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Categoria: Esteri
di Carlo Benedetti

MOSCA. Per il duce Michail Saakashvili - uomo degli americani della Cia e del Pentagono e degli israeliani del Mossad - arriva il giorno del giudizio. E tutto è ora nelle mani di una signora georgiana che risponde al nome di Ninò Burdzanadze. E’ lei che sta organizzando la protesta contro il presidente di Tbilissi e presentando il conto ad un regime che ha portato la Georgia nel baratro della guerra lasciando sul campo morti e distruzioni (oltre alla perdita di una bella fetta di territorio e di popolazione). Ecco quindi sulla scena del Caucaso l’intrepida Ninò. Sguardo penetrante, viso tipicamente georgiano, bella ed austera. Un leader che si sta sempre più imponendo nell’arena dell’ex Unione Sovietica mentre le diplomazie locali - da Tbilisi a Mosca - si trovano a fare i conti con il cambiamento avvenuto oltreoceano. Ma è nella capitale georgiana che la situazione si sta sempre più riscaldando e annunciando una nuova rivoluzione nazionale. Perché l’opposizione al presidente Saakashvili si sta rafforzando e già si parla di un suo allontanamento entro la fine del mese. Regista del cambiamento è, appunto, Ninò Burdzanadze, ex speaker del Parlamento georgiano, che sta organizzando un nuovo partito di opposizione che chiederà le elezioni al fine di mandare via il presidente e di ripristinare, di conseguenza, nuove relazioni internazionali. E non si esclude che ora gli americani (Obama in testa) possano mettere fine al rapporto privilegiato con il duce Saakashvili, puntando su un nuovo personaggio dal volto umano. Che, appunto, potrebbe essere questa signora, seconda carica del paese fino al giugno del 2008, a lungo considerata tra i più vicini alleati di Saakashvili dai tempi della "Rivoluzione delle Rose".

Nata a Kutaisi il 16 luglio del 1964 si è laureata in diritto all’Università di Tbilissi nel 1986. Eletta in Parlamento nel novembre 1995 nelle liste della vittoriosa “Unione dei Cittadini della Georgia”, partito fondato e guidato da Eduard Shevardnadze. Nello schieramento in questione si è trovata ad operare con lo stesso Saakashvili. E’, quindi, uno tra i personaggi che più a lungo sono rimasti al vertice politico nel paese e che ora ha cominciato a prendere le distanze dal partito di governo e dal presidente rivelando l’esistenza di una giovane classe intellettuale non corrotta dalla gestione oligarchica di Saakashvili. Ninò ha già costituito un’organizzazione non governativa, la “Fondazione per lo Sviluppo e la Democrazia”, e non si è avvicinata ad alcun partito in particolare. Durante la crisi in Ossetia del Sud, ha tenuto una posizione moderata e nel passato, anche durante una serie di incontri e conferenze negli Stati Uniti, non ha mai criticato apertamente la leadership georgiana.

In varie interviste ha però dichiarato che ha alcune domande cui il presidente Saakashvili dovrà rispondere: e cioè questioni che interessano direttamente tutti i georgiani. Burdzanadze è certa che alla base dell'inizio degli scontri vi siano state provocazioni da parte russa; non sembra però convinta che sia stato fatto tutto il possibile per evitare l'intervento militare e le gravi conseguenze che esso ha portato al paese. In un'intervista alla Reuters, ha dichiarato di aver discusso con Saakashvili della situazione in Ossezia prima dell'inizio degli scontri e di avergli raccomandato di evitare ogni provocazione e di non farsi trascinare in un conflitto armato. Sebbene in questa fase Ninò abbia deciso di non sbilanciarsi, molti osservatori ritengono che possa giocare un ruolo fondamentale nei prossimi mesi, in particolare se le inchieste riguardo al conflitto dovessero indebolire la posizione di Saakashvili e la Georgia si trovasse ad affrontare un nuovo periodo di instabilità politica.

Una cosa, comunque, è certa. Ed è che per la Georgia del duce arriva il giorno del giudizio. Anche gli alleati occidentali (sempre più preoccupati per un ulteriore risveglio del nazionalismo) lo stanno mollando dopo essersi esibiti con prese di posizione anti-russe. Ora sembra proprio che ci sia un profondo ripensamento. In prima fila si ritrovano alcuni media come la BBC, che in un suo programma riferisce di aver ottenuto prove sui crimini commessi dalla Georgia durante il suo attacco all'Osse
La grande rete televisiva britannica presenta infatti servizi drammatici che evidenziano i delitti commessi dai georgiani e le accuse sollevano subito grandi preoccupazioni fra i tifosi occidentali del governo di Saakashvili. E anche “Human Rights Watch” (finanziata da quel losco personaggio che si chiama George Soros) cerca di prendere le distanze dai crimini di genocidio attuati dal governo georgiano nei confronti degli ossetini, parlando di 300-400 civili massacrati dai georgiani durante la marcia sulla capitale ossetina Tsinkvali.

La BBC, confermando la notizia, annuncia: “Ciò corrisponde a più dell'1% della popolazione di quella città: l'equivalente di 70mila morti a Londra”. In pratica siamo di fronte ad un commento, che ad agosto era impensabile. L’emittente inglese riporta le parole del suo corrispondente, Tim Whewell, il quale rivela che diversi testimoni gli hanno raccontato che i soldati georgiani prendevano di mira – oltre che le case sud-ossetine – anche i civili che cercavano di scappare dai combattimenti lungo la strada verso l'Ossetia del Nord dove trovare rifugio, appunto, in terra russa.

Di fronte a queste nuove rivelazioni vanno così in archivio quelle bugie diffuse anche in Italia dalle fonti ufficiali georgiane. In particolare quelle “narrate” dall’ambasciatrice georgiana presso il Vaticano - Ketevan Bagrationi - la quale ha più volte (e spudoratamente) sostenuto che le truppe russe sarebbero “entrate” in Georgia radendo al suolo interi villaggi. La realtà viene ora sempre più a galla e si scopre (appunto grazie alla BBC) la vera portata dell’aggressione di stampo fascista attuata dalla Georgia di Saakashvili. Ma contro queste verità si schierano - come al solito - molti camerieri della propaganda americana come la “Fondazione Ebert”, la “Fondazione Adenauer” in Germania, il “British Council” e, purtroppo, personaggi di livello come Andrè Glucksman e Bernard Henri Levi. Questo vuol dire che la strada della verità è ancora in salita, nonostante l’impegno della georgiana Ninò.