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Categoria: Esteri
di Elena G. Polidori

E' una vittoria nostra, italiana, di cui andare fieri. Storica, senza dubbio. E in qualche modo anche commovente, di quelle che, insomma, non ti aspetteresti mai e, invece, qualche volta accade: abbiamo contribuito, in modo sostanziale, a diffondere pace e giustizia nel mondo. Dopo 13 anni di fatica, ieri l'assemblea generale dell'Onu ha votato a favore della moratoria contro la pena di morte nel mondo. I voti a favore sono stati 104, quelli contrari 54, le astensioni 29. La moratoria è stata approvata alle 11,45 ora di New York, le 17,45 di martedì in Italia, dopo le dichiarazioni di voto contrarie di Antigua e Barbuda, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del rappresentante del Messico. Lo scorso 15 novembre, forte di 99 voti, il documento era stato approvato dopo due giorni di dibattito che aveva visto schierato contro la proposta un fronte composito, che metteva insieme gli Stati Uniti e alcuni loro avversari storici come Iran, Sudan e Cina. Nelle ultime ore prima del voto quattro Paesi - Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Kiribati e Palau - avevano sciolto la riserva decidendo di esprimersi favorevolmente. La soglia psicologica dei cento voti a favore è dunque stata abbondantemente superata. Nel mese trascorso da quando in 99 votarono a favore della moratoria, 52 contro e 33 si astennero, molte cose sono cambiate.E ieri, finalmente, è stata vinta una battaglia di civiltà. Sono cambiate molte cose, in questi mesi. Ma quella senza dubbio più importante è che l'avvicinarsi delle elezioni americane e la prossima uscita di scena di Bush e delle lobby dei suoi boia hanno giocato senza dubbio un ruolo pesante nell'azione diplomatica italiana. In ultimo, la decisione dello Stato del New Jersey di abolire la pena capitale ha incrinato ancora di più la tenuta granitica Usa sul fronte della più disumana delle condanne: anche lì, insomma, il vento sta cambiando. Adesso, ha detto ieri un raggiante D'Alema, il passo successivo sarà quello di ottenere l'abolizione della pena capitale nel mondo. E questa sarà la battaglia più dura.

Ma non si parte più da zero perchè la risoluzione rappresenta un ulteriore strumento di pressione, nelle mani dei governi, per chiedere agli stati più riottosi a fare a meno del boia, di avere coraggio: il coraggio della democrazia, della giustizia, della salvaguardia della vita comunque. “Come sempre – hanno commentato gli uomini di Anmesty International - continueremo a lavorare ogni giorno per salvare vite umane in Iran, Cina, Arabia Saudita, Iraq e in quei pochi altri paesi che ancora si ostinano ad uccidere in nome della giustizia”. E c'è qualcuno, in Italia, che forse più di altri va ringraziato per il risultato ottenuto. E sono Marco Pannella ed Emma Bonino.

Bisogna dargli atto di non avere mai abbassato la loro bandiera in tutti questi anni e di aver continuato con grande coraggio, costanza e determinazione, quasi caparbiamente, a lavorare per moratoria, fino al raggiungimento di questo straordinario risultato cui ha lavorato con impegno anche la nostra diplomazia che, come ha ricordato l'ambasciatore Fulci, “ha fatto la sua parte nel cercare di raccogliere il consenso e di stringere le alleanze necessarie per vincere”. “Qualcuno dirà che le risoluzioni dell'Assemblea hanno solo valore di raccomandazione – ha tuttavia osservato sempre Fulci- ma questa è una raccomandazione solenne, direi un'ammonizione che viene dalla massima assise mondiale. Se, come qualcuno dice, non avesse senso, non avremmo assistito a una difesa così a oltranza da parte di alcuni paesi delle posizioni contrarie. Non è però il caso di adagiarsi sugli allori, la battaglia va proseguita, dopo la
moratoria il prossimo traguardo è l'abolizione della pena di morte”.

Un passo alla volta, comunque. Anche perchè arrivare fin qui è stata dura, durissima, talvolta defatigante. L'Italia halavorato alla proposta dal 1994: una bozza di risoluzione fu battuta al Palazzo di Vetro per soli otto voti. Cinque anni dopo, una risoluzione dell'Unione Europea fu prima presentata e, all'ultimo minuto, ritirata. Nel luglio del 2006 la Camera dei Deputati, all'unanimità, impegnava il governo a “presentare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite (quella del 2006), la risoluzione pro moratoria. A ottobre Montecitorio, con una nuova iniziativa, aveva chiesto al governo di dare tempestiva e piena attuazione alla mozione di luglio.

Palazzo Chigi mostrò perplessità sulle possibilità di approvazione di una “risoluzione” e nonostante la pressione dei radicali di Marco Pannella, alleati di governo, propose per una semplice “Dichiarazione contro la pena di morte” a nome dell'Unione Europea. Mal gliene incolse: la proposta fu respinta dal Parlamento. La Dichiarazione è stata comunque presentata dall'Ue all'Assemblea Generale il 19 dicembre a firma di 85 Paesi. A gennaio del 2007 Palazzo Chigi dichiarava in una nota: “l Presidente del Consiglio e il Governo si impegnano ad avviare le procedure formali perchè questa Assemblea Generale delle Nazioni Unite metta all'ordine del giorno la questione della moratoria universale sulla pena di morte”.

