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Categoria: Esteri
di Michele Paris


Tra le pieghe del bilancio federale per il 2009, licenziato con grande ritardo dal Congresso americano qualche giorno fa, è stata approvata una norma che favorirà gli spostamenti di persone e gli scambi commerciali verso Cuba. Anche se è stato necessario l’intervento del Segretario al Tesoro Tim Geithner per assicurare due senatori recalcitranti che la sostanza degli attuali rapporti tra i due paesi non cambieranno, le misure adottate – che cesseranno peraltro a fine settembre – appaiono a molti come un primo timido passo verso un disgelo a poco più di un anno di distanza dall’abbandono ufficiale della guida dell’isola caraibica di Fidel Castro. La palla passa ora alla Casa Bianca, da dove si attende che Barack Obama mantenga la promessa fatta in campagna elettorale di muoversi verso una normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba. Le disposizioni riguardanti la questione cubana sono state al centro di polemiche per parecchi giorni, causando lo slittamento dell’approvazione dell’intero pacchetto di spesa da 410 miliardi di dollari. Mentre la Camera dei Rappresentanti aveva dato il via libera senza difficoltà all’intero provvedimento, il leader di maggioranza al Senato – il democratico del Nevada Harry Reid – si era visto chiudere la porta in faccia la settimana scorsa da alcuni suoi colleghi, il cui voto sarebbe stato necessario per raggiungere la soglia dei 60 voti necessari per superare gli ostacoli procedurali previsti nella Camera alta del parlamento.

A minacciare il blocco di tutto il pacchetto di spesa a causa degli emendamenti su Cuba erano i senatori Bill Nelson (democratico della Florida) e Bob Menendez (repubblicano del New Jersey), preoccupati delle reazioni della comunità cubana dei propri stati di provenienza. Per sbloccare la situazione, il titolare del Dipartimento del Tesoro ha allora indirizzato una lettera direttamente ai due senatori, sostenendo che l’interpretazione della nuova legge da parte del governo sarà talmente rigorosa da rendere quest’ultima praticamente inefficace.

La presa di posizione di Geither, se alla fine ha contribuito in maniera decisiva alla raccolta di 62 voti favorevoli in Senato per il passaggio del cosiddetto “omnibus bill”, ha provocato allo stesso tempo le ire di quanti chiedono un riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba. A cominciare dal deputato dello stato di New York che ha introdotto gli emendamenti in questione – il portoricano José Serrano – il quale ha immediatamente ammonito che la legislazione approvata dal Congresso non è soggetta ad alcuna “interpretazione creativa” da parte del governo e che, operando nel modo annunciato, il Tesoro finirebbe per agire in violazione della legge.

Le risoluzioni sull’allentamento delle restrizioni nei confronti di Cuba non hanno nemmeno rallegrato particolarmente le associazioni e i cittadini che si battono in questo ambito. I viaggi verso Cuba e i rapporti commerciali saranno infatti in gran parte facilitati da un semplice espediente che nella realtà dei fatti non abroga alcun punto dell’embargo tuttora in vigore. Il Congresso ha rimosso cioè i finanziamenti destinati a combattere i viaggi illegali a Cuba e quelli che dovrebbero garantire il pagamento anticipato da parte delle autorità cubane dei beni in partenza dagli USA e destinati all’isola.

In definitiva, rimarrà illegale per i cittadini cubani-americani visitare i propri familiari più di una volta ogni tre anni, anche se nessuna agenzia governativa avrà a disposizione fondi per perseguire chiunque violerà tale norma. Allo stesso modo, avranno maggiore accesso a Cuba anche quegli uomini d’affari americani che vorranno stipulare contratti di vendita di beni con il governo castrista. Parallelamente, quest’ultimo potrà effettuare i pagamenti per le merci ricevute al momento dell’arrivo di esse sull’isola e non più anticipatamente.

Nessuna legalizzazione dunque dei viaggi verso Cuba, come avrebbero desiderato al contrario alcune organizzazioni di cittadini americani di origine cubana. “Ciò che il Congresso sta facendo, è creare una categoria di criminali”, ha accusato Alvaro Fernández – direttore della Commissione Cubano-Americana per i diritti delle famiglie – al quotidiano Miami Herald. Ben poco cambierà anche nelle abitudini di quanti già si recano sull’isola passando attraverso uno paese “terzo” come il Messico o la Repubblica Dominicana, paventa un agente di viaggio di origine cubana. I tour operator americani infatti potrebbero continuare a non effettuare prenotazioni di voli verso Cuba, soprattutto per il timore che, una volta scaduta la nuova legge, il governo federale possa investigare sui viaggi intrapresi nei mesi precedenti.

Quanto alle rassicurazioni del Dipartimento del Tesoro ai parlamentari preoccupati per una possibile abolizione nel prossimo futuro dell’embargo che dura dal febbraio del 1962, Geithner ha sostenuto, tra l’altro, che i permessi di raggiungere Cuba riguarderanno solo un numero molto ristretto di “businessmen” statunitensi, i quali al ritorno negli USA saranno chiamati a fare rapporto dei loro viaggi. L’ex presidente della “Federal Riserve” di New York ha poi confermato che la nuova amministrazione sta valutando l’intera politica americana nei confronti di Cuba e che ogni iniziativa verrà discussa e concordata con gli stessi esponenti del Congresso.

Nel corso della campagna elettorale, Obama da parte sua aveva espresso parere favorevole per un allentamento delle restrizioni riguardanti le visite dei cittadini americani di origine cubana ai loro famigliari nella madrepatria e le rimesse di denaro. Più freddo era invece apparso riguardo l’abolizione dell’embargo, strumento di pressione indispensabile – a suo dire – per l’avanzamento delle riforme democratiche nell’isola. Nonostante la maggioranza dei cubani-americani manifesti tuttora tendenze fortemente anticastriste, sono sempre più numerose le voci all’interno di questa stessa comunità – soprattutto tra le giovani generazioni – che ritengono sia giunto il momento di ristabilire un qualche dialogo con il governo comunista de L’Avana. Un’opinione che peraltro si sta facendo largo anche tra molti politici di entrambi gli schieramenti e che, a 50 anni esatti dalla rivoluzione, il nuovo presidente americano non potrà trascurare ancora a lungo.