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Categoria: Esteri
di Elena Ferrara

Sono in 110 e, per ora, rispondono tutti a questi “requisiti”: cittadinanza Svizzera, fede cattolica, servizio militare nell'esercito svizzero con certificato di buona condotta, età compresa tra 19 e 30 anni, un'altezza non inferiore a 174 centimetri, celibi, istruzione medio-superiore. E soprattutto: sesso maschile. Ma ora soffia il vento di una grossa riforma. Perché la Guardia svizzera del Vaticano (quella che si occupa della sicurezza del territorio nazionale dell’Oltretevere e del Papa sorvegliando gli alloggi papali e mantenendo l'ordine durante le cerimonie religiose) potrebbe anche aprire le porte alle donne con un netto cambiamento di linea. E se si arriverà a questo vorrà dire che all’interno del Vaticano ci sarà stato un piccolo terremoto. Lo annuncia, senza clamore com'é uso nella cattolica disciplina, il nuovo comandante dell'esercito pontificio, Daniel Anrig, che intervistato durante la trasmissione televisiva “Studio aperto”, ha detto che il reclutamento di donne nella Guardia svizzera "può essere possibile". "Personalmente - ha aggiunto - me le posso immaginare per uno e per un altro compito". Per il resto valgono le ipotesi suffragate però da numerosissime interpretazioni. E il primo problema da risolvere sarà quello relativo all’eventuale reclutamento di queste soldatesse sulle quali si concentrerà l’attenzione (mediatica) del mondo.

Bionde, brune? Ben messe o snelle? Petto in fuori o asciutte? 179-90-60-90? 95-60-85? Per le altre “doti” varranno, comunque, i requisiti richiesti agli uomini. Resteranno da affrontare i problemi relativi alla divisa. Questa, al momento, è sempre quella tradizionale, di colore blu, rosso ed arancione in pieno stile rinascimentale realizzata dal comandante Jules Repond che la fece cucire nel 1914 ispirandosi all’opera di Raffaello: un pantalone con fronzoli, alla “zuava” e con il caratteristico “sbuffo” delle maniche. Ma ora che fare? Aprire il Vaticano alle gonne? E con quali limiti: ginocchio o più giù?

Ci saranno poi da risolvere altri e grossi problemi per quegli uomini che dirigono la vita vaticana e che sono anche custodi di una certa disciplina “morale”. Tutto questo perché l'ingresso delle donne porrebbe problemi logistici di non poco conto e di non immediata risoluzione, dato che gli attuali spazi destinati agli alloggi delle Guardie bastano appena per gli attuali 110 militari maschi.

La convivenza in caserma tuttavia - ha affermato il comandante Anrig - "può avere qualche problema, ma ogni problema si può risolvere". Una reazione ben diversa rispetto al suo predecessore, il colonnello Elmar Maeder, che nel 2004 a chi gli chiedeva se un giorno sarebbero arrivate le donne in Vaticano rispose che non ci sarebbe mai stata una recluta donna tra le guardie svizzere precisando però: "almeno non sotto il mio comando".

Ora, comunque, (nel caso di una calata di donne) sorgono problemi d’inquadramento. Le nuove arrivate, ad esempio, occuperanno posti di comando nelle “Guardie svizzere” o faranno parte delle “Guardie nobili”? Oppure vestiranno le uniformi di “Gendarmi pontifici” o quelle delle “Guardie palatine”? E nei saloni dell’Oltretevere, intanto, c’è nervosismo perché l’eventuale arrivo di donne nel piccolo Stato potrebbe aprire le porte ad altre rivoluzioni striscianti.

E forse tutti si dovranno abituare, prima o poi, a scoprire delle donne nei ruoli di “Maestro del Santo Ospizio” o di “Furier Maggiore dei Palazzi”… Tutte dignitarie che forzeranno gli eventi, vestite con i pittoreschi costumi di velluto, il collare di tela cinquecentesco, un nero berretto piumato… E’ la moda, bellezza. E il Vaticano non può farci niente.