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Categoria: Esteri
di Ilvio Pannullo

C’è qualcosa in Italia che pare non funzioni come dovrebbe. Il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno dei giudici, ha denunciato il Sismi per aver spiato le procure della Repubblica di Milano, Roma, Torino e Palermo, sorvegliando le iniziative di 47 magistrati italiani, con lo scopo di intimidirli e screditarli con azioni “anche traumatiche”. Le intercettazioni e i dossier fabbricati da Pio Pompa, stretto collaboratore del generale Pollari, hanno riguardato anche esponenti politici del centro-sinistra. Inoltre, pare – o almeno questo sostiene il CSM – che i Servizi Segreti Militari Italiani, non contenti di commettere un vero e proprio atto illecito nei confronti dell’Ordinamento Nazionale, abbiano anche spiato 156 magistrati europei, violando, così, la sovranità di paesi con cui intratteniamo costantemente rapporti politici e diplomatici. In un paese normale, dove la democrazia non è una parola con cui riempirsi la bocca, ma un preciso assetto istituzionale dotato di meccanismi di rappresentanza, con organi appositamente creati per tutelare la divisione dei poteri e garantire i diritti che unanimemente si immaginano vigenti, questo basterebbe per creare un’emergenza nazionale. I telegiornali aprirebbero ogni notiziario con gli ultimi sviluppi, le procure lavorerebbero a ritmi serrati con il pieno appoggio del potere politico e la popolazione intera vivrebbe con ansia l’evolversi della vicenda. In un altro paese, forse; in Italia certamente no. Come se non bastasse si è saputo che alcuni tra i magistrati spiati erano impegnati in processi che vedevano coinvolti esponenti del centro destra e, come a voler rendere ancora più chiara ed intelligibile la situazione, sono stati resi noti i nominativi di alcuni di questi: Bruti Liberati, Colombo, D’Ambrosio, Ingroia, Caselli, Bocassini, Davigo, Greco, Paciotti ed altri. Tutti nomi che ricorrono spesso nei notiziari e che sono tutti collegati ad inchieste scottanti, esplosive, molte aventi per oggetto inchieste sui principali episodi di corruzione, illeciti finanziari e – in alcuni casi - operazioni illegali degli stessi Servizi, vedi il caso del rapimento di Abu Omar.

La denuncia è stata votata all’unanimità - e nella sostanza avallata - dal Presidente della Repubblica, nella sua veste di Presidente del Csm. Nella denuncia del Csm è riportato che il Sismi svolse un compito “estraneo alle sue attribuzioni e alle sue competenze” in quanto doveva “vigilare sull’integrità di uno Stato e non garantire la stabilità del governo contingente”. Scrivere altro sembra quasi superfluo perché la gravità della denuncia, anche sotto il profilo politico ed istituzionale, sta proprio nel prendere atto che non ci si trova di fronte ad una congettura o ad una supposizione non adeguatamente dimostrata, ma ad una serie di fatti provati e puntualmente denunciati da un organo istituzionale che è presieduto, nella sua composizione collegiale, dal Presidente della Repubblica, il capo di questo nostro Stato, il garante dell’Ordine Costituzionale e di quanto scritto nella nostra Costituzione.

Il Servizio Segreto Militare Italiano dipende direttamente dal Ministro della Difesa, al quale compete di stabilirne l'ordinamento e curarne l'attività sulla base delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio. Sappiamo che il Sismi avrebbe esercitato questa attività illegale dal 2001 al 2006 e che titolare del Sismi era in quel periodo Nicolò Pollari, Ministro della Difesa Antonio Martino e Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. I nomi dunque sono sempre gli stessi; gli interessi in gioco come sempre in questi casi, assai rilevanti ed il rischio massimo.

