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Categoria: Esteri
di Alessandro Iacuelli

La notizia appare come una vera novità, dal punto di vista storico: Russia e Corea del Sud hanno stretto un accordo per realizzare un sito comune per lo stoccaggio di Uranio. La novità sta nel fatto che fino alla caduta dell'URSS le due nazioni non si erano mai neanche riconosciute. E mai avevano avuto rapporti dipolomatici sulla scena internazionale. Nel documento firmato a Mosca, durante una riunione di un’apposita commissione intergovernativa russo-sudcoreana per la cooperazione economica, commerciale, scientifica e tecnica, si legge che "le parti opereranno per garantire la fornitura d'uranio russo e la prestazione di servizi nel settore del combustibile nucleare". In pratica la Russia, che ha da tempo allentato l'alleanza con quella dittatura nordcoreana che è diventata un problema anche per la Cina, sposta i suoi interessi geopolitici verso l'altra Corea e cerca di acquisire una posizione strategica in un Paese che ha tecnologia nucleare, anche militare, dotata di testate nucleari di costruzione americana e che, soprattutto, é strategica da un punto di vista strettamente geografico, a poca distanza dalle alle altre due grandi potenze asiatiche: Cina e Giappone. I governi russo e sudcoreano si sono impegnati ad incaricare le rispettive agenzie atomiche nazionali "di studiare la possibilità di creare", come si legge sulla testata Greenreport, "un'impresa congiunta di stoccaggio di uranio". La commissione congiunta ha sostenuto la realizzazione di progetti comuni "di sfruttamento dei giacimenti di uranio russi e stranieri da parte di società russe e sudcoreane. Una vera e propria boccata di ossigeno per le affamate centrali nucleari della Corea del sud che ha acquisito, grazie all'amicizia ed alla tecnologia Usa, una grande esperienza nel settore nucleare e nella costruzione di reattori", si legge ancora su Greenreport. Al termine dell'incontro di Mosca, il vice primo ministro sudcoreano Kwon O-Kyu, nel corso di una conferenza stampa dove ha illustrato l'accordo con la Russia, ha sottolineato la necessità della "sicurezza dei reattori e del prezzo del combustibile nucleare".

Nel frattempo, la Russia ha anche annunciato, indipendentemente dall'accordo con il governo di Seoul, un prossimo accordo con l'Egitto per lo sviluppo del nucleare in quel Paese. Lo ha annunciato il ministro degli affari esteri Sergei Lavrov al termine dell'incontro con il suo omologo egiziano Ahmet Abou Gheit: "Riguardo alla nostra cooperazione con l'Egitto nel nucleare civile, confermiamo il nostro interesse per la sua promozione. Aspettiamo l'elaborazione del documento appropriato e spero che verrà firmato al più presto".

Nel frattempo, dagli USA continua la grande attenzione verso l'altra Corea, quella di Pyongyang. La Corea del Nord deve "dichiarare pienamente tutti i programmi nucleari e le attività di proliferazione". Lo ha dichiarato lo stesso George W. Bush, rispondendo alla Casa Bianca a domande sulla risposta che ha ricevuto alla lettera inviata al leader nordcoreano Kim Jong. Bush non ha rivelato i contenuti della risposta ricevuta da Pyongyang. Tuttavia si aspetta che gli renda noti i programmi nucleari e le attività di proliferazione.

Questa pressione americana nasce dalla scoperta dei retroscena del programma ONU MCI-DPRK n° 12.431, un programma di sviluppo delle Nazioni Unite che coinvolge alcune attività dell'associazione umanitaria statunitense Mercy Corps. Dal 2004 al 2007 l'organismo Onu si sarebbe servito dell'organizzazione per fornire in segreto alla Corea del Nord finanziamenti in valuta pregiata per oltre 2 milioni di dollari. Una generosità sospetta, visto che ufficialmente il regime di Kim Yong è escluso da qualsiasi programma di aiuti da parte delle Nazioni Unite da quando il governo ha rifiutato di collaborare ad un'indagine avviata dall'ONU per accertare i metodi di scelta del personale e soprattutto per capire perchè migliaia di dollari in banconote contraffatte fossero conservate in una cassaforte Onu a Pyongyang.

I portavoce della Mercy Corps smentiscono di avere rapporti diretti con la Corea del Nord, sotengono che il solo progetto cui entrambe lavorano nell'area riguarderebbe il lato cinese del fiume Tumen, che segna il confine fra Cina e Corea del Nord. Ma i documenti parlano di una realtà diversa: il Programma di sviluppo dell'Onu aveva previsto di destinare al progetto fondi per quasi sei milioni di dollari, la maggior parte dei quali dovevano provenire dagli Stati Uniti. Fin dal 2002, però, il presidente Bush aveva esplicitamente proibito di destinare alla Corea del Nord i dollari donati ogni anno dagli USA all'organismo delle Nazioni Unite.

E' già stata nominata una commissione parlamentare americana, per indagare e stabilire come e perché il denaro sia arrivato a Pyongyang, se sia stato impiegato nel programma nucleare perseguito dal regime e perché il piano sia sfuggito alle normali procedure di approvazione interne all'Onu. Forse è ancora presto per parlarne, ma in linea generale potrebbe profilarsi all'orizzonte uno scandalo simile al recente "Oil for Food", il programma delle Nazioni Unite trasformatosi in un caso internazionale di corruzione e fondi neri.