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Categoria: Esteri
di Carlo Benedetti

MOSCA. Un attacco del genere non si era mai registrato contro le forze di sinistra. Impensabile ai tempi dell’Urss. Ma ora, nel clima generale di un becero anticomunismo di ritorno e mentre sale sulle rive della Moscova l’amore per Berlusconi, ecco Radio Mosca, che un tempo osannava e corteggiava le sinistre italiane, attuare una netta svolta. E sotto i colpi della critica e delle accuse cade Veltroni. Perchè quell’intervista che il leader italiano ha rilasciato al Corriere della sera per denunciare l’importazione in Italia del cosiddetto “modello Putin”, ha suscitato le ire dei laudatores del regime putiniano, in primo luogo i nuovi inquilini dell’emittente russa: tutti pronti a battere la mani al Capo, come ai vecchi tempi, quando c’erano Breznev e compagni. Ed ecco che dalle onde di questa Russia radiofonica riceviamo una lezione di stile scolastico sulle istituzioni russe. Ci viene ricordato che tutto è in regola ed è in sintonia con le norme democratiche occidentali: c’è una Costituzione e c’è poi una Camera alta “in cui ha trovato attuazione il sogno federalista di Umberto Bossi, dal momento che è costituita da rappresentanti delle Regioni e delle varie autonomie esistenti, per tradizione, nel paese...”. La radio moscovita si avventura nel tracciare un “parallelo” fra i risultati delle ultime elezioni legislative, quelle della Russia del dicembre del 2007 e quelle dell’Italia dell’aprile del 2008. Ed ecco il parallelo che il Cremlino stabilisce con la nostra realtà. "Elementary, my dear Watson!” verrebbe da dire usando l’espressione di Holmes e la lingua che piace ai “nuovi russi”. Ma andiamo avanti. Perchè - dice la radio - il responso delle urne ricorda che “nel parlamento russo hanno trovato posto quattro partiti, in quello italiano cinque. In Italia sono scomparsi i partiti dell’estrema sinistra, in Russia quelli della destra”. E qui, subito, la sparata propagandistica che è anche segno di un regime che mette sempre più le sue zampe nei media. ”Il risultato più significativo - dice Radio Mosca - è un altro: quello di una maggioranza assoluta e costituzionale conquistata alla Duma dal partito “Russia Unita”, guidato da Vladimir Putin...”.

Questa è la realtà dei fatti secondo la radio moscovita, che sulla base di questa analisi così continua citando anche Berlusconi: “Una realtà che si manifesta prima di tutto nel funzionamento delle istituzioni. Quando non si deve mediare continuamente fra rissose quanto modeste formazioni politiche, ognuna sospinta dall’esigenza di farsi sentire o almeno di farsi vedere, il lavoro parlamentare si snellisce”. Non solo, ma ”quando all’interno della maggioranza viene a mancare il ricatto continuo di quei partiti che, arrivati ormai al potere, hanno più dissensi fra di loro che con l’avversario appena battuto, è possibile veramente che il parlamento legiferi e il governo governi. E’ quanto si è visto in questi cento giorni a Palazzo Chigi e a Montecitorio. Non parliamo poi di Palazzo Madama ove il governo Prodi rischiava di cadere per ogni colpo di tosse”.

Il commento che viene da Mosca continua ricordando che in Russia, la Duma ”che nella sua prima legislatura postsovietica, proprio per la presenza di alcune decine di partiti e di una moltitudine di parlamentari indipendenti, assumeva sempre più una connotazione farsesca, oggi è un organismo funzionante che lavora sei giorni la settimana. Esamina, discute ed approva leggi di iniziativa parlamentare o di governo. Venuti a mancare i pressupposti di un’opposizione preoconcetta e a tutti i costi, Parlamento, governo e presidente lavorano,ognuno nel rispetto delle proprie e altrui prerogative, al raggiungimento degli stessi obiettivi”.

Sin qui una pacata e cronologica ricostruzione dei fatti ad uso della propaganda russa. Niente di male perchè questo è il compito dei laudatores del Cremlino, ieri di Breznev oggi di Putin e di Berlusconi... Ma ecco che si arriva al cuore del servizio. Scatta l’attacco - ordinato dai vertici del Paese - a Veltroni, ai democratici di sinistra e alla storia del Pci. Il riferimento è sempre all’intervista al Corriere della sera di Veltroni. Dice la radio: “Veltroni attacca perchè non sa riconoscere la sconfitta. E non vuole ammettere, come i partiti sconfitti in Russia, che chi vince governa e chi perde fa l’opposizione, come vuole e come crede e che in Parlamento non vige il centralismo democratico. In Russia i partiti sconfitti alle ultime elezioni sono come la neve dell’anno scorso, scomparsi... Forse sarebbe opportuno informarlo che i partiti esclusi dalla Duma alle ultime elezioni rappresentavano l’estrema destra economica, quella destra che aveva retto, si fa per dire, le sorti della Russia per quasi un decennio, sempre ligia e rispettosa dei comandamenti che venivano impartiti dalle massime istituzioni economiche di oltre oceano, quelle che proprio oggi vanno alla deriva, travolte dai fallimenti che hanno fatto di Wall Street un percorso di guerra. E che il partito, vincitore delle elezioni, si ispira ad una linea centrista e sociale”.

Di conseguenza – sostiene sempre la radio moscovita - la coerenza vorrebbe che Veltroni,come capo del neo Partito democratico solidarizzasse con il partito di Putin: “Invece niente”. Poi l’attacco finale. La radio del Cremlino parla di coerenza, rilevando che quanto a coerenza c’è quella dimostrata dai “vertici del partito comunista italiano” che nel passato, dopo il famoso strappo con il Pcus, “continuarono a chiedere e a ottenere da Mosca cospicui finanziamenti”. La radio insiste quindi sui “finanziamenti” sovietici al Pci e poi chiede con un fare candido: “Detto questo, Veltroni che c’entra?”. “Era un ragazzino, allora” sostiene. Ma subito aggiunge che i fondi economici dell’Urss-Pcus arrivavano in Italia nel 1989. “Ma allora - si ricorda improvvisamente il laudatores che ci parla dal microfono russo - ai vertici del partito comunista italiano c’era questa troika: “Achille Occhetto segretario, Massimo D’Alema vice segretario, Walter Veltroni, direttore de l’Unità. Ma oggi Veltroni attacca la Russia. Con la stessa coerenza politica di sempre”. Fine della trasmissione. Putin e i suoi si sono tolti il sassolino dalla scarpa. Resta da vedere se Veltroni ingoierà il rospo. Intanto Berlusconi sa di aver trovato una buona base radiofonica per la sua Mediaset in versione russa...