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Categoria: Esteri
di Daniele John Angrisani

E così gli Stati Uniti d'America hanno avuto il loro 81esimo Segretario alla Giustizia. Stiamo parlando di Michael Bernard Mukasey, da poco confermato alla carica con 53 voti favorevoli e 40 contrari dal Senato americano. Una conferma che, nonostante le premesse favorevoli - era stato infatti nominato da Bush come successore dell'odiato Gonzales, proprio in segno di pace nei confronti dei democratici che avevano minacciato battaglia - è stata tutt'altro che semplice. Per un semplice motivo: durante l'audizione al Senato, Mukasey non è stato in grado di dare una risposta definitiva al quesito riguardante l'ammissibilità di tecniche di interrogatorio "rafforzate", quale il cosiddetto “waterboarding”, ovvero la tecnica che prevede di infilare sulla faccia di un prigioniero un panno bagnato in modo da simulare la sua morte per annegamento. Una tecnica che secondo qualsiasi manuale viene considerata come tortura, ma non evidentemente dai tecnici del ministero della Giustizia americano, che anzi avevano fatto di tutto, ai tempi di Gonzales e prima ancora di Aschcroft, per ridefinire il concetto di tortura, escludendo pratiche come questa, applicata diverse volte nell'ambito della guerra al terrorismo. La domanda posta era quindi molto semplice, ma la risposta data da Mukasey ha lasciato molti senatori perplessi: "Se si tratta realmente di tortura allora è ripugnante". Eppure che di tortura si tratti, eccome, basta chiedere a qualcuno che questa tecnica l'ha subita per davvero. Tra questi, l'ex vice Segretario Generale della Giustizia, Daniel Levin, che aveva deciso di sottoporsi di propria volontà al waterboarding, quando gli era stato chiesto dalla Casa Bianca di revisionare la posizione ufficiale sulla tortura nel 2004.

Queste sono state le sue parole dopo questa esperienza: "E' stata la più terribile esperienze che io abbia mai vissuto. E sebbene sapessi che era tutto controllato, la sensazione era tale che mi sentivo ad un passo dalla morte, mi sentivo letteralmente affogare". Queste parole e la sua conclusione che il waterboarding era di fatto una forma di tortura a tutti gli effetti, gli erano costati il posto di lavoro.

Eppure lo stesso codice militare americano aveva sempre vietato questo tipo di pratica. Soldati americani erano stati condannati per crimini per aver partecipato al waterboarding di prigionieri nelle Filippine nel 1901 ed in Vietnam nel 1968, e nessuno aveva avuto da ridire allora. Anzi una delle principali accuse che era stata mossa nei confronti dei criminali di guerra giapponesi dopo la seconda guerra mondiale era stata proprio l'uso della tortura nei confronti dei prigionieri americani e, tra le tecniche citate, vi era proprio quella del waterboarding.

Come ha affermato il senatore Edward Kennedy, annunciando il suo voto contrario alla conferma di Mukasey come Segretario alla Giustizia: "Non vi è alcuna possibilità di errore su questo: il waterboarding è una pratica illegale ai sensi delle leggi americane. E' illegale ai sensi delle Convenzioni di Ginevra, che proibiscono atti oltraggiosi contro la dignità personale, incluso trattamenti crudeli, umilianti e degradanti. E' illegale ai sensi della Legge Contro la Tortura, che proibisce gli atti specificatamente messi in atto per infliggere forte sofferenza fisica o mentale. E' infine illegale anche i sensi della Legge sul Trattamento dei Detenuti che, riprendendo le Convenzioni di Ginevra, proibisce i trattamenti crudeli, inumali e degradanti. Ed infine viola anche la lettera e lo spirito della nostra Costituzione".

Alla fine, il 1 novembre, altri quattro big democratici del Senato - Christopher Dodd del Connecticut, Joseph Biden del Delaware, John Kerry del Massachusetts (l'ex candidato presidente democratico alle elezioni 2004), e Bernie Sanders del Vermont - si sono associati alla posizione del senatore Kennedy, votando contro la conferma di Mukasey a causa della sua posizione poco chiara sulla tortura. Ma, come abbiamo visto, non è bastato per respingere la sua candidatura, approvata con stretta maggioranza dal Senato.

Proprio quando gli Stati Uniti d'America ne avrebbero più bisogno, dopo i disastri di immagine di Guantanamo ed Abu Ghraib, lo spettacolo che si è vissuto al Senato, con la ratifica della nomina di un Segretario alla Giustizia che neppure sa definire con chiarezza cosa è tortura o meno, lascia presagire molto male per i prossimi mesi. L'eredità che il prossimo presidente riceverà da questa Amministrazione, considerata ormai da tutti i sondaggi d'opinione come la peggiore che l'America abbia mai avuto, diventa sempre più pesante con il passare del tempo.