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Categoria: Esteri

di Carlo Benedetti

Mosca. E’ Serghej Tighipko (classe 1960, nato in Moldavia) la figura chiave del prossimo ballottaggio per la presidenza ucraina fissato per il 7 febbraio. E’ lui che si è attestato al terzo posto - dopo Janukovic e la Timoshenko - rivelando una grande capacità politica e manageriale. Si è quindi messo in lizza in posizione di grande rilievo raggiungendo la pole position nel campo dell’opinione pubblica ucraina. Ed ora si guarda a lui come al possibile futuro Primo Ministro del paese, perchè ha ricevuto proposte in merito dai due candidati che vanno al ballottaggio.

Il personaggio domina i media dell’Ucraina e della Russia e la definizione più diffusa lo etichetta come ago della bilancia. Astro nascente, quindi, ma che si è già affermato mettendo in campo molte delle sue doti. Prima fra tutte quella di essere un oligarca che ha percorso varie tappe di una lunga carriera, segnata da impegni direzionali in vari istituti bancari. Senza disdegnare, ovviamente, cariche politiche e di governo.

Ed ecco che sulla sua figura (un volto telegenico) s’impegnano i maggiori analisti dell’Est post-sovietico. A Mosca, il quotidiano russo Kommersant, lo definisce il “Putin ucraino”; non tanto per le sue posizioni filo russe, quanto per la fermezza, il suo pragmatismo e quello sguardo che sa essere glaciale. Per altri media si sarebbe di fronte ad un uomo che caratterizza le sue uscite pubbliche con un silenzio enigmatico e inquieto.

Intanto Tighipko (che cominciamo a conoscere grazie al bombardamento mediatico delle tv russe) cerca di accreditarsi con l’immagine di un leader imparziale (alle elezioni si è presentato come indipendente pur se ha ricevuto l’appoggio del Partito del Lavoro) che vuol solo gestire la quotidianità disegnando però per l’Ucraina - all’interno di una catastrofe geopolitica - un futuro di grande autonomia economica. E tutti sanno che è già stato all’interno della stanza dei bottoni rivelandosi come un bravo governatore della Banca Centrale e ministro dell’Economia nel ’97-’99.

Ma la stampa russa più accreditata non si sbilancia. Ne ricorda sia gli atteggiamenti filo-occidentali che quelle dichiarazioni tendenti ad annullare l’antagonismo con Mosca considerando questo tipo di politica un danno per l’economia nazionale. Nello stesso tempo molti osservatori sottolineano che nel passato si espresse a favore della privatizzazione delle pipelines ucraine e di una loro gestione congiunta tra Russia ed Europa.

E mentre si alternano giudizi e sottolineature anche lui prende la parola e, in lingua russa, manda a dire che “Onestamente non mi aspetto nulla né dalla Timoshenko né da Janukovic. Non hanno attuato alcuna riforma, non hanno elaborato alcuna strategia di sviluppo. Solo un riassetto del parlamento potrebbe far andare avanti il Paese”.

E alle parole di questa terza figura della scena ucraina (che potrebbe divenire il curatore della crisi fallimentare di Kiev) si aggiungono quelle del politologo russo Aleksandr Zipko il quale - auspicando l’elezione di Janukovic alla presidenza - aggiunge che se Tighipko arriverà alla poltrona di primo ministro vorrà dire che l’Ucraina, avviandosi sulla strada di un costruttivo armistizio, avrà raggiunto un alto grado di equilibrio, uscendo dalla palude della “rivoluzione arancione”.