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Categoria: Esteri
di Laura Bruzzaniti

Si è concluso il 15 giugno il Congresso del Movimento dei Sem Terra (i lavoratori rurali senza terra del Brasile), che ha riunito a Brasilia rappresentanti del movimento provenienti da ventiquattro stati del Paese, per discutere di “Riforma agraria, per la giustizia sociale e la sovranità popolare.” Oltre 17.000 i partecipanti, sistemati in tende e strutture mobili nel centro Nilson Nelson, tra cui circa 1.500 sem terrinhas bambini e ragazzi figli dei sem terra che durante i quattro giorni del congresso hanno partecipare al dibattito e seguito corsi di musica e capoeira nella scuola organizzata presso il centro. Il Congresso è il quinto dal 1984, data di costituzione dell’ MST ( Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra), movimento politico sociale che si batte per la riforma agraria e per “la costruzione di un progetto popolare basato sulla giustizia sociale e la dignità umana”. Se il primo passo per la riforma agraria è la democratizzazione della terra, il superamento del modello di agricoltura basato sul grande latifondo nato con la “Lei de Terras” del 1850 e che continua ancora oggi, per i “Sem Terra” spezzettare i latifondi per distribuirli ai contadini non è sufficiente. È necessario ripensare i modelli di sviluppo agricolo per contrastare gli interessi del capitale straniero, delle transnazionali e dei grandi gruppi economici che si impossessano della agricoltura brasiliana per volgerla a loro uso e consumo. Per garantire sviluppo e riflettere le necessità dei Brasiliani, la riforma agraria deve unire alla distribuzione della terra un ampio programma di accesso all’educazione alla salute e ad una alimentazione sana.

Il Programma Agricolo proposto dai Sem Terra, di cui si è discusso nel corso di questo quinto congresso, si basa sulla lotta alle monocolture, sulla produzione di alimenti, la creazione di posti di lavoro, la difesa della sovranità alimentare. E così a Brasilia si è tornati a parlare dei problemi creati dalle monoculture estensive di eucalipto per la produzione di cellulosa, che danneggiano l’ambiente per le grandi quantità di acqua utilizzate e creano disoccupazione e abbandono delle campagne. E si è parlato anche dell’intensificarsi delle coltivazioni di canna da zucchero per la produzione di etanolo, sotto l’impulso degli Stati Uniti che hanno deciso di puntare proprio su questo biocombustibile per ridurre la loro dipendenza dal petrolio, che comportano concentrazione della terra, condizioni di lavoro basate sullo sfruttamento e compromettono la coltivazione per l’autoconsumo. Già da tempo in segno di protesta i Sem Terra tagliano la canna da zucchero per piantare al suo posto fagioli e mais.

I delegati dell’MST hanno sfilato giovedì per le strade di Brasilia al grido di “Basta agli Stati Uniti e alla politica di Bush che distrugge il popolo brasiliano” e hanno depositato davanti all’ambasciata statunitense bare coperte da drappi neri, ognuna a rappresentare un Paese colpito dagli Usa, con il numero dei morti scritto sopra: Corea, due milioni - Vietnam, un milione - Irak, 572.000 - Colombia 300.000. E poi Libano, Guatemala Nicaragua, Argentina, Cile.

Anche i piccoli senza terra hanno espresso le loro rivendicazioni al ministro dell’educazione, Fernando Haddad: “Voglio studiare vicino a dove vivo, perché la città è lontana e lì non insegnano le cose del campo”. I sem terrinhas hanno chiesto miglioramenti nelle infrastrutture scolastiche e nel trasporto, programmi di formazione per gli educatori e maggiori risorse per il Programma Nazionale di Educazione nella Riforma Agraria (Pronera).

Lettere di solidarietà ai Sem Terra sono arrivate dal Subcomnadante Marcos, dell’esercito zapatista di liberazione nazionale ( EZLN) - “le nostre lotte hanno lo stesso destino, la libertà e la giustizia per la nostra terra” - e da Fidel Castro: “Il Movimento Sem Terra è genuina espressione della lotta per un mondo migliore”.