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Categoria: Esteri
di Daniele John Angrisani

E' passata ormai più di una settimana dall'inizio dello scontro diplomatico tra Gran Bretagna e Russia e la tensione non accenna a calare. La Procura Generale russa ha respinto per l'ennesima volta al mittente la richiesta di estradizione di Andrei Lugovoi, il presunto killer di Alexander Litvinenko, affermando, tra le altre cose, l'inesistenza di prove concrete a suo carico e insinuando che lo stesso Lugovoi potrebbe essere stato invece vittima a sua volta del polonio, in via indiretta. Il Foreign Office inglese e l'ambasciatore britannico a Mosca, Sir Tony Brenton, continuano invece a ritenere che Mosca debba concedere l'estradizione di Lugovoi, cercando in qualche modo di bypassare l'ostacolo costituzionale del divieto all'estradizione di un cittadino russo, data l'assoluta gravità della vicenda che lo vede implicato. Nonostante quindi i buoni propositi espressi dalle due diplomazie per una risoluzione veloce e soddisfacente della crisi, nulla sembra per ora evolvere in questo modo. Nel frattempo l'unica cosa che rimane sicura è che sia a Londra che a Mosca quattro diplomatici dovranno fare le valigie nei prossimi giorni. I giornali inglesi, in particolare il Financial Times ed il Sunday Times, spingono affinché il governo di Londra assuma una posizione ancora più forte, di fronte a quello che descrivono come il regime "criminale" di Vladimir Putin, indicato da più parti come la vera mente dell'assassinio di Litvinenko.

Da parte sua invece la stampa russa, in particolar modo quella schierata con il Cremlino, rincara la dose contro l'ipocrisia inglese che chiede alla Russia di violare la propria stessa Costituzione per estradare Lugovoi, quando la Gran Bretagna ha rifiutato per ben 21 volte la richiesta di estradizione proveniente da Mosca per Boris Berezovsky, miliardario russo in esilio, ex uomo ombra del Cremlino di Eltsin e uomo con loschi legami con la mafia russa e cecena, secondo i suoi molti critici.

A peggiorare ancora di più le relazioni tra i due Paesi, vi è anche il fatto che Londra ospita diversi altri personaggi invisi al governo russo: tra questi Akhmed Zakayev, l'ex ministro degli esteri del governo indipendentista ceceno di Aslan Mashkadov, accusato dai russi di attività terroriste, nonché Oleg Gordievsky, ex capostazione dell'allora KGB a Londra, poi passato agli inglesi all'inizio degli anni Novanta.

In tutto questo scambio di accuse incrociate, non manca chi addirittura vede riaffacciarsi sulla scena mondiale i fantasmi di una Guerra Fredda che si pensava ormai rinchiusa nelle viscere della Storia. Sui media inglesi si rincorrono voci su presunte violazioni dello spazio aereo inglese da parte dei bombardieri russi simbolo della Guerra Fredda: i Tupolev Tu-95 anche definiti "Bear". Così come non mancano storie riguardanti un presunto tentativo di assassinio ai danni di Berezovsky, sventato all'ultimo minuto per l'intervento dell'MI-6 inglese in sua protezione.

Il Sunday Times, domenica 22 luglio, ha pubblicato un articolo in cui afferma che, secondo fonti anonime vicine al primo ministro Gordon Brown, il governo inglese ritiene ormai certo il coinvolgimento più o meno diretto del Cremlino di Putin, sulla base delle ultime risultanze investigative sul polonio usato per l'assassinio di Litvinenk. Se fosse così però, ci sarebbe da chiedersi, come ha fatto Alex Goldfarb, socio d'affari di Berezovksy ed amico intimo di Litvinenko negli ultimi anni della sua vita a Londra, come mai la reazione inglese sia stata così "ridicola" di fronte ad un fatto di tale gravità.

Da parte sua il “Grande Accusato” di questa storia, Andrei Lugovoi, non passa un giorno senza rilasciare interviste ai media russi ed occidentali, proclamando la sua innocenza ed insinuando un ruolo dell'MI-6 nell'uccisione di Litvinenko. Lugovoi, per sua stessa affermazione, è diventato una vera e propria star in Russia e, di fronte ai microfoni di Radio Echo, una delle poche fonti di informazione indipendenti rimaste a Mosca, ha addirittura affermato di non riuscire più ad uscire di casa perchè ovunque vada c'è qualcuno che gli chiede l'autografo o vuole dargli la mano.

Forse è un po' esagerato il suo racconto, sta di fatto che a Mosca, e in generale la Russia, si vive questa faccenda come l'ennesima dimostrazione dell'arroganza dell'Occidente che cerca in tutti i modi di umiliare la Russia; addirittura chiedendole, come ha fatto l'ambasciatore inglese, di cambiare la propria stessa Costituzione per ottenere l'estradizione di un solo individuo.

