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Categoria: Esteri
di Luca Mazzucato

Questa volta non sono i russi a linciare gli ebrei come accadeva un secolo fa: ora sono i coloni israeliani a voler linciare i palestinesi a Hebron. La scena è una casa in fiamme abitata da venti palestinesi, tutti donne e bambini eccetto tre uomini. Attorno alla casa, decine di coloni ebrei col volto mascherato, dopo aver appiccato il fuoco alla proprietà, lanciano pietre nelle finestre rotte per stanare i palestinesi. Le urla terrorizzate dei bambini sovrastano il frastuono dell'incendio: gridano aiuto, ma nessun vicino corre in soccorso. L'edificio infatti è isolato dal resto del quartiere da centinaia di coloni e guardie armate, accorsi dal vicino insediamento illegale di Kyriat Arba per godersi lo spettacolo. I vigilantes con i mitra spianati si occupano di tenere a distanza le ambulanze e i vigili del fuoco palestinesi. Esercito e polizia israeliani non sembrano interessati agli eventi. Un gruppo di giornalisti israeliani si trova sul posto per coprire l'evacuazione di una casa occupata dai coloni e vede quello che sta succedendo. Avi Issacharoff, corrispondente per Ha'aretz, riporta una drammatica testimonianza. Dopo aver cercato invano di convincere tre soldati diciottenni ad intervenire, un manipolo di giornalisti israeliani, armati di carta, penna e macchina fotografica, prendono il coraggio a due mani e decidono di sfidare il presidio di coloni mascherati. Corrono dentro la casa in fiamme e salvano donne e bambini da una morte certa. La scena che descrivono è questa: una donna giace a terra, svenuta a causa del fumo denso, mentre un bambino di cinque anni brandisce un bastone per prepararsi a difendersi dai coloni e il resto della famiglia urla di terrore e implora pietà. I giornalisti li portano fuori, proteggendoli dai coloni che continuano a lanciare pietre. Dopo un po' arriva la polizia israeliana, che scorta via i palestinesi e disperde i coloni mascherati, che facendosi da parte apostrofano la polizia al grido (sic!) di “Nazisti, vergognatevi!”

Tutto è cominciato con l'evacuazione di un grande edificio di proprietà di una famiglia palestinese, situato strategicamente tra la Tomba dei Patriarchi e il popoloso insediamento ebraico di Kiryat Arba, ad Hebron. Ribattezzato beffardamente “Casa della Pace” dagli occupanti, lo stabile è diventato il fulcro dello scontro degli estremisti ebrei del movimento dei coloni, tra i quali molti giovani e adolescenti, con il governo israeliano. La Corte Suprema israeliana in novembre ha accolto il ricorso del proprietario palestinese dell'edificio, decretando l'evacuazione degli occupanti, dopo che questi avevano rivendicato la proprietà falsificando i documenti. Il governo aveva deciso di tergiversare, per raggiungere un accordo con il consiglio dei coloni, per tema di uno scontro aperto. Nel frattempo, centinaia e centinaia di coloni ultra-ortodossi si sono riversati nell'area da tutta la West Bank, decisi a non mollare, barricandosi nell'edificio armati ed agguerriti.

I rabbini delle yeshivot, le scuole ebraiche ultra-ortodosse, hanno apertamente appoggiato gli occupanti, incoraggiando gli studenti ad organizzare dei turni per andare a difendere la Casa della Pace in vista della prova di forza. Alcuni rabbini estremisti hanno portato un rotolo della torah nella casa, trasformandola in una sinagoga e dunque rendendone sacrilega l'evacuazione (stratagemma usato anche durante il ritiro da Gaza). Il governo ha dichiarato Hebron zona militare proibita, per bloccare l'afflusso di coloni in vista dello sgombero imminente. I coloni a loro volta si sono organizzati in ronde in tutta la West Bank, per tenere sotto controllo il movimento di truppe dell'IDF e riuscire a prevedere il momento dell'evacuazione.

