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Categoria: Esteri
di Mariavittoria Orsolato

Si dice spesso che l’erba del vicino è sempre più verde e, nel caso della nostra miserrima nazione, ci sono buoni motivi per pensarla così: scuola, welfare, sistema politico, tutto quello che è europeo ci sembra infinitamente migliore se visto dallo stivale. C’è però un campo delle competenze statali in cui le brillanti distinzioni di leadership europee e internazionali sembrano omologarsi perfettamente, per riunirsi in quella zona grigia e sfocata che è la tutela dell’ordine. Sui giornali di questi giorni, oltre all’immane tragedia abruzzese, si è letto che due agenti della Polfer milanese sono stati accusati per l’omicidio (a botte) di un clochard a cui avevano preso le generalità, e che l’uomo morto per un malore al G20 londinese è stato in realtà assalito e picchiato dalla polizia inglese. Due storie sicuramente diverse, ma che fanno riflettere sull’atteggiamento che le forze dell’ordine tengono nei confronti dei cittadini inermi. Ian Tomlinson, ad esempio, era un giornalaio quarantasettenne e padre di una famiglia numerosa che viveva nella City e stava tentando di rientrare a casa. Non era un terrorista, né un black-block, né un autonomo dei centri sociali, se questo potesse in qualche modo giustificare qualcuno o qualcosa. Eppure in un video amatoriale girato da un operatore di borsa newyorchese - che ormai ha fatto il giro della rete - lo si vede prima manganellato alla schiena e poi spinto (sempre alla schiena) violentemente a terra da dei poliziotti in tenuta antisommossa. Pochi minuti dopo l’accaduto Tomlinson - che nel frattempo era stato soccorso da una manifestante - si è riaccasciato a terra per non alzarsi più.

La prima versione ufficiale è stata fornita da Scotland Yard: si spiegava di aver soccorso un uomo in stato di incoscienza vicino alla zona degli scontri, e di averlo trasportato in ospedale sotto una sassaiola. I dettagli erano vaghi, si parlava di un manifestante tra i 30 e i 40 anni e si attestava la morte per cause naturali, ma tre giorni dopo l’accaduto alcuni testimoni si sono presentati spontaneamente alla IPCC (Independent Police Complaints Commission), la commissione indipendente che si occupa di esaminare le denunce dei cittadini contro la polizia, e hanno fornito una versione ben diversa da quella ufficiale. Ieri poi, il video pubblicato dal Guardian ha dissipato ogni dubbio sulla - perlomeno parziale - responsabilità della polizia. “Per quel che ne so dopo aver parlato con il suo collega, ha lasciato l'edicola verso le 7 e, stando alle foto e alle immagini delle telecamere a circuito chiuso che mi hanno fatto vedere, si sono rifiutati di lasciarlo passare a molti posti di blocco allestiti dalla polizia. Il pezzo mancante del puzzle era che cosa gli fosse successo una volta arrivato al posto di blocco del Royal Exchange Passage: credo che quanto abbiamo visto risponda a molti interrogativi”, ha spiegato al quotidiano britannico il figlio della vittima, Paul.

Le immagini mostrano infatti Tomlinson camminare con le mani in tasca e, quando aveva ormai superato il cordone di sicurezza, essere assalito senza aver manifestato alcuna provocazione; c’è poi una foto che mostra l’uomo accasciato a terra, a pochi metri dal cordone di uomini schierati in atteggiamento minaccioso. Probabilmente per questo l’IPCC, su richiesta della famiglia e dell’opposizione liberaldemocratica, sta per aprire un’inchiesta sul comportamento della polizia londinese e sulla liceità di tutta quella violenza. La morte di Ian Tomlinson è stata infatti solo l’evento più eclatante: i video che girano su You Tube mostrano infatti fotogrammi di manifestanti a viso scoperto e mani alzate picchiati selvaggiamente dalla polizia, palesano poi l’uso del Teaser, la famigerata pistola elettrica che più di una volta è stata letale.

Sembra una film già visto. Anna Branthwaite 36 anni, fotografa del quartiere di Southwark, è uno dei tre testimoni oculari dei fatti accaduti lo scorso mercoledì: “Non era un esagitato o un provocatore, ma la polizia sembrava aver perso il controllo. Gli agenti antisommossa avevano chiuso la zona della manifestazione, non lasciavano entrare o uscire nessuno, ma qualche passante riusciva lo stesso a filtrare tra i cordoni dei poliziotti. Tomlinson è stato uno di questi”. Una tattica a noi ben nota, quella del chiudere le vie di accesso e di fuga, che abbiamo potuto riscontrare in diverse situazioni di protesta e che ha avuto il suo più triste successo al G8 di Genova, con gli scontri di via Tolemaide e la morte di Carlo Giuliani.

Ian Tomlinson è l’ultimo martire inconsapevole della protesta, la sua fine aggiunge un nuovo carico di rabbia al movimento di dissenso e al già diffuso malessere della popolazione inglese: la crisi economica ha colpito anche la sterlina, i lavoratori autoctoni si scagliano contro gli italiani e gli altri stranieri che costano lavorativamente meno e, dopo anni di relativa tranquillità e prosperità sociale, gli operai tornano ad occupare le fabbriche come ai tempi della Tatcher.

C’è chi dice che quella della scorsa settimana sia stata solo una prova generale di quello che aspetta i cittadini inglesi nei prossimi mesi in cui la crisi si acuirà, altri invece pongono in dubbio la stessa liceità di eventi come il G8 o il G20. Alfio Nicotra, responsabile della pace e dei movimenti di Rifondazione, è uno di questi: “Questi vertici illegittimi, come il G20, seminano due volte la morte, con le loro fallimentari politiche neoliberiste imposte all'umanità e con la repressione poliziesca - ha sottolineato - il G8 o il G20 sono istituzioni a-democratiche e medioevali perchè selezionate in base al censo. In più le loro ricette economiche hanno palesemente fallito". Stando a quanto ci dice il mercato, Nicotra e tutti quelli che dal 1999 si sono riuniti in massa per protestare non hanno torto.