Chi è veramente preoccupato per l'andazzo che prendendo questa vicenda, sono gli imprenditori inglesi: le relazioni economiche con la Russia sono molto forti, e i businessman vedono ora in pericolo i propri investimenti in questo Paese. Toni minacciosi si sono alzati da Mosca a questo riguardo, con l'associazione degli imprenditori russi che ha affermato, senza peli sulla lingua, che con questo atteggiamento gli inglesi rischiano molto più di loro. Alcune voci parlano addirittura della possibilità del ritiro delle compagnie russe dal London Stock Exchange, nel caso lo scontro dovesse andare avanti ancora per diverso tempo.

C'è da dire che gli esperti ritengono che sia proprio il rapporto economico che lega i due Paesi a non consentire invece un ulteriore peggioramento dei rapporti. Lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha parlato, in uno dei suoi rari interventi sulla vicenda, di una "mini-crisi" che sarà risolta al più presto e che non metterà in alcun pericolo le relazioni forti esistenti tra Gran Bretagna e Russia. Ma non tutti sono così ottimisti.

Sia gli Stati Uniti che l'Europa, in maniera più o meno forte, si sono schierati affianco del governo di Londra. Condoleeza Rice, il segretario di Stato USA, ha affermato che Mosca deve concedere l'estradizione di Lugovoi, ma anche messo in guardia dal paragonare la Russia attuale all'Unione Sovietica, in quanto oggi i russi vivono delle libertà che allora potevano solo immaginare. L'Unione Europea anche ha condannato la posizione di Mosca, ed è ovvio che questa vicenda peserà non poco sui già complessi negoziati per il rinnovo del trattato di partnership con la Russia. Stando a fonti citate dal Financial Times, si pensa di inserire nel nuovo eventuale trattato anche un accordo per consentire in futuro di ottenere l'estradizione di cittadini russi ed evitare così la ripetizione di vicende del genere.

Resta da vedere però se Mosca sarà d'accordo a procedere su questa strada; al momento non vi è nessun segnale che lasci intendere una eventuale disponibilità da parte russa. Per inciso, al momento questi negoziati sono ancora in stallo per via del divieto russo all'importazione delle carni polacche (considerate non in regola con gli standard veterinari russi), e del conseguente veto polacco all'apertura dei negoziati con Mosca.

Tra Polonia e Russia, comunque, i disaccordi vanno ben oltre la semplice questione della carne. La Polonia, infatti, dovrebbe, nei piani di Washington, ospitare la base missilistica che, assieme alla stazione radar in Repubblica Ceca, è il fondamento del progetto di Scudo Stellare che gli Stati Uniti vogliono implementare in Europa e che la Russia vede come il fumo negli occhi, perchè metterebbe a rischio la sua deterrenza nucleare. Inoltre la Polonia, assieme ai Paesi baltici ed alla Gran Bretagna, è stata la prima a denunciare la decisione russa di sospendere il Trattato CFE sul disarmo convenzionale in Europa.

Secondo alcuni osservatori russi, questi Paesi potrebbero creare un vero e proprio fronte anti-russo in Europa, contrapposto a Germania e Francia che, a causa della loro dipendenza energetica da Mosca e del loro legame storico con la Russia, sono più propensi a chiudere un occhio (ed anche due, secondo i loro detrattori) di fronte ai presunti eccessi del regime di Putin. Come ha affermato il presidente della Commissione Europea, Barroso, l'Unione Europea non potrà mai costruire una reale partnership strategica con i russi fino a che non sarà chiaro e definitivo l'impegno di Mosca a rispettare la democrazia ed i diritti umani.

A distanza di 5 mesi dalle elezioni della Duma e di 8 mesi dalle elezioni per il nuovo presidente russo che dovrebbe succedere a Vladimir Putin - se le sue promesse di lasciare a fine mandato saranno rispettate - la posta in gioco diventa sempre più alta. La Russia si trova in momento molto delicato del proprio sviluppo, circondata da tre grandi potentati: l'Europa ad ovest, l'Islam sempre più radicale a sud e la Cina ad est.

Considerata la minaccia sempre maggiore dell'estremismo islamico e dell'espansione cinese in Siberia, che in un'ottica di lungo periodo mette a rischio la stessa esistenza dello Stato russo, l'alleanza con l'Europa e l'Occidente sembrerebbe essere l'unica strada realmente percorribile, chiunque sia il prossimo presidente russo. Ma per fare ciò, sia a Mosca, che a Washington, Londra o Varsavia, bisognerebbe, una volta e per tutte, chiudere il capitolo della Guerra Fredda ed aprire un nuovo capitolo di cooperazione e partnership tra equali, che tenga realmente in considerazione anche le legittime aspirazioni della Russia tornata potenza.

L'unica cosa sicura è che un atteggiamento diverso da parte di Mosca per permettere in qualche modo di ottenere l'estradizione di Lugovoi, sarebbe indubbiamente un ottimo segnale della decisione di voler intraprendere davvero questa strada, per quanto lunga e tortuosa essa possa essere.