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Categoria: Esteri
di Eugenio Roscini Vitali

L’annuale conferenza di Ginevra sulle armi convenzionali (Cww), che si è tenuta nella città svizzera dal 7 al 13 novembre, si è conclusa senza archiviare sostanziali progressi, specialmente per quanto riguarda la messa al bando delle cluster bombs, le micidiali bombe a grappolo che durante i conflitti vengono utilizzate per interdire interi settori e che hanno lo scopo di infliggendo gravi lesioni senza causare la morte. La commissione continua a sentire il peso politico di Stati Uniti, Russia e Cina, che non si oppongono ad una moratoria ma che in realtà cercano di guadagnare tempo sulla messa in vigore di un trattato internazionale. Il fallimento di Ginevra non influisce comunque sull’attività del “Processo di Oslo”, il comitato fondato per iniziativa della Norvegia che si propone di realizzare entro il 2008 la messa al bando delle cluster bombs. Il “Processo di Oslo”, appoggiato dall’attività delle organizzazioni non governative che si sono riunite nel Cluster Munition Coalition, il comitato fondato sull’esempio della Coalizione per la messa al bando delle mine anti-uomo, porta avanti un progetto autonomo rispetto alla Convenzione di Ginevra sulle armi convenzionali e lavora per la stesura di un trattato internazionale che impedisca la fabbricazione e l’uso di queste armi. Nonostante lo scetticismo dimostrato da alcuni dei membri del comitato ginevrino, Oslo ha già registrato l’adesione di ottanta Stati ed è sicuramente l’unica alternativa valida a commissioni “sovra-nazionali” come quella viste fino ad oggi, che bocciano le mine anti-uomo e intanto continuano a produrre ordigni mostruosi come le cluster bombs. Quello che sta emergendo è comunque che pur essendo inviso a Paesi come Russia, Cina, Stati Uniti,Pakistan e India, il Processo di Oslo inizia a riscuotere le simpatie di Francia, Germania, Svizzera e Gran Bretagna che, pur non rinnegando la Convenzione sulle armi convenzionali, riconoscono l’importanza dell’iniziativa norvegese.

Le bombe a grappolo sono ordigni formati da un container e un certo numero di sub-munizioni, chiamate comunemente bombette. Solitamente lanciato dal cielo, il container ha il compito di trasportare le sub-munizioni che vengono disperse su un’area più o meno vasta. Come le mine anti-uomo, le cluster bombs appartengono alla categoria degli ordigni inesplosi (Uxo) e sono progettate per rendere impraticabili vaste zone, causare un danno immediato, arrecare menomazioni gravi in modo da appesantire le strutture sanitarie e rallentare la marcia del nemico, abbattere il morale della truppa e far sprofondare nel panico e nella sfiducia la popolazione civile.

Per il loro basso costo, le bombe a grappolo usate in un conflitto sono nell’ordine delle migliaia - se non addirittura dei milioni - ma così come è estremamente facile disperderle è quasi impossibile bonificare le aree colpite. Ogni anno nel sudest asiatico decine di persone perdono un arto o addirittura muoiono a causa delle clusters lanciate dagli americano nel conflitto vietnamita. Ogni anno si contano migliaia le vittime in Iraq, Afghanistan, Kosovo, Cecenia e in altre decine di Paesi; civili che non hanno niente a che fare con la guerra e che addirittura ne sono vittime anche quando questa è finita.

Teoricamente le cluster bombs dovrebbero esplodere non appena toccano il suolo ma mediamente questo non accade in più del 15% dei casi, una percentuale altissima viste le enormi quantità di utilizzo. Secondo l’Onu, durante la guerra contro Hezbollah l’aeronautica israeliana avrebbe lanciato sul terreno almeno 4 milioni di sub-munizioni, il 40% delle quali sarebbe rimasto inesploso. Questa “anomalia” le rende simili alle mine anti-uomo, bandite dopo una lunga campagne che ha portato alla definizione del Trattato di Ottawa del 1994. Con il passare del tempo le cluster bombs inesplose hanno iniziato a mietere un numero sempre maggiore di vittime, per lo più bambini e ragazzi che rimangono gravemente menomati o rimangono uccisi per aver calpestato o raccolto questi congegni mortali dai colori sgargianti, nascosti silenti nel terreno, tra le foglie, tra le rovine delle case, lungo i sentieri o sugli argini dei fiumi e che all’improvviso possono cambiare la vita di qualsiasi individuo.

Per quanto riguarda l’Italia, 12 ottobre 2006 è stato presentato alla Camera dei deputati un progetto di legge, il 1824, che dovrebbe modificare la legge 374/97 che mette al bando le mine anti-uomo ma che al momento non include le cluster bombs. Il 25 luglio 2007, la commissione Esteri ha inoltre approvato la risoluzione 7-00219 con la quale viene assegnato al Processo di Oslo il ruolo di linea guida per lo sviluppo di un trattato che entro il 2008 dovrebbe portare alla messa al bando delle bombe a grappolo. La firma dell’intesa che vieta l'uso, la produzione, l’accantonamento e il commercio di cluster bombs, dovrebbe arrivare dopo i meeting di Vienna (5-7 dicembre 2007), Wellington (18-22 febbraio 2008) e Dublino (19-30 Maggio 2008), ultima tappa prima di intraprendere la difficilissima strada della bonifica.