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Categoria: Esteri
di Carlo Benedetti

Alta tensione nel rapporto Est-Ovest a poche ore dall’inizio delle prime manovre militari della Nato in Georgia. Si parla di un tentativo di golpe armato russo a Tbilisi. La manovra sarebbe stata sventata in tempo dalle forze di sicurezza georgiane mentre alcuni alti ufficiali del ministero della Difesa sarebbero stati arrestati perché coinvolti nel piano e in contatto con i servizi speciali di Mosca. C’è confusione e c’è allarme in tutto il Caucaso e si dice inoltre che l’obiettivo del “golpe” doveva essere quello di creare gravi problemi nel corso delle esercitazioni della Nato annunciate per queste ore. Mosca, comunque, nega tutto e respinge al mittente le accuse definendole come "il delirio e l’agonia del regime di Saakashivili". La situazione, intanto, non accenna a migliorare. Si parla di un battaglione georgiano ammutinato. Sarebbe quello dislocato nella base di Mukhrovani. E in merito c’è una testimonianza. Quella del ministro della Difesa, David Sikharulidze, che in una dichiarazione alla rete televisiva Rustavi-2, ha reso noto che "il battaglione ha annunciato di voler disobbedire agli ordini". Secondo le prime informazioni insieme ai militari ammutinati ci sarebbero anche dei civili. "L’ammutinamento sta continuando. I ribelli sono stati avvertiti di interromperlo" ha aggiunto Sikharulidze spiegando che ci sono contatti con gli ammutinati ma "non c’è stata ancora nessuna richiesta concreta".

E su queste notizie cala la vicenda che va in scena a Bruxelles dove si fanno sempre più tesi i rapporti tra Russia e Alleanza Atlantica. Nel quartier generale della Nato si definisce in queste ore il nuovo piano strategico per il futuro della stessa alleanza. Il piano in esame consiste nel tener conto dei mutamenti avvenuti negli ultimi tempi, con una Russia che alza i toni del confronto e un Occidente europeo che fa trapelare sempre più una certa autonomia di giudizio.

E così la Nato - riunita nella sua sede per il vertice dei capi di Stato Maggiore - lancia un appello per superare quelle concezioni strategiche che, datate 1950, erano dedicate esclusivamente alla difesa del Nord Atlantico, poi più o meno ribadite dai tanti vertici successivi, sino al 1999. Ora – dicono i padroni americani che dominano l’Alleanza - c’è impellente l’esigenza di adattare i piani ad un mondo che si evolve. Di qui la riunione attuale. Che vede seduti al tavolo comune 40 capi di Stato maggiore della difesa compresi quelli di Ucraina e Georgia come osservatori, mentre quelli di Albania e Croazia partecipano per la prima volta nel loro status di paesi membri della Nato.

Sono presenti anche il capo della Difesa e il vice ministro degli Interni e capo della polizia afgani e il presidente del Comitato militare dell'Unione europea. Tutti insieme per definire le strategie immediate delle tante operazioni in atto e/o previste. In particolare all’ordine del giorno figura la missione della International Security Assistance Force (ISAF) che è oggi la punta di diamante dell’Alleanza in un’operazione che viene presentata come “missione internazionale per il mantenimento della pace in Afghanistan”, ma che nella realtà dei fatti è una vera e propria operazione di guerra che impiega circa 52.900 militari provenienti da una quarantina di nazioni.

L’ISAF, costituita su mandato del Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 20 dicembre 2001 con il compito di “sorvegliare” Kabul e la base aerea di Bagram opponendosi alle forze dei Talebani e al movimento di Al Qaeda, è una vera e propria forza di occupazione che tra i tanti compiti ha quello di proteggere il governo guidato da Hamid Karzai mantenendolo al potere. Al tavolo di Bruxelles figura anche l’altro punto dolente dell’Alleanza. Quello che si riferisce alla KFOR, la Kosovo Force, che è la forza militare internazionale, guidata dalla Nato (e che conta oltre 16mila uomini) che dovrebbe avere come funzione quella di “ristabilire l'ordine e la pace” dopo l’aggressione organizzata dalla Nato stessa e dal mondo occidentale.

Molte quindi le questioni sul tappeto e l’ammiraglio Giampaolo Di Paola - capo di stato maggiore della Difesa dal 10 marzo 2004 - si trova a dover svolgere il difficile ruolo di mediatore tra le tante componenti della Nato. Ma la questione più “delicata” è soprattutto quella relativa al rapporto della Nato con le Nazioni Unite, in particolare per quanto riguarda le eventuali autorizzazioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU per nuove operazioni militari. Al vertice di Bruxelles, inoltre, c’é il problema relativo a tutti quegli obsoleti riferimenti all’identità di sicurezza e di difesa europea e all'Unione dell’Europa occidentale.

Ma ora gli eventi del Caucaso fanno aumentare la tensione. I militari riuniti al vertice della Nato sanno bene che si sta muovendo “qualcosa” che potrebbe mettere a rischio non solo le manovre militari annunciate nelle montagne georgiane, ma tutto il complesso del rapporto geopolitico tra l’Ovest e l’Est. A questo punto la questione non potrebbe restare isolata nell’ambito della Nato. La Russia potrebbe ancora alzare il tiro ricordando - come ha già fatto nei giorni scorsi con il suo ministro degli Esteri Lavrov - che la miccia accesa in Caucaso è a lenta combustione, ma sta già per arrivare al punto dell’esplosione.