Stampa
Categoria principale: Articoli
Categoria: Esteri
di Maurizio Coletti

La nuova linea del Piave per la destra si chiama “narcosale”. Sulle rive de fiume sacro alla patria si ritrovano, soprattutto, due partiti che marciano (guarda caso) uno pro ed uno contro l’unità dell’Italia. AN e Lega sono scatenate e minacciano azioni violente se il progetto di sperimentare le cosiddette “sale del buco” a Torino andasse avanti. Nelle retrovie, Udc e cattolici integralisti vari preparano vettovaglie, assicurano rifornimenti e truppe fresche armate delle migliori intenzioni ideologiche e demagogiche. Essendo di fronte alla quasi definitiva impossibilità di rispettare il programma colabrodo del Governo (che affermava la volontà di cancellare la legge Fini Giovanardi e di investire risorse adeguate nel settore), anche questi timidi tentativi di rinnovare l’intervento sembrano destinati ad entrare nel tritacarne dello scontro selvaggio. Che invade di ideologia un terreno che avrebbe bisogno anche di pragmatismo, di proposte concrete e fattibili, mirate ad alcuni aspetti emergenti dei fenomeni connessi all’uso ed all’abuso di sostanze. Nella furia cieca contro ogni innovazione, si fa anche una grande confusione. Intanto, si confonde la “narcosala”, o “sala del buco” con la sperimentazione della prescrizione e trattamento controllato di eroina medicalmente assistito. Quest’ultimo è un vero e proprio trattamento ancora sperimentale in alcuni stati (Svizzera, Olanda, Germania, Spagna) che consiste nel valutare i benefici ed i vantaggi di offrire una sostanza (l’eroina) ottenuta attraverso procedure rigorose e farmaceuticamente ineccepibili a soggetti che, abitualmente, usano quella di strada.

I vantaggi di questo approccio sono evidentissimi: l’eroina da strada è tagliata, di composizione non chiara e le forme dell’assunzione (normalmente, per via endovenosa) sono rischiose perché prive delle minime basi igieniche. Si tratta, quindi, di capire se quei soggetti in trattamento hanno maggiori vantaggi da questa soluzione, rispetto ad altri che usano la sostanza da strada.

Le narcosale (termine importato dalla Spagna, dove sono abbastanza diffuse, soprattutto nelle grandi città) sono locali dove i consumatori posso recarsi ed assumere sostanze che si sono procurati per loro conto, in condizioni igieniche garantite e con la sicurezza di poter contare su un intervento immediato medico, nel caso di problemi conseguenti all’uso. Le condizioni igieniche già citate, comprendono anche la fornitura di siringhe sterili monouso e disinfettante. Quali sono gli obiettivi principali di questo approccio, che è ascritto alla categoria più generale degli interventi di riduzione del danno ed agli interventi di prossimità?

Evidentemente, quello di diminuire i rischi legati alle condizioni di assunzione, che sono spesso accompagnati da conseguenze indesiderate, come malattie infettive a volte anche gravi. Inoltre, si riduce in questa maniera anche il rischio di problemi sopravvenuti (collasso) che, con l’intervento immediato possibile nelle narcosale, può salvare molte vite umane. La frequentazione del centro in questione, inoltre, permette di mettere a disposizione un controllo medico generale, un insieme di possibili proposte aggiuntive, che vanno dall’offerta di prestazioni sociali, all’offerta di livelli di trattamento più avanzati e con obiettivi più alti.

È evidente, si tratta di una proposta che non è basata sull’intransigente categoria della “tolleranza zero”, sulla richiesta per la quale “bisogna smettere e basta”. L’esperienza fin qui condotta con pazienti-utenti eroinomani con alto livello di gravità complessiva, bassa quota di risorse personali, scarsa o nulla motivazione ad affrontare il problema del consumo, ha fatto optare per interventi pragmatici ed inclusivi.

Sappiamo bene che un abuso di droghe conduce ad una catastrofica serie di conseguenze negative, sia dal punto di vista della salute individuale, che della salute pubblica, che dei problemi con la giustizia, che della vita sociale del soggetto consumatore. Ma occorre convincersi che vi sono soggetti che non hanno maturato le condizioni per un percorso di affrancamento dal consumo patologico. E non saranno certo le sante parole del salvatore di turno che riescono a cambiare la situazione. Che fare, allora, con loro?

Gli agitati oppositori delle narcosale non propongono nulla a proposito e non sanno cosa rispondere quando si sottolineano i vantaggi sulla salute e sul fatto che, almeno, qualche centinaio di drogataci da strada farebbero le “loro cose” lontani da occhi innocenti ed in maniera più sicura e controllata. Si insiste sulla presunta portata di un messaggio di lassismo, di permissione, di resa alle droghe. Ideologia e demagogia, appunto; accompagnate da ignoranza e disprezzo per gli obiettivi sulla salute.

Per gli agitatori non vi sarebbero vie di mezzo: o si smette, o questi drogati devono esser incarcerati o lasciati a morire per strada. Qualche giorno fa, ho incrociato uno scozzese: rigorosamente in kilt, aveva un bell’aspetto, con la sua maglia da rugby della sua Nazione. Per passione comune, ci siamo messi a parlare e mi ha detto che era un poliziotto in pensione, che aveva lavorato per strada sia a Aberdeen, sia a Edimburgo. Raccontava quanto il loro lavoro fosse stato aiutato da politiche pragmatiche ed efficaci, che hanno assorbito, almeno in parte un grande lavoro che altrimenti sarebbe toccato a loro. Il mix tra politiche di tolleranza ed interventi di riduzione del danno era assai apprezzato da questo ex rappresentante delle forze dell’ordine.

Ecco una proposta: perchè non ascoltiamo anche quelli, come i rappresentanti delle forze dell’ordine impegnati nelle grandi città, hanno esperienza diretta di questi soggetti, dei problemi che hanno e che creano? Meglio, sicuramente, la loro voce e le loro idee, che quelle di Borghezio e La Russa. Inutili, oltre che fastidiose.