territori, che non può più essere separata dalla violenza contro gli ebrei che sostengono i Palestinesi.”

In risposta al vicepremier Ramon, che ha definito “hooligans” i coloni violenti, Sternhell si chiede retoricamente: “Di chi è la responsabilità dell'anarchia in West Bank? Chi deve riportare la legge nelle colonie?” Quando poliziotti e soldati israeliani tornano a casa con le ossa rotte dai coloni, “chi ha lasciato deteriorare le cose fino a questo punto?” Secondo Sternhell, i coloni ultra-ortodossi sono la vera minaccia per lo Stato d'Israele. Come sostiene Uri Avneri, leader del movimento pacifista Gush Shalom, l'espansione di colonie in West Bank porterà necessariamente ad uno stato binazionale (ebreo e palestinese) che segnerà la fine del sionismo. La sinistra israeliana, un tempo motore dei processi di pace, è ora muta e totalmente incapace di reagire alla violenza squadrista che dilaga in Israele e in Palestina, ma deve con forza denunciare che l'Occupazione è un disastro che sta per minare le fondamenta stesse dello stato.

Subito dopo l'attentato, l'ex premier Olmert ha ricordato in un'intervista che Israele deve cedere al più presto sia Gerusalemme Est che il Golan in cambio della pace, unico modo di salvaguardare la natura sionista d'Israele. A quanto pare, l'establishmente israeliano, complice dei coloni finora, si sta rendendo conto del terribile nemico che ha coltivato in seno. Le condanne contro l'attentato si sono fatte sentire forte e chiaro dai principali membri del governo di Tel Aviv: il Ministro dell'Interno Dichter e della Difesa Barak hanno subito denunciato l'attentato come un attacco politico alla sinistra e a tutta la società civile, mentre il premier incaricato Tzipi Livni ha definito l'attacco “intollerabile.” Tuttavia, Itamar Ben-Gvir, un attivista del Fronte Ebraico Nazionale, un gruppo di coloni della West Bank, ha dichiarato che Sternhell è una figura del tutto irrilevante: “Non denuncio questo incidente, ma posso affermare categoricamente che i coloni non sono coinvolti.”

La reazione della polizia di Gerusalemme invece lascia alquanto perplessi. Nessuno nella polizia né nello Shin Bet (il servizio di sicurezza) sospettava nulla, forse perché le forze di sicurezza non si occupano degli estremisti ebrei per direttiva politica. Dopo il ritrovamento dei volantini con le minacce di morte a "Peace Now", la polizia ha rafforzato la scorta al segretario generale dell'associazione (e anche all'ex giudice della Corte Suprema Aharon Barak, che ha spesso legiferato contro le colonie e l'illegale muro di separazione). Ma il portavoce della polizia si è affrettato ad aggiungere che “ci sono centinaia di pacifisti a Gerusalemme. Non avendo ricevuto minacce specifiche, non possiamo proteggere così tante persone.”

Ci si chiede dunque se la polizia di Gerusalemme, che finora ha sempre protetto gli estremisti ultra-ortodossi coprendo anche le azioni più estreme, non decida ora di sciogliere "Peace Now", con la scusa di proteggerne gli attivisti! Quando, nei mesi scorsi, degli estremisti di destra minacciavano di uccidere i manifestanti della "gay parade", la polizia decise di cancellare la sfilata e rinchiudere i manifestanti dentro uno stadio, mentre gli ultra-ortodossi inscenavano impunemente una guerriglia urbana mettendo a ferro e fuoco la città. I coloni ultra-ortodossi, ora come allora, si godono la celebrità del momento, sicuri che nessuno in Israele ha la forza politica e militare per scalfire la loro totale impunità.