Stampa
Categoria principale: Articoli
Categoria: Esteri
di Alessandro Iacuelli

Liberate le infermiere bulgare e il medico palestinese, il presidente francese Nicolas Sarkozy si è affrettato a recarsi in Libia per firmare un accordo commerciale. La Francia si è dichiarata disponibile a fornire un reattore nucleare per la potabilizzazione dell'acqua di mare. Ma a fremere non è solo la diplomazia di Parigi: alla volta di Tripoli è partito anche il viceministro degli esteri britannico, Kim Howells, mentre il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, spera di poterci andare presto. La Libia possiede grandi giacimenti di petrolio e di gas, cosa che le permetterebbe di diventare un Paese "appetibile" a quelle stesse diplomazie occidentali che l'hanno isolata qualche decennio fa. Così, durante la visita ufficiale francese, il presidente Sarkozy ed il premier libico Gheddafi hanno firmato un un memorandum di intesa per la cooperazione in un progetto di energia nucleare, secondo quanto annunciato da un portavoce del governo francese. "L'obiettivo è di collaborare per lavorare all'installazione di un reattore nucleare in Libia finalizzato alla desalinizzazione dell'acqua del mare ed alla fornitura di acqua potabile", ha detto lo stesso portavoce. Il segretario generale dell'Eliseo, Claude Gueant, ha spiegato che il progetto, il cui scopo ultimo è quello di dotare la Libia di maggiori risorse di acqua potabile, in pratica è ancora allo stato embrionale e che deve essere ancora eseguito "uno studio di fattibilità". Il presidente francese è giunto a Tripoli all'indomani del rilascio delle cinque infermiere bulgare e del medico di origini palestinesi detenuti in Libia da otto anni per la vicenda degli oltre 400 bambini infettati dal virus dell'Aids. Sarkozy ha detto che la sua visita "è un'iniziativa politica per aiutare la Libia nel suo reinserimento nel concerto delle nazioni". In una conferenza stampa informale, il Presidente francese ha anche precisato che "non c'è alcun legame” tra l'eventuale fornitura alla Libia di un reattore nucleare e la liberazione dei sei prigionieri bulgari. Il solo legame", ha aggiunto, "è che se le infermiere non fossero state liberate non sarei venuto".

La Libia, che ha abbandonato nel 2003 il suo progetto di armamento nucleare, possiede comunque uno stock di 1.600 tonnellate di uranio. Sarkozy ha anche dichiarato che la Francia svilupperà ricerche per valutare se vi sono riserve di uranio nel sud del paese, vicino al Niger, che è uno dei principali fornitori. Il gruppo nucleare Areva, in effetti, ha bisogno d'uranio e l'accordo Franco-Libico permetterebbe ai primi di "mettere le mani" sulle riserve di combustibile nucleare del Paese nord africano. E se qualcuno parla di rischi di proliferazione nucleare, arriva subito la risposta di alcuni esperti consultati dall'agenzia francese Afp: "Non vedo rischi di proliferazione vista la cooperazione esemplare esistente tra la Libia e l'Aiea e i governi di Londra e di Washington", ha dichiarato Mark Fitzpatrick ,dell'Istituto di studi strategici di Londra.

Sembra quindi di capire che la Francia ancora una volta occhieggia verso l'Africa settentrionale, non volendo in alcun modo rinunciare al ruolo politico sullo scacchiere africano e dando luogo a più di un sospetto di neo-colonialismo. Dure le critiche da parte tedesca alle iniziative transalpine di questi giorni. Il 28 luglio scorso, il Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), tra i più autorevoli quotidiani tedeschi, ha titolato in prima pagina "Irritazione e meraviglia per Sarkozy". Nell'articolo si legge che "ai vertici del governo tedesco e tra i maggiori esperti di politica estera cresce l'insofferenza per lo stile e il contenuto della politica estera e europea del nuovo presidente francese e del suo governo".

Probabilmente è l'eccessivo protagonismo e attivismo messo in mostra finora dal neopresidente che non piace affatto alla Germania di Angela Merkel; pertanto si moltiplicano le critiche all'atteggiamento del nuovo inquilino dell'Eliseo, ritenuto unilaterale, poco collegiale e scarsamente rispettoso degli altri partner europei. E la forte irritazione che in Germania ha suscitato l'accordo nucleare concluso da Sarkozy con il leader libico Muammar Gheddafi è solo l'ultimo di una serie di screzi e contrasti emersi nei rapporti tra Parigi e Berlino, nonostante le dichiarazioni di facciata e le manifestazioni di stretta amicizia tra la Merkel e Sarkozy. Sempre secondo la FAZ, a suscitare scontento è "il modo in cui Sarkozy ha strumentalizzato il rilascio delle infermiere bulgare da parte della Libia". Sopratutto quando si tratta di zone di influenza francese, il presidente Sarkozy sembra voler trattare l'Africa come una questione esclusivamente francese. A rafforzare questa impressione, sempre dall'Eliseo arriva anche una nuova idea: quella di una Unione mediterranea, della quale fino ad ora nessuno sa in che cosa si dovrebbe differenziare dal Processo di Barcellona della Ue. Nel resto d'Europa si teme che l'azione individuale della Francia possa indebolire gli europei e il loro potenziale di attività internazionale. Da questo punto di vista, l'accordo nucleare tra Francia e Libia è una pillola amara per la Ue.

Nel frattempo, Parigi ha un'altra "gatta da pelare" in casa. Un’inchiesta preliminare è stata aperta dalla procura di Parigi dopo le denunce presentate in Francia da 94 cittadini ivoriani vittime della grave intossicazione provocata nell’agosto 2006 dai rifiuti tossici scaricati ad Abidjan dalla nave Probo Koala, noleggiata dalla multinazionale Trafigura. "Omicidio colposo" e "corruzione di agenti statali" sono alcune delle accuse rivolte dai querelanti nei confronti dei francesi Claude Dauphin, direttore della Trafigura, e Jean-Pierre Valentini, responsabile delle operazioni della compagnia in Africa Occidentale; entrambi erano stati arrestati ad Abidjan il 18 settembre 2006 e rilasciati nel febbraio scorso. Secondo gli autori delle denunce, i due dirigenti avrebbero anche versato somme di denaro per ottenere il permesso ad abbandonare il carico di rifiuti tossici che ha provocato la morte di 16 persone, 76 ricoveri in ospedale e ha costretto oltre 100.000 persone a ricevere cure mediche.

Dopo un patteggiamento con le autorità ivoriane, raggiunto a febbraio, la Trafigura si era impegnata a versare 152 milioni di euro, un terzo riservato alle vittime sanitarie ed economiche e due terzi allo Stato e entità locali. Che ancora aspettano.