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Categoria: Esteri
di Daniele John Angrisani

La grande partita per il Cremlino del dopo Putin è definitivamente iniziata. Dopo giorni in cui si speculava in continuazione su questa possibilità, oggi pomeriggio il primo ministro russo, l'oscuro e spento tecnocrate Mikhail Fradkov, ha deciso di rassegnare le dimissioni sue e del suo intero governo nelle mani del presidente russo, Vladimir Putin, che le ha accettate immediatamente. La notizia è rimbalzata immediatamente in tutta la Mosca che conta: nei minuti successivi le televisioni ed i siti web russi sono stati infatti inondati di dichiarazioni di analisti politici e parlamentari della Duma che si attendevano a momenti la nomina di Sergei Ivanov, fino ad oggi il principale candidato alla successione di Putin, come primo ministro. Tale prospettiva era stata rafforzata dalle parole di colui che viene definito il "Karl Rove del Cremlino", ovvero Gleb Pavlovsky, che alla televisione russa aveva affermato che il prossimo primo ministro sarebbe stato "inequivocabilmente" anche il candidato presidente alla successione di Putin. Si può dunque immaginare facilmente lo shock del mondo politico russo, e non solo, quando Boris Gryzlov, lo speaker della Duma e segretario del partito filo-Putin Russia Unita, ha affermato dinanzi ai giornalisti che il presidente Putin aveva appena nominato nuovo primo ministro Viktor Alekseyevich Zubkov. Virtualmente sconosciuto al pubblico russo, Zubkov attualmente è a capo del Rosfinmonitoring, ovvero il Servizio di Monitoraggio Finanziario del governo russo che ha il compito di combattere il riciclaggio del denaro e il riflusso dei capitali illeciti. Sebbene Zubkov abbia ottenuto qualche successo in tale posizione, è decisamente improbabile che sia stato questo a renderlo così appetibile per Vladimir Putin da decidere di nominarlo primo ministro.

Molto più importante è invece il fatto che Putin e Zubkov sono stati colleghi, all'inizio degli Anni Novanta, nell'amministrazione comunale di San Pietroburgo, al servizio di uno dei sindaci simbolo del movimento democratico russo, Anatolj Sobchak. All'epoca Putin era il vicesindaco e Zubkov era il capo delle relazioni esterne del comune. Una amicizia ed una collaborazione che sarebbe continuata anche dopo la fine dell'esperienza comunale, quando Putin cominciò a scalare le vette del Cremlino e Zubkov lo avrebbe seguito come suo collaboratore, prima al ministero delle Finanze, in qualità di viceministro e poi al Rosfinmonitoring. Ora improvvisamente il salto dall'oscurità alla luce dei riflettori con la nomina inattesa a primo ministro e quindi a potenziale erede dello stesso Putin allo scranno più alto del Cremlino.

Dopo l'euforia del pomeriggio, i commenti relativa alla nomina di Zubkov sono stati quasi tutti improntati alla cautela: da parte di tutti, anche degli analisti indipendenti, si riconosce la professionalità del personaggio e la sua preparazione, ma sono in tanti che dubitano che alla fine sarà lui il prescelto per le elezioni di marzo. Una indicazione su quale sia effettivamente la strategia del Cremlino potrà venire nei prossimi giorni quando Zubkov, una volta ottenuta la fiducia scontata da parte della Duma, dovrà nominare i ministri ed i componenti del suo governo. Il premier uscente Mikhail Fradkov si è detto certo che buona parte dei ministri attuali rimarrà al proprio posto, e su questo concordano tutti.

Ciò non toglie comunque che si tratterà di un momento molto delicato: i due viceprimiministro, Sergei Ivanov e Dmitry Medvedev, sono anche coloro che fino ad oggi erano stati considerati come i più probabili successori di Putin al Cremlino, sia dai sondaggi che dagli opinionisti. E' evidente che una loro esclusione, o un loro spostamento ad altro incarico, nell'ambito della costituzione del nuovo governo, potrebbe aiutare a capire quale è la reale strategia del Cremlino e quale ruolo avrà Zubkov in questa strategia.

Una sua eventuale candidatura al Cremlino, sebbene sia una sorpresa completa, avrebbe anche un precedente storico di tutto rispetto. Era il 9 agosto 1999 quando un Boris Eltsin sulla via del pensionamento anticipato, sorprese tutti con la nomina a primo ministro dell'allora sconosciuto ai più, Vladimir Putin. In quella stessa giornata Eltsin affermò, tra le altre cose, che Putin sarebbe stato il suo successore. Furono in tanti a considerarla l'ennesima boutade del "presidente ubriacone": in breve tempo però Vladimir Putin, anche grazie a misteriosi attentati terroristici nel cuore di Mosca e di altre città russe, nonchè alla seconda guerra cecena, divenne l'uomo più popolare di Russia, riuscendo poi stravincere al primo turno le elezioni presidenziali il 23 marzo 2000.

Inoltre era passata anche allora poco più di una settimana dal decreto con cui il presidente russo aveva ufficializzato la data delle prossime elezioni parlamentari. Per il resto, però, le analogie si fermano qui: Vladimir Putin è nel pieno del suo potere, a differenza del debole e malato Eltsin del 1999, e soprattutto non ha presentato Zubkov al pubblico come suo successore. Ha invece parlato piuttosto vagamente della necessità di "garantire il governo e la stabilità nella fase pre elettorale".

E' molto probabile dunque che Putin, con la mossa di oggi, abbia in realtà voluto far capire ai suoi potenziali successori che la loro eventuale elezione dipenderà da lui e solo da lui, e che se essi non gli garantiranno la sua assoluta ed incondizionata fedeltà lui sarà pronto anche a candidare un perfetto sconosciuto sapendo che potrebbe vincere per il solo fatto di essere il "suo candidato". Putin sa benissimo che questa è la decisione più importante della sua vita e che puntare sul cavallo sbagliato potrebbe significare la sua fine politica e non solo. Qualcosa in più a tale proposito potrebbe comunque sapersi al congresso di Russia Unita, previsto per l'1-2 ottobre a Mosca.

In una "democrazia sovrana" come quella russa, il congresso del partito di Putin ha una valenza molto simile, in quanto ad importanza politica (ed ai giochi dietro le quinte) di quelli che furono i memorabili congressi del PCUS di età sovietica. Putin, che non fa mistero di voler essere lo sponsor ufficiale del partito, ha già annunciato la sua presenza sul palco come oratore principale, e sono in molti ad attendersi novità per allora.

Quel che è sicuro, comunque, è che la partita a scacchi è appena iniziata, e prima di vedere lo scacco matto, vi potrebbero essere molte altre mosse a sorpresa in arrivo. Come afferma lo stesso Fradkov, "il motivo" delle sue dimissioni "è la volontà di lasciare mano libera a Putin" per gestire "i prossimi eventi politici di rilievo". Una frase che, se letta bene, può significare tutto ed il contrario di tutto.