Il Sismi è l’organo istituzionale preposto ad assolvere sul piano dell’intelligence militare tutti i compiti di informazione e di sicurezza necessari per la difesa, dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione. Se si scopre coinvolto in operazioni di spionaggio che hanno invece per oggetto politici considerati “ostili” e magistrati il cui unico errore è quello di cercare di fare seriamente il proprio lavoro, il rischio per la stabilità di quelle regole che devono intendersi come fondanti per una comunità sociale ordinata da leggi non può essere che massimo.

Il dato preoccupante, al netto di qualunque minimizzazione, è che alcuni esponenti del Servizio Segreto militare abbiano confuso lo Stato con il governo, riducendo oggettivamente la vigilanza e la reazione di fronte alle minacce esterne per concentrare risorse nello spionaggio interno, a vantaggio della destra e a danno del centro-sinistra. In questi giorni, nelle aule del Parlamento, la discussione verte sulla necessità o meno di istituire una apposita commissione d’inchiesta. Anche in questa sede le posizioni sono abbastanza scontate, con il centrosinistra che ne sostiene timidamente la necessità ed il centrodestra pronto a tirar su barricate, difendendo la competenza in materia del CO.PA.CO. cioè la Commissione parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza.

Questo ovviamente non per coerenza con quanto disposto dalla L. 24 ottobre 1977, n. 801, riguardante l’Istituzione e l’ordinamento dei servizi per le informazioni e la sicurezza e la disciplina del segreto di Stato, ma più verosimilmente perché i membri del Co.Pa.Co. sono vincolati al segreto e lo stesso organismo è privo di poteri sezionatori, essendogli assegnato solo un ruolo di controllo. Si aggiunga poi che a presiedere il comitato parlamentare è l’on. Scajola, ministro dell’interno nell’ex governo Berlusconi, dimessosi in seguito alla macelleria di Genova e fedelissimo del Silvio nazionale e il quadro è completo.

Intanto Pollari ha immediatamente pensato di sentire sulla questione l’autorevole parere di un personaggio non proprio limpidissimo come il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che di misteri italiani - ed in particolar modo delle vicende riguardanti le alte sfere dei servizi segreti - è un vero esperto. Il generale, ormai ex capo del Sismi, ha pubblicamente sostenuto di esser pronto a dire quanto sa sulla vicenda solo nel caso in cui Prodi non gli opponga il segreto di Stato.

La risposta del governo è stata affidata ad un comunicato della Presidenza del Consiglio, che rende noto che “Il presidente del Consiglio ha confermato che sulla documentazione acquisita nell'ambito dell'indagine della Procura di Roma sull'attività di Pio Pompa, non ha a tutt'oggi apposto il Segreto di Stato. Ulteriori verifiche sono in corso. Nel comunicato si aggiunge, inoltre, che “in relazione all'indagine in corso sul cosiddetto archivio Pio Pompa, il presidente del Consiglio Romano Prodi ha preso atto dei risultati delle verifiche finora effettuate, secondo le quali tutto il materiale relativo è in possesso della magistratura e del fatto che i responsabili dei Servizi di intelligence stanno fornendo la massima collaborazione agli stessi magistrati”. Il comunicato precisa poi che “il Presidente del Consiglio ha avuto conferma che da parte del Sismi non vengono effettuate attivitá di dossieraggio nei confronti di politici, magistrati e giornalisti”. Chi lo avrebbe confermato, non è dato saperlo.

Risulta spiritoso parlare di riforme elettorali e di ruolo dei cittadini, del loro diritto a scegliere uomini e programmi per il governo del Paese. Siamo in presenza di un sistema politico ridotto ad una casta e coloro che dovrebbero essere pagati per salvaguardare gli interessi dello Stato mirano ad avere un ruolo centrale nel decidere i suoi assetti e nel condizionarne la struttura. Dopotutto si sa che i patrioti per amor di patria sono disposti a tutto. Anche a tradirne le istituzioni, quando esse manchino di adeguarsi al ruolo che gli stessi servizi segreti immaginano per esse.