Dieci giorni fa, fallito l'ennesimo tentativo di mediazione tra il Ministro della Difesa Barak e i rappresentanti dei coloni, seicento tra poliziotti della Border Police e soldati dell'IDF sono piombati sulla Casa della Pace e in venti minuti hanno sgomberato le centinaia di coloni asserragliati all'interno, con un bilancio di alcune decine di feriti da entrambe le parti. Tuttavia alcuni soldati si sono rifiutati di obbedire agli ordini ed uno di essi è stato filmato mentre insieme ai coloni lancia pietre contro la Border Police: insomma uno stato di totale anarchia. Subito dopo l'evacuazione, si è scatenato l'inferno. Gruppi di coloni inferociti si sono riversati nella città di Hebron, sia nella parte occupata e sotto coprifuoco che in quella sotto il controllo dell'ANP.

I coloni si sono vendicati mettendo a ferro e fuoco la città. Tre case palestinesi e decine di automobili sono state date alle fiamme, mentre coloni armati sparavano contro i passanti palestinesi terrorizzati. Il video shock di un attivista di “B'Tselem” mostra un colono israeliano che spara a distanza ravvicinata ad un ragazzino palestinese disarmato e quest'ultimo che si accascia al suolo privo di sensi (l'aggressore si è poi consegnato spontaneamente alla polizia). Alla vista del video, Ehud Olmert stesso, il premier uscente, ha dichiarato a caldo: “La vista di ebrei che sparano contro palestinesi innocenti non ha altro nome che Pogrom.” Quattro altri civili palestinesi sono stati feriti da colpi di arma da fuoco nello stesso quartiere. Squadre di coloni hanno devastato cimiteri palestinesi e moschee, imbrattando tombe e pareti di scritte spray con i loro slogan d'elezione: “morte agli arabi” e paragoni tra Maometto e i suini.

I coloni si sono evidentemente organizzati per tempo, perché pochi minuti dopo l'evacuazione della Casa della Pace, gli scontri si sono estesi contemporaneamente a tutta la West Bank. Mentre a Gerusalemme Est attivisti ultra-ortodossi bloccavano la principale superstrada per Hebron, gruppi armati sono entrati a Ramallah e interi uliveti sono stati dati alle fiamme nel nord della West Bank. Ma la polizia palestinese, sotto il controllo dell'ANP, si è ben guardata dal proteggere la popolazione palestinese. Il premier palestinese ad interim Fayyad ha infine avvertito il governo israeliano di non esagerare nel lasciare mano libera ai coloni, altrimenti prima o poi la polizia palestinese non sarebbe più riuscita a controllare la rivolta della popolazione.

La situazione nella West Bank è lentamente rientrata nei giorni successivi, dopo che i coloni hanno rioccupato alcuni edifici palestinesi sgomberati con difficoltà negli anni scorsi e minacciato di riprendersi la Casa della Pace quanto prima. Dopo l'ampio risalto dato dai media alle violenze, è chiara ormai ai cittadini israeliani l'esistenza di uno “stato parallelo” nei Territori Occupati, formalmente sotto Occupazione ma di fatto sotto il controllo dei coloni, armati e pronti a tutto pur di difendere il progetto della “Grande Israele.”

Durante la recente visita di stato in Gran Bretagna, il presidente israeliano Shimon Peres ha riassunto la situazione in maniera efficace. Nel suo discorso al Parlamento inglese, Peres ha dichiarato per la prima volta che “lo Stato di Israele avrà difficoltà a smantellare le colonie in West Bank senza causare una guerra civile in Israele.” Sembra ormai chiaro che il movimento dei coloni, inventato da Ariel Sharon come strumento di pulizia etnica nei Territori, vezzeggiato da trent'anni di governi di destra e sinistra, è ormai diventato una potenza politica e militare del tutto autonoma, con cui persino il governo e l'IDF hanno paura a confrontarsi.