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Categoria: Esteri
di Carlo Benedetti

Certo, non siamo a Fulton, negli Usa, quando in nel marzo del 1945 Churchill prefigurò l’Europa e il mondo divisi con quella sua affermazione divenuta poi storica ( “da Stettino nel Baltico fino a Trieste sull’Adriatico una cortina di ferro è calata sul continente”). No, i venti della guerra fredda sono lontani, la Mosca di Medvedev non è più quella di Stalin e Washington non è più quella di Truman. Eppure c’è un temporaneo raffreddamento del clima che le diplomazie mondiali segnalano con preoccupazione. Perché a Bruxelles – dove si doveva sancire la ripresa di un dialogo Est-Ovest - nel corso della riunione del consiglio Nato-Russia della settimana scorsa si è verificata una situazione d’allarme. La riunione, dopo una sospensione durata ben otto mesi, si è sciolta nel giro di poche ore e, di conseguenza, riproponendo ciclicamente il tradizionale “scontro” tra le due parti. Tutto è avvenuto perché tra il quartier generale dell'Alleanza atlantica e Mosca sono rimbalzate pesanti accuse di provocazione e retorica, con contorno di presunte spie russe espulse a Bruxelles e accordi firmati dalla Russia con le regioni separatiste dell'Abchazia e dell'Ossezia del Sud in violazione (hanno detto gli occidentali) del cessate il fuoco in Georgia.

Ma ricostruiamo la vicenda che oggi più che mai si caratterizza come un vero e proprio incidente di percorso. Emergono, infatti, tra Mosca e Washington divergenze sui contenuti “diplomatici” e sui “piani strategici” relativi alla geopolitica nei Balcani e nel Caucaso. Comunque sia, ad accendere le polveri, evocando scenari da guerra fredda, è stata la decisione del segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, di interdire l'accesso al quartier generale di due diplomatici russi, in servizio alla missione russa presso la Nato, perché ritenuti coinvolti in attività di spionaggio.

Una provocazione che non resterà senza risposta, ha minacciato l'ambasciatore di Mosca presso la Nato, Dmitri Rogozin (che è uno dei personaggi sempre più emergenti della nuova diplomazia russa). E’ stato lui a definire “assurda” l'accusa di spionaggio. Ma è chiaro che il provvedimento di Scheffer non è un caso isolato: è da mettere in relazione a quanto avvenuto in Estonia, dove un ex responsabile del ministero della Difesa è stato condannato dal suo Paese per avere venduto a Mosca segreti dell'Alleanza. E a restare sul campo sono stati il diplomatico Victor Kochukov (63 anni) e Vasili Chizhov (23 anni), figlio dell'ambasciatore russo presso l'Ue. Il primo, a Bruxelles da sei anni, responsabile del servizio politico della missione Russia alla Nato, il secondo in servizio con un ruolo amministrativo.

E’ anche vero che nessuna informazione è trapelata sulle ragioni che hanno portato Scheffer a togliere l'accredito diplomatico ai due, in quanto il dossier è top secret. Il caso estone, inoltre, riguarda Herman Simm, un alto responsabile del ministero della Difesa, condannato a dodici anni e mezzo di prigione perché avrebbe trasmesso a Mosca tra il 1995 e il 2008 più di duemila documenti segreti sulla politica di difesa, le relazioni militari esterne e il sistema d’informazione dell'Estonia.

Ma dietro a tutta questa spy-story, a fare salire le tensioni tra Nato e Russia è stato soprattutto il decreto firmato dal presidente russo, Dmitri Medvedev, in base al quale la Russia si incaricherà della sorveglianza dei confini dell'Ossezia del Sud e dell'Abchazia, le due regioni secessioniste della Georgia riconosciute dal Cremlino dopo la guerra dell'agosto scorso fra Mosca e Tbilisi. L'accordo prevede l'assistenza russa per l'addestramento delle forze di frontiera e altri interventi sul piano della sicurezza. Secondo la Nato il decreto del Cremlino "viola il cessate il fuoco" proposto dall'Ue e accettato dalla Russia per mettere fine al conflitto con la Georgia. La Francia - dove l'intesa per la tregua in Georgia fu firmata dai presidenti Sarkozy e Medvedev - giudica preoccupante l’intesa tra la Russia e le regioni separatiste georgiane che darebbe a Mosca il controllo militare sulle frontiere.

Ma è anche vero che la Nato sta organizzando le sue esercitazioni militari proprio in Georgia. Tutto questo fa dire al diplomatico russo Rogozin che nell’Alleanza Atlantica ci sono pur sempre “persone che vogliono interrompere il desiderio dei presidenti di Usa e Russia di stabilire buone relazioni''. E per questo Medvedev, rivolto a Bruxelles, rincara la dose dichiarando che si è in presenza di una “grossolana provocazione”. Non è, comunque, una bufera, ma è certo che sull’Est europeo si addensano nuvole grigie. E si teme una crisi di nervi.