Ma la svolta è avvenuta il primo febbraio, quando il Parlamento europeo, con un voto pressochè unanime, dichiarò di voler sostenere fermamente l'iniziativa della Camera dei deputati e del governo italiani, fatta propria anche dal Consiglio e dalla Commissione UE nonchè dal Consiglio d'Europa. Il 14 maggio 2007, il Consiglio Affari Generali dell'UE decise di dare via libera all'Italia per la redazione del testo di risoluzione, la raccolta di co-sponsor e per l'avvio con la presidenza dell'Assemblea Generale dell'ONU delle procedure per la riapertura di un punto specifico sulla moratoria. Il testo della risoluzione è approdato, alla fine di settembre all'Assemblea Generale dell'ONU.

Un cammino tutto in salita, quindi. Ma che ci ha visto vincitori. Oggi siamo dunque di fronte ad un'ulteriore prova che le battaglie ideali per i grandi valori della democrazia vanno combattute fino in fondo, anche se a prima vista sembrano solo sogni. Adesso lo sappiamo che non è così. E vale la pena andare avanti.

IL TESTO DELLA MORATORIA

Ecco il testo della risoluzione sulla moratoria della pena di morte approvato oggi dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (con 104 sì, 54 no e 29 astenuti)

"L'Assemblea generale, Guidata dagli obiettivi e dai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite; Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione per i diritti del bambino; Richiamando le risoluzioni sulla “questione della pena di morte” adottate nel corso degli ultimi dieci anni dalla Commissione per i diritti umani in tutte le sue sessioni consecutive, la più recente essendo la E/CN4/RES/2005/59 che ha esortato gli Stati che mantengono la pena di morte ad abolirla completamente e, nel frattempo, a stabilire una moratoria sulle esecuzioni; Richiamando gli importanti risultati raggiunti dalla ex Commissione per i Diritti umani sulla questione della pena di morte e contemplando che il Consiglio per i diritti umani possa continuare a lavorare su questo tema; Considerando che la messa in atto della pena di morte va a minare la dignità umana e convinti che una moratoria sull'esecuzione della pena di morte contribuisca alla promozione e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non c'è prova definitiva del valore della pena di morte come deterrente; che qualsiasi errore o fallimento della giustizia sull'applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile; Accogliendo con favore le decisioni prese da un sempre maggiore numero di stati nell'applicare una moratoria sulle esecuzioni, seguita in molti casi dall'abolizione della pena di morte;
1)Esprime la sua profonda preoccupazione per il sussistere dell'applicazione della pena di morte;
2)Esorta gli stati che mantengono la pena di morte a: a) rispettare gli standard internazionali che
salvaguardano i diritti di coloro che sono in attesa dell'esecuzione della pena capitale, in particolare
gli standard minimi, come stabilito dall'allegato alla risoluzione 1984/50 del Consiglio economico e
sociale b) fornire al Segretario generale informazioni riguardanti la messa in atto della pena
capitale e l'osservanza delle clausole di salvaguardia dei diritti di coloro che sono in attesa
dell'esecuzioni della pena di morte c) restringere progressivamente le esecuzioni e ridurre il numero
dei reati per i quali la pena di morte può essere imposta d) stabilire una moratoria sulle esecuzioni in
vista dell'abolizione della pena di morte.
3)Esorta gli stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla;
4) Chiede al Segretario generale di riferire sull'applicazione di questa risoluzione nella 63esima sessione;
5) Decide di continuare la discussione sul tema nella 63esima sessione all'interno dello stesso punto dell'agenda".

LE CONDANNE NEL MONDO

Nel 2006 sono state eseguite almeno 5.628 condanne a morte in 27 Paesi diversi. A riferirlo è l'ultimo rapporto di Nessuno Tocchi Caino. Ecco la lista degli Stati con il boia e del numero di esecuzioni compiute:
Cina: almeno 5.000
Iran: 215 -
Pakistan: 82
Iraq: almeno 65
Sudan: almeno 65
Stati Uniti: 53
Arabia Saudita: 39
Yemen: 30
Vietnam: almeno 14 -
Kuwait: almeno 11
Somalia: almeno 7
Singapore: almeno 5
Egitto: almeno 4
Giordania: almeno 4
Bangladesh: 4
Giappone: 4
Malaysia: 4
Corea del Nord: almeno 3
Bahrein: 3
Bielorussia: 3
Indonesia: 3
Mongolia: 3
Siria: 2
Uganda: 2
Botswana: 1
Emirati Arabi Uniti: 1
Guinea Equatoriale: 1

Non risultano esecuzioni nel 2006 in Libia, Taiwan, Uzbekistan e nei territori
amministrati dall'Autorità Nazionale Palestinese; in tutti ne erano però state effettuate durante il 2005.