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Categoria: Esteri
di Luca Mazzucato

NEW YORK. Il ritorno al “big government” è uno dei pilastri della nuova amministrazione Obama. Per fermare l'emorragia di posti di lavoro, il piano di Obama è semplice: spendere spendere spendere! L'idea che sta prendendo forma da due mesi a questa parte è quella di un colossale piano di stimolo per l'economia, pagato dal Congresso, che risolva due problemi in un colpo solo. Riconvertendo milioni di posti di lavoro in nuovi “colletti verdi” nel settore dell'efficienza energetica, Obama vorrebbe uscire dalla crisi economica, riportare negli Stati Uniti le filiere di produzione volate oltreoceano con la globalizzazione e allo stesso tempo risolvere il problema del riscaldamento globale. Un piano fin troppo ambizioso, ma che potrebbe funzionare davvero, persino secondo i parametri del libero mercato. Per otto anni l'amministrazione Bush ha sistematicamente truccato e censurato i rapporti degli scienziati, che cercavano di rendere noti gli studi sul riscaldamento globale. La scelta di Obama per Segretario per l'Energia è il segnale del cambiamento: Steven Chu, è professore dell'Università di Stanford e premio Nobel per la Fisica nel 1997, ottenuto per i suoi studi sul raffreddamento degli atomi mediante luce laser. Oltre ad essere un fisico sperimentale di straordinario talento, Chu è un attivista sul fronte del riscaldamento globale e sarà in prima linea nella prossima conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico di Copenhagen. In quell'occasione gli Stati Uniti si faranno promotori di un nuovo accordo globale contro le emissioni, dopo essersi fermamente opposti al protocollo di Kyoto negli otto anni di presidenza Bush.

Secondo Chu, la rivoluzione energetica è “il singolo problema più importante che la scienza deve risolvere.” Il suo obiettivo è eliminare la dipendenza dai combustibili fossili, archiviando oltre al petrolio anche “il suo peggiore incubo,” ovvero la farsa del carbone pulito, al quale Obama al contrario si è dichiarato favorevole durante la campagna elettorale. Si prevedono dunque accese discussioni tra gli stessi membri del governo; situazione d'altra parte auspicata da Obama stesso, che non fa mistero di volere attorno a sé persone di grande competenza e con idee anche diverse dalle sue. Le proposte di Chu risulteranno tuttavia controverse per la base ambientalista del partito democratico: Chu sostiene infatti l'energia nucleare come uno dei sostituti del combustibile fossile, all'interno di una strategia di “mix” tra diverse fonti energetiche. Tuttavia, secondo Chu l'efficienza energetica è la vera rivoluzione, che “potrebbe allontanare di altri ottant'anni il temuto arrivo del picco nell'estrazione del petrolio,” guadagnando tempo prezioso per perfezionare l'utilizzo dell'energia solare.

La questione dell'efficienza energetica è il vero cardine della strategia verde di Obama. Il suo consigliere per l'energia ha previsto inizialmente uno “stimolo verde” di cento miliardi di dollari per creare lavoro e tagliare le emissioni di gas serra. Il programma è ingegnoso e veloce da mettere in atto: invece di opere faraoniche o soluzioni fantascientifiche, si tratta semplicemente di far entrare il concetto di risparmio energetico nella cultura mainstream americana. Ad esempio, sussidi statali per le famiglie più povere con redditi tra 15000 e 40000 dollari per isolare le abitazioni contro il freddo d'inverno e il caldo d'estate. Secondo le stime, isolando quindici milioni di case a meno di tremila dollari l'una, le famiglie risparmieranno almeno il venti percento di energia e quattrocento dollari l'anno sulla bolletta. Un altro grosso affare sono gli incentivi alle famiglie a basso reddito per rottamare vecchie auto in favore delle nuove auto a basso consumo (invece dei mostruosi SUV, la cui moda sembra fortunatamente passata), la cui produzione da parte della GM è tra le condizioni del piano di salvataggio per l'industria automobilistica recentemente approvato.

Un altro capitolo del New Deal verde è la trasformazione della obsoleta rete elettrica nazionale in una “rete intelligente.” In sostanza, la nuova rete permetterebbe ai consumatori di vedere il prezzo e la provenienza dell'elettricità nelle diverse ore del giorno per ridurre l'utilizzo nelle ore di punta e risparmiare. Programmi pilota sono già in funzione in Colorado e in Washington, con risultati sbalorditivi. L'idea in questo caso è innovativa: costruire una rete a due sensi, in grado di vendere ma anche acquistare potenza. In futuro, saremo capaci di ricaricare l'auto di notte con energia eolica pulita ed economica, guidare al lavoro e rivendere l'energia accumulata nelle batterie della macchina alla nostra azienda. Infine, la costruzione di una dorsale elettrica nazionale permetterà di spostare energia elettrica tra i diversi stati, ottimizzando il consumo, eliminando il pericolo di blackout e dividendo equamente tra tutti gli stati l'emissione totale di gas serra.

Secondo Thomas Friedmann, editorialista del New York Times, il modo per ottenere una rivoluzione energetica è ancora più drastico: la creazione di una vera e propria “bolla verde” speculativa. I precedenti storici sono senz'altro suggestivi. Nel diciannovesimo secolo, gli Stati Uniti ebbero un boom ferroviario, a cui seguì una bolla speculativa e una crisi del settore. Molti persero i loro soldi nella crisi, tuttavia il risultato fu la creazione di una grande infrastruttura ferroviaria che rese agevole il commercio e i trasporti dalla costa orientale a quella occidentale, con innumerevoli benefici. Sotto l'amministrazione Clinton ci fu il boom delle dot com, con la successiva bolla e la crisi del 2000. Anche in quel caso, il risultato netto a distanza di anni è la presenza di un'autostrada informatica e della diffusione capillare di internet, senza eguali nel resto del mondo.

La soluzione all'attuale crisi economica e al riscaldamento globale, secondo Friedmann, è il boom delle tecnologie verdi e la creazione della bolla dei “colletti verdi” che, in questo caso, trasformerebbe la faccia del pianeta, riportando allo stesso tempo gli Stati Uniti all'avanguardia mondiale nel settore hi tech. Se gli Stati Uniti saranno i primi a investire nell'efficienza energetica e nell'energia pulita, il resto del mondo sarà costretto ad acquistare la tecnologia verde dagli Stati Uniti, proprio come si è verificato nel caso della rivoluzione digitale.

Ma è necessario affrettarsi, perché in altre parti del mondo i governi non stanno certo a guardare. A sorpresa, alcuni paesi del Golfo hanno lanciato un'aggressiva campagna di reinvestimento dei proventi petroliferi nella ricerca sull'energia pulita. Il principe di Abu Dhabi ha stanziato quindici miliardi di dollari per la creazione di Masdar, un'avveneristica città ad impatto ambientale nullo, e gli altri stati del golfo hanno seguito a ruota il suo esempio, investendo miliardi di dollari in ricerche per rendere l'energia solare più economica del carbone, finanziando progetti e ottenendo brevetti nelle principali università americane. La corsa all'energia rinnovabile insomma sembra lanciata, mancano finora la Cina (e l'Europa) all'appello.