Gli Stati Uniti stanno preparando un profondo rivolgimento strategico della
loro politica nei confronti del Pakistan. E' forse per questo che per
volontà o per errore hanno bombardato il villaggio pachistano di Damadol,
ufficialmente per tentare di uccidere il numero due di al Qaeda, Al Zawahiri.
E' finita in una tragica farsa dall'amaro sapore del deja-vu; gli ordigni americani
che piovono dal cielo e che sterminano ignari civili; a seguire, come di prammatica,
le scuse del Pentagono che fanno seguito alle proteste diplomatiche del colpito
di turno. L'operazione di Damadol potrebbe essere stata provocata da un informatore
doppiogiochista, o anche essere intesa come un avvertimento ai pachistani. Le
due possibilità hanno uguale dignità, posto che per colpire i
loro nemici gli Usa non hanno mai esitato a violare i confini di altri stati
sovrani, colpendo negli ultimi anni anche il territorio siriano e quello iraniano
in caccia di "terroristi".
Nel paese si è subito manifestata la rabbia e la giunta militare ha tuonato
promettendo che non accetterà violazioni del proprio territorio da parte
delle forze americane. Non è da escludere il trappolone pachistano, visto che ultimamente Musharraf
ha mille ragioni per essere preoccupato. Se da una parte subire un attacco americano
lo espone all'accusa di non sapersi far rispettare da Washington, dall'altra
la violazione del sacro suolo gli consente di soffiare sul nazionalismo pachistano
e di chiamare all'unità nazionale nel momento del pericolo. Opzione che
ha colto prontamente, come dimostrano le prime dichiarazioni.
Da tempo si parla apertamente di pressioni Usa per rimuoverlo, si discute di
come e di quando, concludendo che non sarà mai troppo tardi, anche se
nessuno ha idee chiare sul possibile dopo-Musharraf
In effetti gli Usa sembrano sollevare grande rumore attorno all'Iran e alla
questione nucleare, mentre muovono i loro pezzi per mettere sotto scacco il
dittatore, ormai considerato un infido doppiogiochista.
E' da tempo, da ben prima del 9/11, che l'opinione internazionale sul governo
pachistano è pessima, ma il patronage americano ha sopito ogni critica
al di là della ragionevolezza.
L'azione americana prevede un largo respiro; in una direzione completamente
opposta alla sceneggiata sul nucleare, dove gli Usa hanno aperto colloqui diplomatici
ufficiali con Teheran, ne ha dato notizia l'ambasciatore Usa in Iraq Khalilzad
in una intervista a Newsweek a novembre. Al filoiraniano Chalabi, un tempo cacciato
per corruzione con tanto di irruzione dei marines nel suo ufficio, hanno consegnato
il Ministero del Petrolio iracheno.
Dall'altra parte del Pakistan gli Usa hanno siglato un accordo di partnership
con l'India estremamente generoso; portando l'India dalla lista dei paesi sotto
embargo a quella dei privilegiati che possono acquisire anche tecnologia militare
e nucleare dagli States.
L'India per parte sua vede con favore una de-militarizzazione della società
pachistana, impossibile con Musharraf al potere.
Così da un po' di tempo i problemi per Musharraf sono aumentati improvvisamente.
Se prima doveva solo preoccuparsi di organizzare qualche maldestra operazione
nelle inespugnabili zone tribali del Waziristan, una svizzera hymalaiana, ora
deve far affrontare numerose sfide su fronti diversi. Succede infatti che oltre
a dover sfuggire agli ormai tradizionali attentati degli -islamici, si trovi
a dover affrontare il pericolo di un collasso nel Kashmir, nel Balucistan e
allo stesso tempo debba guardarsi da un rivolgimento più politico che
è già in corso all'interno dei poteri pachistani.
Agli osservatori più attenti non è sfuggito il viaggio di un importante inviato americano che ha fatto tappa a Delhi incontrando alte personalità indiane, per poi dirigersi a Dubai e negli Emirati Arabi Uniti, dove ha incontrato Benazir Bhutto ed esponenti della diaspora benestante del Balochistan che finanzia la resistenza nella provincia. Non ha stupito quindi che l'Alleanza per la Restaurazione della Democrazia, la fazione della Bhutto, abbia intrapreso una intensa attività politica; come non ha sorpreso che i baluci si siano opposti drasticamente all'inizio dei lavori per l'oleodotto Iran-Pakistan-India sul quale anche Musharraf conta molto per incamerare i ricchi diritti per le sempre esauste casse pachistane.
A questo punto Musharraf si è visto costretto a un intervento militare
in Balucistan, ad abbandonare il Kashmir colpito dal terremoto al suo destino
e all'assistenza alle formazioni islamiste radicali che minacciano l'India.
Il suo decreto per la registrazione delle scuole islamiche è andato ignorato
e la popolazione è sempre più ostile alla sua politica; posto
che la mancata assistenza ai terremotati non è piaciuta al pari dell'attacco
al Balucistan. Ancora meno piacciono le condizioni dell'economia o l'idea di
una guerra contro tutti.
Alcuni commentatori a lui vicini lo vedono futuro Presidente della Repubblica,
ma non è chiaro a chi vorrebbero affidare il governo ed il comando della
casta militare.
Indubbiamente sarà più dura se gli americani hanno veramente
in mente di togliere ai militari il controllo del paese, dopo averli incoraggiati
e sostenuti per decenni, coprendo e scusando ogni loro crimine, dal genocidio
in Bangladesh fino alla costruzione e diffusione di ordigni atomici ai paesi
islamici cattivi.
Sono troppi i segreti che custodiscono i governanti pachistani, perché
l'amministrazione Bush, composta esattamente da quelli che hanno sempre sostenuto
le dittature pachistane, si possa permettere di attaccarli frontalmente.
Gli americani servono quindi in tavola il menù completo della sovversione,
cercando di utilizzare l'opposizione interna e di comporre un fronte ostile
al dittatore. Osservando la società pachistana è quasi impossibile
sradicare i militari senza spendere grosse energie e drammi. I militari pachistani
hanno sempre avuto in pugno la situazione anche durante il governo della signora
Bhutto, deposta quando i vertici dell'esercito così hanno deciso.
Da allora gli assetti del potere pachistano non sono cambiati, e la smilitarizzazione
della società pachistana in tempi brevi non pare plausibile.
I media ci offrono lo spettacolo dell'Iran cattivo, mentre la storia si svolge
altrove e passa inosservata.