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Categoria: Esteri
di Giuseppe Zaccagni

Non avrà ancora il carisma di quella Evita Peron, ma è certo che alle elezioni presidenziali che si terranno in Argentina il 28 ottobre prossimo, nell’Olimpo del potere - la Casa Rosada - dovrebbe salire la 54enne Cristina-Elizabeth Fernandez, avvocato e moglie del presidente in carica Nestor Kirchner. E’ lei - che ha già il titolo di “Prima signora d’Argentina” - la candidata che è stata prescelta dal “Fronte per la Vittoria” che è l’ala sinistra del famoso movimento giustizialista di stampo peronista. Ma la sua candidatura è anche dovuta alla “benevolenza” del marito che, per ragioni ignote, ha insistito per favorire l’ingresso trionfale della moglie al vertice del potere. La campagna elettorale in corso sta travolgendo ogni ipotesi. Il Times chiama Cristina “The Latin Hillary” - notando che la sua attività è ora tutta centrata su quei rapporti internazionali che ha saputo tessere in questi anni presentandosi, sempre e ovunque, come un’attiva militante in favore dei diritti umani sia in Argentina che nell’intero continente latinoamericano. Eccola quindi questa Cristina del futuro (“primera dama”) impegnata a passare quasi più tempo all'estero che in patria. E' stata in Francia e in Spagna. Poi in Venezuela, Ecuador e Messico. Poi in Germania e poi in Austria. E si sa che a giorni volerà negli Stati Uniti e prima delle elezioni, andrà a visitare i vicini Brasile e Cile. Dicono in Argentina che lo sguardo rivolto all'estero sarà una delle caratteristiche del suo governo, dopo gli anni del marito, noto per l'idiosincrasia alle lingue, ai summit internazionali e a tutto quello che non è argentino. Questa nuova Evita dei giorni nostri (carica di ambizioni che la portano a gridare ai quattro venti: “Sono 15 anni che mi preparo a diventare Presidente!”) sostiene con energia l’impegno attivo delle donne in politica. Eccola ad intrattenere contatti con la presidente cilena Michelle Bachelet, con la senatrice americana Hillary Clinton, con la deputata francese Segolene Royal. E a trovare precisi rapporti di simpatia anche con la tedesca Angela Merkel che nel corso di un recente incontro a Berlino le ha detto: “Ci rivedremo sicuramente nel 2008” riferendosi così all’appuntamento del vertice di Lima che vedrà riuniti i presidenti dell’Unione Europea e dell’America Latina. E sempre in sala d’attesa - convinti di incontrare la nuova Presidente argentina - si trovano già il brasiliano Lula e il venezuelano Chavez che mentre lasciavano Brasilia si sono dati appuntamento a Buenos Aires con un “Ci vediamo il 10 dicembre da Cristina” e il riferimento era, appunto, al giorno dell’insediamento della presidente.

Tra le amiche della nuova leader c’è anche Susan Seagal, che è la responsabile del Council of the Americas. E’ lei che sostenendo che “la governabilità in Argentina la può garantire solo la vittoria di Cristina” si rivolge agli esponenti delle multinazionali americane, in occasione dell’Assemblea dell’Onu. Proprio in questa alta sede mondiale apre le porte di Wall Street, compresa la Federal Reserve rilevando che Cristina ha già avuto modo di “sedurre” sia il segretario americano per gli affari latinoamericani, Thomas Shannon, sia l’intero corpo della finanza Usa.

Quanto alla situazione economica che Cristina erediterà dal suo stesso marito è chiaro che si è già lontani dai tempi di quella crisi finanziaria che sconvolse il Paese. Ora esiste un asse Argentina-Bolivia-Venezuela che significa l’80% del gas ed il 70% del petrolio sudamericano. L’Argentina, inoltre, continua ed essere il secondo produttore di soia al mondo e tra i primi tre in cereali e carne (pensiamo dunque cosa significa per l’economia locale il mais aumentato dell’85% ed i cereali del 65% nell’ultimo anno, nonché il petrolio a 80 dollari il barile!) e tutto questo unito ad una produzione di energia che pone Buenos Aires al sicuro di qualsiasi terremoto internazionale.

Per ora, comunque, non si è al “mito Cristina”, quello di Evita resiste alla grande. Eppure politologi ed osservatori diplomatici si interrogano sull’esistenza o meno di un paternalismo di Stato e sulla nascita di eventuali reti clientelari che possano prefigurare, sin da ora, una linea di sviluppo della futura presidenza. Tenendo conto che nel Paese esiste già una retorica popolare e populista che consente di confondere con il regime (o il presidente) legislazioni sociali che potrebbero, invece, restare impersonali o anonime. Non è un caso se in Argentina, proprio oggi, si rileva che quella nota “Fondazione Eva Peron” (enti per l’infanzia, ospedali, distribuzione di vestiti e giocattoli…) è stata ed è un caso esemplare di beneficenza personalizzata e di uso clientelare di una politica sociale.

Oggi, comunque, non si vedono film in arrivo dedicati alla nuova donna dell’Argentina di questo secolo. E non ci sono compositori che la immortalano con canzoni e motivi. Cosa che, invece, avvenne per Evita alla quale quel Quartetto Cetra di un tempo dedicò una allegra musichetta intitolata A pranzo con Evita.