Stampa
Categoria principale: Articoli
Categoria: Esteri
di Bianca Cerri

George Bush ha scelto come nuovo presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick, ex-numero due del Dipartimento di Stato ma, soprattutto, amico intimo delle industrie farmaceutiche. Sostenitore degli accordi commerciali bi-laterali, Zoellick è riuscito ad impedire l’accesso ai farmaci generici a migliaia di malati di AIDS e, forse in virtù di queste qualità, è riuscito a prevalere sull’ex-vice segretario del Tesoro Robert Kimmit, anch’egli nella rosa del ristretto numero di candidati alla successione di Paul Wolfowitz, dimessosi il 17 maggio scorso. Zoellick, del resto, che è stato nel recente passato difensore strenuo del protezionismo commerciale statunitense, sarà incaricato di seguire le sue inclinazioni dalla sua nuova poltrona, situata simbolicamente a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca. Si è chiuso così uno dei capitoli più spinosi nella storia della Banca Mondiale, la più grande istituzione multilaterale dedicata allo sviluppo economico. Per arrivare alla nomina di Zoellick è stata necessaria una task-force che ha valutato prima i nomi di alcuni candidati che sono stati poi via via accantonati. Il capo-gruppo repubblicano al senato e leader della destra evangelica Robert Frist, ad esempio, è stato scartato perché non possiede le doti organizzative necessarie a svolgere incarichi di altissimo profilo. Henry Paulson, attuale segretario al Tesoro, non gode di grande reputazione neppure all’interno dell’Amministrazione, figuriamoci a livello mondiale. Il nome di John Bolton, già rappresentante (poi andatosene tra i fischi della diplomazia mondiale) degli Stati Uniti presso l’ONU impensieriva lo stesso George Bush che, alla fine, ha tagliato corto imponendo Robert Zoellick.

La notizia della nomina di Zoellick ha fatto subito calare di due punti il prezzo del petrolio, anche se si sapeva dall’inizio che ai vertici della Banca Mondiale sarebbe comunque andato un fedelissimo dei repubblicani. E non solo la tradizione è stata rispettata, ma la scelta di Bush è caduta sul candidato che più di ogni altro rispecchia le caratteristiche della sua amministrazione. Infatti, Zoellick ha sempre dimostrato una fedeltà incondizionata nei confronti del presidente americano e delle sue politiche. Pur facendo parte dei vertici della Goldman-Sachs già da qualche anno, aveva continuato ad esprimere il suo parere anche in materia di strategie militari e tanto è bastato per metterlo in pole position rispetto agli altri candidati. Altro punto a favore di Zoellick è una discreta conoscenza del mercato cinese, come prova del resto la “famosa” foto che lo ritrae abbracciato ad un gigantesco panda.

Spetterà ora ai 24 membri del consiglio direttivo della Banca Mondiale approvare la nomina. Per la verità, ciascuno dei membri è autorizzato a nominare un candidato, ma non è mai accaduto che il volere del presidente degli Stati Uniti sia stato ostacolato. Bush quindi riuscirà molto probabilmente ad imporre anche stavolta la sua volontà. Se così dovesse essere, Robert Zoellick enterà in carica il primo luglio, data di inizio del nuovo esercizio di bilancio. In Europa, non ci sono state particolari reazioni alla notizia della sua nomina. Zoellick ha origini tedesche e la Germania gli conferì tempo fa la Croce al Merito per aver contribuito alla riunificazione del paese, quindi si suppone che non dovrebbero esserci malumori. L’Africa invece non sembra molto soddisfatta. Dopo tanti anni di egemonia americana alla Banca Mondiale, vorrebbe avere un ruolo-chiave nell’economia mondiale, ma è stata di nuovo scippata di ogni possibilità.

Quanto a Paul Wolfowitz, nel comunicato che annuncia il suo abbandono il consiglio direttivo della Banca Mondiale ha voluto sollevarlo da illazioni ringraziandolo per i risultati ottenuti in materia di sviluppo e di lotta alla povertà ed alla corruzione (sic!). Un quotidiano americano scrive invece che non sarebbe stato lo scandalo della promozione della sua amante a farlo cadere in disgrazia, bensì le troppe antipatie nei suoi confronti e le affermazioni false sul suo operato. In realtà, al contrario dei suoi predecessori, Wolfwitz ha avuto la colpa di farsi sorprendere con le dita nel barattolo della marmellata. La Banca Mondiale, che pure era stata costretta a mettere in piazza i propri affari più di una volta, non glielo ha perdonato. Le oggettive condizioni di disagio di cui si parla nella lettera di dimissioni e il romanticismo che si è voluto conferire alla vicenda sono solo la punta di un iceberg molto più corposo.

Per evitare di rivelare le manipolazioni di Wolfowitz ed i giochi di potere avvenuti ai vertici della Banca Mondiale si è preferito puntare sulla natura umana della vicenda e sui calzini bucati immortalati in una foto apparsa su molti quotidiani. E le malelingue insinuano che la matura signora beneficiata da Wolfowitz abbia nel frattempo preso il largo. Anzi sarebbe addirittura furibonda nei suoi confronti, non si sa se per averla messa in imbarazzo davanti al mondo intero e se per essersi fatto sorprendere con un paio di calzini bucati ai piedi.