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Categoria: Esteri
di Giuseppe Zaccagni

Nei programmi futuri di Ratzinger – nei limiti del consentito dai dogmi vaticani - c’è sempre una tappa russa per incontrare il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. Una visita sempre annunciata e mai realizzata anche per i tanti “niet” arrivati dalle rive della Moscova, dove la Chiesa ortodossa teme le invasioni vaticane. Ma ora si apre uno spiraglio grazie ad una presenza romana di un “ortodosso doc” come Chrysostomos II, arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, che è il rappresentante dell’antichissima Chiesa dell’isola. E’ con lui che il Papa ha parlato in questi giorni: un faccia-a-faccia nella sala della Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano (quaranta minuti più un pranzo di due ore). I due si sono confrontati sui temi e sulle sfide della bioetica, sulle vicende della vita dell’Unione Europea (Cipro è entrata recentemente nell’Ue), sulle questioni della pace in Medio Oriente ma soprattutto sulla predicazione apostolica e sul dialogo ecumenico. In pratica i due hanno parlato della questione russa che vuol dire un’apertura ufficiale di relazioni tra il Vaticano e il mondo ortodosso di Mosca. Apertura che dovrebbe essere facilitata dal paziente e lungo lavoro che si registra sulle rive della Moscova nei confronti dell’Oltretevere. Ed è significativo, in tal senso, anche quanto detto da Ratzinger e cioè che ci vuole un “linguaggio nuovo per proclamare la fede che ci accomuna”. A questa dichiarazione di intenti è seguita - da parte di Chrysostomos – questa affermazione: “È l’ora della Chiesa e della nuova evangelizzazione per l’Europa di oggi”. Quindi, pur non pronunciando direttamente espressioni che potessero portare al contenzioso che esiste tra Vaticano e mondo ortodosso russo, tutto l’impianto del colloquio tra i due religiosi si è rivelato, nel suo sottofondo, come un discorso carico di anticipazioni. E per questo ha assunto anche la caratteristica di un colloquio storico non solo per il fatto che per la prima volta un arcivescovo primate di Cipro è giunto in Vaticano, ma perché il discorso è stato chiaro e diretto. In sintesi: si è parlato di Mosca e del capo dell’ortodossia, Alessio II.
Chrysostomos ha affrontato l’intera questione partendo da lontano. Ha detto, ad esempio, che “l’Europa sta attraversando un periodo di crisi e di disorientamento, di ateismo e di dubbio, di secolarizzazione e di decadenza. Ma che c’è anche – ha continuato - una sete, una ricerca, cui va data risposta”. Quindi, dopo aver toccato temi tradizionali per il mondo cattolico (famiglia, aborto, eutanasia) è giunto al clou. E così la Russia di Alessio II è di nuovo entrata nei temi dell’agenda vaticana.

L’arcivescovo cipriota ha detto: “Credo che potrò rendermi utile a questo futuro incontro con Mosca”. E subito ha ribadito la sua volontà di fare da tramite tra il Papa e il Patriarca di Mosca Alessio II, che è un suo amico personale. L’occasione per incontrarlo e farsi interprete delle volontà vaticane è a breve scadenza. Chrysostomos il 13 luglio sarà in visita a Mosca e potrà sondare il polso della dirigenza ortodossa. Ovviamente non andrà a mani vuote. Perché dall’incontro con Ratzinger è uscito un documento che spinge in direzione del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Un dialogo cui la stessa Chiesa cipriota vuole dare un significativo contributo. E l’arcivescovo Chrysostomos sottolinea in proposito: “Forse i nostri occhi non potranno vedere la tanto desiderata unità della Chiesa, ma con la grazia dello Spirito Santo avremo fatto anche noi il nostro dovere nel tempo e nello spazio come pacificatori e quali veri fratelli”. Il documento siglato a Roma ricorda poi che con l’auspicio e la volontà il dialogo si dovrà intensificare. Si tratta, infatti, di attivare “ogni sforzo a noi possibile e considerato utile alla vita delle nostre comunità” e di sostenere e promuovere il lavoro della Commissione teologica internazionale. Un respiro, quindi, di ordine globale che è poi quello relativo all’immagine che il Vaticano richiama spesso: una Chiesa che deve respirare a due polmoni, Oriente e Occidente.

Ratzinger, di conseguenza, potrebbe preparare le valigie per Mosca. Il suo predecessore, il papa polacco, le aveva fatte più volte. Ma ora ci sono alcuni aggiornamenti dovuti anche ad un capo del Cremlino che si mostra sempre più ben disposto nei confronti di un’ortodossia locale che lo appoggia anche politicamente. Si potrebbe pertanto verificare un incontro epocale dopo lo scisma del 1054. Ma, come sempre, la diplomazia vaticana dice e non dice. C’è il cardinale Walter Kasper, che dichiara che sul fronte di Mosca non ci sono progressi, ma che poco dopo è costretto a rimangiare tali affermazioni dal momento che il cipriota Chrysostomos rilancia il processo distensivo.

E così Kasper si corregge: “Molto dipende - spiega - da circostanze esterne e dalla situazione interna alla Chiesa russa. Il Papa è disposto all’incontro ed anche Alessio II è aperto. Nessuno è contrario all’incontro anche tra gli ortodossi”. E Chrysostomos, da parte sua, si dichiara convinto che l’incontro avverrà presto (anche grazie alla sua mediazione) e che sarà l’avvio di un processo di riunificazione tra le due Europe cristiane, quella latina e quella ortodossa. Intanto il patriarca cipriota - vero ambasciatore - volerà a Mosca, per riferire ad Alessio II sui risultati ottenuti durante la missione romana. Missione difficile, comunque, perché il patriarcato russo rappresenta la comunità più importante e influente del mondo ortodosso (circa 85 milioni fedeli su un totale di 200 milioni), ma anche, storicamente, la più intransigente e antiromana. Tant’é vero che Giovanni Paolo II potè visitare, dopo il crollo dell’Urss, solo gli altri Paesi ortodossi e Benedetto XVI è riuscito ad incontrare Bartolomeo, il patriarca ecumenico di Costantinopoli (Istanbul). Ma è anche vero che alla disputa millenaria sul “primato” del vescovo (ovvero del Papa) di Roma, contestato e mai riconosciuto dagli ortodossi, si sono aggiunti contrasti più recenti, acuiti anche dall’esplodere dei nazionalismi, dopo il crollo dell’impero sovietico, e dalla guerra nella ex Jugoslavia.

Due chiese, quindi, ancora una volta testimoni di una quantità di storie e di scontri. Ora parte la missione di un leader religioso cipriota. Sarà lui a spostare l’equilibrio strategico e a far cadere il muro che esiste ancora tra Vaticano e Ortodossia russa?