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Categoria: Esteri
di Elena Ferrara

Sono stati 714 milioni i votanti dei 300 partiti in lizza per 828.000 seggi. Ha vinto Sonia Gandhi al termine di una maratona elettorale durata un mese e articolata in varie fasi. E’ lei che ha portato al successo nelle “legislative” l’Upa, l’Unione progressista unita dell’India, con una maggioranza mai vista dal 1991. E così “l’italiana” Edvige Atonia Albina Maino, da Lusiana (provincia di Vicenza) nata il 9 dicembre 1946 e vedova di Rajiv Gandhi, dovrà ora contribuire alla formazione del nuovo gabinetto che governerà un paese che viene considerato come “la più grande democrazia del mondo”. Silenziosa, poco presenzialista ma capace di imporsi senza terremoti di sorta questa Sonia “indiana” ha sempre saputo rappresentare il senso della misura della dinastia della quale ha ereditato il nome e, insieme, interpretare umori e necessità della smisurata popolazione indiana. Si è mossa con la politica della mano tesa cercando di superare le tante articolazioni di classe, di gruppo, di categoria e cercando, di conseguenza, di abbracciare senza schemi prefissati le istanze più diffuse della società. Sposata nel 1968 a Rajiv Gandhi, figlio di Indira, ha faticato a togliersi dalle spalle il peso di una presunta estraneità che le opposizioni hanno sempre cercato di utilizzare come arma politica. Il “gran rifiuto” alla carica di premier dopo la vittoria nel 2004, come pure il continuo richiamo alla cautela politica dei figli Priyanka e Rahul, le hanno guadagnato rispetto e stima all’interno e fuori dal Congresso di cui è presidente dal 2005. Ed ora - anche grazie a questa nuova vittoria - è già un simbolo della nuova India, pur se dovrà scontrarsi con una dura opposizione.

Intanto, commentando il successo, il portavoce dell'Inc, Kapil Sibal, ha detto che il voto per Sonia Gandhi e per l'attuale premier, Manmohan Singh, va considerato come il risultato di una fase epocale per il Paese. E ai microfoni della televisione nazionale, il segretario generale del Bjp ha ammesso la sconfitta elettorale, precisando che di fronte alla crisi economica e dopo gli attentati compiuti a Mumbai da estremisti islamici, i nazionalisti si aspettavano senza dubbio un risultato migliore.

C’è quindi una situazione di difficile equilibrio. Oltre all'opposizione di centro destra, quote importanti di voti sono state prese, infatti, dal Terzo fronte, una coalizione eterogenea di partiti di sinistra e di centrosinistra nata a marzo con l'obiettivo di rompere il tradizionale bipartitismo e disposta ad una alleanza con l'Unione progressista unita. Da segnalare anche il Quarto fronte, anch'esso di recente formazione, che ha riunito alcune personalità di spicco di centrosinistra dello scenario politico indiano, come Mulayam Singh Yadav, leader del partito Samajwadi - molto forte nello Stato dell'Uttar Pradesh - e Lalu Prasad Yadav, già potente ministro delle Ferrovie del Governo uscente. Comunque vadano ora le trattative per la nuova compagine tutto dovrà concludersi entro il primo giugno così come previsto dalla Costituzione.

Ad urne chiuse gli osservatori si sbilanciano con i pareri più diversi guardando al futuro. Prime fra tutte le analisi sulla collocazione internazionale dell’India. E così si ricordano le intese con gli altri paesi asiatici, i contatti con la Cina e con la Russia. Si evidenziano anche aspetti di strategia geoeconomica rilevando che l’India - senza forzare gli eventi - cerca sempre - e lo farà anche con il nuovo governo - di rendersi indipendente dalle forniture straniere. Quanto alla gestione politica interna si rileva che il Paese non si è lasciato travolgere né dall’onda terroristica (lo scorso novembre il cuore di Mumbai fu assalito dai terroristi, i morti furono 125 e si parlò di 11 settembre indiano), né da una crisi economica che comincia a pesare. Tanto che l’anno fiscale 2009 si è chiuso con una crescita del 6,5 per cento (invidiabile per Europa e America), autentica débacle se si pensa alla crescita del 9 registrata l’anno precedente.

Molti anche i commentatori che, volgendosi indietro, parlano di effetto Rahul, il figlio di Sonia, il cui ruolo sarebbe stato decisivo per la robusta vittoria. Per lui un posto da ministro è assicurato in attesa di diventare premier tanto da essere già presentato come l’uomo giusto per il momento giusto. E tra le previsioni che vengono avanzate a Delhi un posto di rilievo tocca al rapporto con Mosca. Si dice che un'alleanza rinnovata India-Russia andrebbe a favore degli interessi centrali di entrambi i paesi.

Nel caso dell'India, verrebbe attivizzato il settore della tecnologia, particolarmente nei campi dello spazio e dell'energia nucleare, mentre nel caso dei russi, un'associazione con l'India amplierebbe significativamente le loro opzioni in Asia permettendo di divenire, con la Cina, il Giappone, l'India ed agli Stati Uniti la forza più significativa in Asia. Ma Delhi, oggi, punta - nonostante la crisi economica e l’allarme terrorismo - a giocare la carta della continuità e di premiare il governo guidato da Manmohan Singh al potere negli ultimi cinque anni.

Dal voto - ricordiamolo - il partito del Congresso di Sonia è uscito come netto vincitore con oltre il 30% dei seggi del Parlamento in deciso aumento rispetto alle elezioni del 2004. E la coalizione progressista ha incassato un totale di 256 seggi alla Camera Bassa polverizzando l’opposizione indu nazionalista del Bjp guidata dall’ultraottantenne Lal Krishna Advani che ha deciso di gettare la spugna dopo 60 anni di carriera politica. Ora il partito della dinastia Nehru-Gandhi può facilmente formare una coalizione senza sottostare ai ricatti dei partitini regionali. Questa la grande novità. Per non parlare dell’uscita di scena dei partiti comunisti indiani dopo tre decenni di potere in Bengala Occidentale, lo Stato di Calcutta, dove hanno cercato di imporre senza successo una politica d’industrializzazione “alla cinese” bocciata dal movimento dei contadini espropriati delle terre.

Il travaso di voti è andato, infatti, a favore del Congresso che ha guadagnato terreno nel meridionale Kerala, altro bastione rosso, fino all’Uttar Pradesh, il mega Stato da 160 milioni di abitanti, complesso mosaico di caste e laboratorio dell’ideologia indù propagandata da Varun Gandhi, il nipote ribelle di Indira. Ed ecco ora l’italiana Sonia a dover risolvere ancora una volta le complesse contraddizioni del suo paese con una sfida epocale che già l’ha vista trionfare sui nazionalisti e sul nazionalismo.